2012 – Istanbul

Introduzione

Sono stato la prima volta a Istanbul all’età di 10 anni, circa 25 anni fa. Tanto è cambiato da allora e la città non è più come la ricordavo, dopo averla vista con gli occhi di un bambino. Ma nel ricordo conservavo ancora il fascino e la magia di una delle città più importanti per l’umanità, che ha attraversato i secoli, gli imperi, crocevia di popoli e religioni.

L’occasione di un viaggio a Istanbul, che desideravo da tempo, è stata la mia laurea e il desiderio di riposarsi dopo mesi di duro lavoro e studio. Una veloce carrellata delle mete europee papabili (Berlino, Londra, Amsterdam, Barcellona…) che mi cade l’occhio su Istanbul. Carmen, moglie e compagna di viaggio, è d’accordo così inizia la fase organizzativa del viaggio.

Il primo passo è recarsi in libreria e comprare una bella guida della città. Scelgo Istanbul e Turchia occidentale, della National Geographic, sia perché è una edizione recente (2011) che per l’ottimo rapporto qualità/prezzo.

A questo punto si parte con la ricerca del volo: dopo una veloce ricerca del volo più economico, escludendo le low-cost per motivi di bagaglio e di confort, punto sulla Turkish Airlines che per 502€ mi offre volo Roma-Istanbul A/R per 2 persone.

A questo punto si parte nella scelta della zona dove soggiornare, dopo aver escluso la possibilità (per motivi di tempo) di fare un tour in Cappadocia. Attraverso Google scopro un interessantissimo blog, Scoprire Istanbul, gestito da due ragazzi turchi che fanno le guide turistiche, che si rivela una importante fonte d’informazioni sia per l’organizzazione che per la visita della città.

Dopo aver individuato la zona migliore, Sultanhamed (centralissima e vicino alle principali attrazioni turistiche), si parte alla ricerca del miglior albergo. In questo caso sono ormai anni che mi rivolgo con successo a Booking.com e dopo aver inserito la città e le date, inizio nella ricerca della sistemazione più adatta a noi, con un buon rapporto qualità/prezzo (ricordiamoci che siamo in Turchia e che le bettole…sono proprio BETTOLE !).

La scelta cade sull’Hotel Apart Serdivan, che ha delle buone recensioni, un prezzo accettabile con la colazione inclusa e, non meno importante, la connessione a Internet.

A questo punto sia il volo che l’hotel sono confermati, pertanto si passa a cercare un parcheggio sicuro vicino all’Aeroporto di Fiumicino. Anche in questo caso, attraverso Google, prenoto all’FCO Airport Parking che per 35€ mi offre servizio di car wallet da e per il terminal e il parcheggio sorvegliato.

Bene, il più è fatto. Non rimane che controllare la validità dei documenti (Passaporto e Carta di Identità) e che il limite di prelievo estero di contante delle carte di debito (dette “Bancomat”) sia adeguato. E si aspetta il giorno della partenza…

Giorno 1 – Roma-Istanbul e primo giro per la città

Partenza da Siena alle 07:30 in direzione Roma Fiumicino, passando dalla SS 1 “Aurelia”.

 * Partenza da Roma
 * Arrivo Istanbul
 * Metro e poi tram fino Sultanhamed
 * Arrivo in hotel
 * Gran Bazar
 * Bazar delle Spezie
 * Moschea di Solimano
 * Giro intorno la Moschea Blu
 * Cena alla trattoria Cappadocia

L’Airbus 737 della Turkish Airlines, volo TK1862, parte alle 11:10 e arriva all’Aeroporto “Ataturk” alle 14:35 (ore locali) pertanto potevamo permetterci di fare con una certa calma. Impieghiamo circa 2 ore e mezza per arrivare a Fiumicino, dove inizia la ricerca del famigerato Airport Parking, in Via Coccia di Morto. Seguiamo le indicazioni e, alla fine, troviamo il posto. I ragazzi, molto gentili, caricano i bagagli su uno sgangerato Fiat Ducato e ci fanno firmare la presa in consegna della mia auto. Dovrò anche lasciargli le chiavi, il che mi ha fatto nascere qualche pensierino: tuttavia non credo che una Toyota con oltre 250.000Km e 10 anni di vita sia così “appetibile”. Comunque, saliamo sul furgoncino (il “car wallet”) e ci portano verso il Terminal 2, da dove partiremo per Istanbul.

L’aereo decolla con circa 20 minuti di ritardo. E’ un 737 modernissimo, con TV LCD personale e la possibilità di vedere film (in inglese o in turco) o giocare. Nelle 3 ore di viaggio, gli assistenti di volo ci portano da bere, il pranzo, snacks….un servizio di prim’ordine !

L’atterraggio all’aeroporto d’Istanbul avviene sotto un cielo limpido e un sole accogliente. Il terminal dell’aeroporto è nuovissimo e spazioso, dotato di tappeti mobili che agevolano il transito. Tutto è moderno e pieno di telecamere, compreso il controllo dei passaporti da parte di attentissimi agenti di polizia turchi.

Recuperiamo i bagagli e ci dirigiamo verso l’uscita, guardandoci intorno smarriti per capire dove andare. Dall’aeroporto verso il centro città c’è la Metro M1 e poi, per raggiungere il quartiere Sultanhamed, bisogna prendere la metropolitana leggera (soprannominata “il trenino”). Seguiamo le indicazioni “metro”, buttando un occhio qua e la per cercare un ATM e prelevare un po di contante locale, ed ecco che subito una sfilza di bancomat appare in bella mostra. Prelevo 100 TLR (100 lite turche), che corrispondono a circa 44€ (1TLR = 0,44€), tanto per avere almeno qualche soldo per prendere la metro e raggiungere l’hotel.

Il modo più pratico per usare i mezzi pubblici è procurarsi una AKBIL o IstanbulKart, una tessera elettronica prepagata e ricaricabile che consente di pagare agevolmente e avere anche un piccolo sconto per ogni viaggio. Una singola AKBIL è sufficente anche per 2 persone o più, basta passarla due volte sul lettore ! Seguendo le indicazioni arriviamo finalmente alla stazione della metro, dove faccio i jetons (2TLR cadauno). Consultando la mappa, vedo che dobbiamo scendere alla stazione di Zeytinburnu dove prendere il trenino (linea BLU sulla mappa) fino alla fermata di Cemberlitas. Da sottolineare che bisogna pagare nuovamente per salire sul trenino (pertanto la trasferta tra Aeroporto e Sultanhamed costa 4TLR cadauno).
I mezzi sono nuovissimi e puliti, quasi migliori di quelli che avevo visto a Berlino, e si riveleranno il modo migliore per spostarsi in città.

Mentre il trenino ci portava verso il centro di questa immensa città (Istanbul conta quasi 13 milioni di abitanti, per una estensione di oltre 5500km²), la vista delle periferie non ci entusiasmava particolarmente: sembrava tutto un grande arruffio, pieno di pittoreschi negozietti di ogni genere e merce, con tantissime persone ovunque. Insomma, la prima sensazione è stata di delusione: “Ma dove siamo capitati ?”. Era ancora troppo presto per sentire la magia di questa città…

Dopo circa 20 minuti eccoci arrivati alla nostra fermata, Cemberlitas, proprio sulla sommità della collina di Sultanhamed. Il nostro albergo si trova in Piyerloti Caddesi 59 e senza alcuna mappa a disposizione (avevo con me solo la stampa di conferma prenotazione di Booking.com) ci troviamo in difficoltà. Decido di chiedere a un signore seduto fuori dal suo negozio di fiori che, molto gentilmente, ci indica la direzione (link alla mappa).

La strada è tutta di sampietrini sconnessi, con buche e avvallamenti sparsi, e le valige vengono messe a dura prova. Ci incamminiamo guardandoci intorno: ci sono hotel di lusso, tutti ben sistemati, accanto a palazzine fatiscenti in un simpatico pout-pourri di stili, dal barocco al liberty al moderno.

Alla fine, dopo essere scesi un bel po’, eccoci arrivati al nostro hotel. La zona sembra tranquilla anche se già capiamo che dovremmo abituarci a salite e discese continue (Istanbul è adagiata su diverse colline) per strade sconnesse.

Entriamo e ci accoglie un sorridente ragazzo, in camicia e cravatta, a cui porgo la prenotazione. Avevo chiesto una stanza tranquilla, seguendo i consigli degli altri utenti sulle recensioni di Booking.com: ci consegna la chiave dell’appartamento al piano terra (101), informandoci che –nel caso non fosse di nostro gradimento– ci saremmo potuti spostare in altra stanza l’indomani.

L’appartamento è abbastanza confortevole, con piccolo angolo cottura (due piastre elettriche), un bel bagno, camera matrimoniale e soggiorno con due divani-letto. L’uso che faremo della cucina è per la moka della mattina, provvidenzialmente portata da casa insieme a un bel pacco di caffè italiano.

Sono circa le 17:00 del pomeriggio (Istanbul è un’ora avanti rispetto all’Italia) così decidiamo di fare un giro veloce per la città. Chiediamo una mappa alla reception che, scopriamo, sarà fornitissimo di qualunque depliant e informazione ! Decidiamo di dirigersi subito verso il Grand Bazaar, che si trova a poche centinaia di metri dall’hotel. Ci arrampichiamo così per la collina (link alla mappa), tornando alla strada principale e seguendo la mappa.

Grand Bazaar (Kapalı Çarşı), aperto dalle 08.30 alle 19.00, chiuso tutte le domeniche. Ci fermiamo per un kebab proprio fuori dall’ingresso al Grand Bazaar, uno dei peggiori di tutta la vacanza, prima di entrare nel carnaio del bazaar.

Per mangiare bene a cifre ragionevoli evitate come la peste i luoghi turistici e quelli con procacciatori fuori dal ristorante. Sono praticamente il 90% dei ristoranti che troverete e, perlomeno secondo la nostra esperienza, i peggiori in assoluti. Cercate i ristoranti frequentati dai turchi, dove non c’è menu in inglese o tanti ammenicoli alle pareti: in genere sono i migliori !

Beh, quando qualcuno viene a sapere che sei stato a Istanbul subito chiede “sei stato al Gran Bazaar ?”. La risposta corretta dovrebbe essere: “Purtroppo si…”. Ormai il Gran Bazaar è diventato semplicemente un luogo per turisti, pieno di tarocchi e cincaglierie di poco valore, dove cercheranno di attirarvi al minimo cenno di interesse e sarà tutto un “yes, please !”. Considerate che qualunque cosa vedete nel Gran Bazaar la trovate anche fuori a metà del suo prezzo. Sinceramente vale giusto la pena fare un giro, anche solo per rispondere “purtroppo SI…” 🙂

La nostra esperienza ci dice che per fare affari bisogna girare e contrattare. Non ci saranno mai prezzi esposti (o molto di rado) pertanto è il venditore che, dopo avervi guardato in faccia, sparerà una cifra. Si possono anche trovare grandi differenze di prezzo tra negozio e negozio per la stessa merce. Se siete interessati all’oggetto potete contrattare offrendo la metà, altrimenti meglio lasciar perdere subito (sono piuttosto permalosi). Non cedete MAI al primo prezzo ma solo dopo una contrattazione soddisfacente. Ad esempio, se acquistate 4 camice da 35TLR cadauna, il totale sarebbe 140TLR. Voi offrite subito 80TLR e lo sentirete iniziare a lodare la merce, il guadagno scarso etc etc etc. Non siate scortesi ma non cedete ! Lui proporrà tipo 120 TLR e voi rilanciate a 100TLR, ultimo prezzo. Al 90% la spunterete voi. Considerate che sono abituati a contrattare pertanto già calcolano il loro guadagno…

Usciamo dalla parte opposta del Gran Bazaar e ci ritroviamo in uno dei “luoghi gravitazionali” (ci ritroveremo sempre, più o meno, qui !) della città: il quartiere dei vestiti eleganti, sul lato della collina che scende verso il Ponte di Galata e il Corno d’Oro. In questa zona della città ci sono centinaia di negozietti di vestiti, da quelli supereleganti (che scopriremo essere per le feste) a magliette, collant, jeans, camice…di tutto !

Continuiamo a scendere, sperdendosi per queste strade sovraffollate di negozi e persone, fino ad arrivare alla Moschea Nuova, proprio accanto al Ponte di Galata. Visto che ci siamo, decidiamo di andare anche a vedere il famoso Bazaar delle Spezie, altro trabocchetto per turisti. In questo bazaar, composto da due strade che si incrociano, trovate decine di negozi di spezie e dolciumi, oltre che souvenir e cianfrusaglie di ogni tipo.

Bazaar delle spezie (Mısır Çarşısı), aperto dalle 08.00 alle 19.00, la domenica dalle 09.00 alle 18.00.

Uscendo dal Bazaar delle Spezie, ci ritroviamo in un piccolo mercato ortofrutticolo dove, tra piantine di pomodoro e scatole di sementi, ci sono dei “medicastri” di sanguisughe (si, sanguisughe !), conservate all’interno di boccioni trasparenti, pronte per essere applicate sul corpo del “paziente”. Viste le precarie condizioni igieniche, suggerirei di non provare…

Continuiamo la nostra passeggiata, dirigendosi verso una grande moschea posta in cima alla collina che ha attirato la nostra curiosità: si tratta della Sülemaniye camii, o Moschea di Solimano, una delle più belle che abbiamo visitato.

Essendo la prima moschea in cui entriamo, rimaniamo a bocca aperta davanti a tanta magnificenza e all’imponenza della struttura, considerando che risale al XVI secolo ! Anche i giardini tutto intorno sono perfettamente curati, contribuendo a creare una atmosfera rilassante e ieratica. Tutto è magnificamente e finemente decorato, dalle bellissime maioliche agli stipiti in legno dei portoni. E’ bellissima !

Nelle moschee è necessario togliersi le scarpe per entrare e le donne devono coprirsi il capo con un velo. Più che prendere in prestito quelli messi a disposizione, suggeriamo di portarsi dietro una pashmina da indossare in caso di bisogno. Tutto è comunque molto pulito. Ricordatevi che le moschee sono luoghi di culto pertanto siate rispettosi e fate silenzio. Sul retro della moschea un pittoresco cimitero, contraddistinto da bianche lapidi scolpite con scritte arabe e circondate da piante e fiori.

Moschea di Süleymaniye (Süleymaniye Camii), aperta dalle 09.00 alle 17.30, chiusa durante gli orari di preghiera.

Il sole ci accinge a tramontare e la stanchezza del viaggio appesantisce le gambe. Ci dirigiamo verso la zona dell’albergo, decidendo però –visto che ci siamo– di andare a vedere anche la Moschea Blu, o Sultan Ahmet Camii.

Arriviamo ormai tardi e la porta della più famosa moschea di Istanbul è già chiusa per la preghiera rituale del tramonto. Ci gustiamo comunque la magia del tramonto sui minareti della moschea, con il muezin che richiama i fedeli alla preghiera e la cui voce risuona per tutta la città, insieme a tutte le altre moschee, in una sorta di concerto sacro. Ecco arrivare la magia di Istanbul…

Stanchi, decidiamo di andare a dormire: l’indomani ci sarà da camminare ! Ceniamo in una specie di trattoria, “Cappadocia”, lungo la strada che ci riporta all’albergo. Il tipo, simpatico e furbetto (ci offrirà il the, caj, e poi ce lo farà pagare…), socializza con noi e un gruppetto di ragazze francesi, le altre avventrici del locale. Mangio uno spiedino di pollo con riso e insalata, il tutto annaffiato da una birra fresca. Insomma, non è proprio granché, ma per la spesa di 15TLR (circa 7€) non si poteva certo pretendere molto…

Stremati, crolliamo sul lettone. Buonanotte !

Giorno 2 – Topkapi e Beyoglu

Sveglia di buon ora, come ormai siamo abituati, pronti ad affrontare questa nostra prima giornata a Istanbul. Dopo la colazione sulla terrazza “vista Borforo” dell’hotel (la vista comprende, oltre allo spicchio di mare, una bella panoramica su case fatiscenti…), ci svegliamo con una bella moka italiana, zaino in spalla, macchina fotografica al collo e…si parte !

Il cielo è ancora velato ma qua e la si vedono sprazzi di azzurro che lasciano ben sperare.

 * Topkapi
 * Treno fino Kabatash, con cambio a Eminou
 * Da Kabatash a Piazza Taksim
 * Visita quartiere di Beyoglu e cena di pesce
 * Torre di Galata by night

Il programma odierno prevede la visita al Palazzo del Sultano, o Topkapi, che si trova sulla sommità del promontorio del quartiere Sultanhamed, a circa 1km a piedi dal nostro albergo.

Durante il tragitto ci ritroviamo in una zona decisamente antica della città, dove ci sono ancora le case in legno (molte delle quali necessitano di una bella ristrutturazione) e i negozietti sono dei bugigattoli molto
pittoreschi.

Usciti dal labirinto di strade e stradine di Sultanhamed, ci ritroviamo all’Ippodromo romano, ormai solo una grande piazza accanto alla Moschea di Santa Sofia, dove ci sono due obelischi circondati da una folla di turisti intenti a scattare foto da tutte le angolazioni possibili. L’intera piazza sembra presa d’assalto da migliaia di gitanti e tutte le aree sono gremite di persone.

Faremo l’abitudine dal fatto che Istanbul è sempre così affollata e le file sono molto molto lunghe… esattamente come la fila per entrare a Santa Sofia (ci passiamo accanto) e la fila per entrare al Topkapi (in realtà le file sono due: fila per il biglietto + fila per entrare).

Suggerisco vivamente di acquistare la Museum Pass che per 72TLR permette l’accesso ai principali musei della città saltando la coda per il biglietto e risparmiando diversi soldi: The Museum Pass
İstanbul costs 72 TL and is valid for 72 hours, beginning with your first museum visit. The holders of the Museum Pass İstanbul will be able to visit the Chora Museum, Hagia Sophia Museum, Topkapı Palace Museum (excluding the Harem section) İstanbul Archaeological Museums, the Museum of Turkish and Islamic Arts, and the İstanbul Mosaic Museum free of charge and without having to queue.

Anche se lunga, la fila scorre abbastanza veloce. Paghiamo il biglietto (25TLR cadauno, circa 11€) e ci mettiamo nuovamente in fila per entrare, dove un metal detector e scrupolosi agenti di polizia controllano i turisti.

Palazzo Topkapi (Topkapı Sarayı), aperto dalle 09.00 alle 17.00 (in estate fino alle 19.00, ultima entrata alle 17.30), chiuso tutti i Martedì, e fino alle 12.00 nel primo giorno delle festività religiose.

Una volta entrati decidiamo di prendere l’audioguida almeno per capire cosa stiamo vedendo. Il costo è di 10TLR ma ne vale comunque la pena. Inizia così la nostra visita nel Palazzo del Sultano, arricchito da giardini curati e sublimi decorazioni.

L’audioguida ci conduce attraverso le sale e i giardini di questo splendido palazzo, anche se rimaniamo un po’ delusi dal fatto che non vi sono arredi e le stanze vuote non rendono molto bene l’idea della vita di palazzo (diversa sarà la visita a Palazzo Dolmabahçe). Tuttavia la visita vale la pena anche solo per ammirare gli splendidi gioielli, tra cui un gigantesco diamante chiamato “Spoonmaker” o “Kasicki” da 86 carati !

La visita al palazzo ci impegna praticamente tutta la mattinata e parte del pomeriggio, così ci ritroviamo verso le 14:00 a decidere se vale la pena visitare l’Harem oppure no. Chiedo a una delle tante persone che vediamo uscire dall’harem, che mi risponde: “Carino…è molto ben decorato !“. Così, alla fine, decidiamo che fatto 30, tanto vale far 31 ! Ci mettiamo in fila e spendiamo altre 15TLR per l’Harem.

Il ristorante bar che si trova all’interno del Topkapi, anche se gode di una vista meravigliosa sul Bosforo e la costa asiatica, è molto molto caro ! Il tipico “posto da giapponesi”, che non si scompongono troppo a pagare 3€ per una tazzina di the. Suggeriamo di portare sempre con se una bella bottiglia di acqua (Nei tanti alimentari in giro per la città costa circa 1TLR) e qualche cosa da mangiare (potete fare scorta nei tanti forni della città). Alla fine, devo ammetterlo, mi aspettavo qualcosa di meglio. Si, è certamente più “bello” del resto del palazzo ma decisamente nulla di spettacolare. Sono belle le maioliche e le decorazioni ma tendono comunque a ripetersi.

Per concludere, la visita vale la pena per poter meglio comprendere la storia e l’evoluzione di Istanbul e dell’impero ottomano. L’unica parte del museo che ritengo degna di nota, che ho trovato veramente interessante, è la Sala delle Armi, posta a sinistra della Porta della Fortuna: in questa mostra potete ammirare stupende armature, corazze, elmi, scudi, alabarde, spade…che certo vi riporteranno indietro nel tempo: vedere questa sala mi ha fatto ricordare il libro Altai (Wu Ming Foundation) !

Una interessante storia del Topkapi la trovate sulla rivista InStoria: LA RESIDENZA DEI SULTANI di Michele Broccoletti.

Usciamo dal Topkapi ormai a metà pomeriggio. Un pò affaticati dalla mattinata in piedi, decidiamo di prendere il trenino per raggiungere l’altro lato del Corno d’Oro e concludere la serata nel quartiere Beyoglu, partendo da Piazza Taksim. La nostra guida dice che questa zona della città è la più moderna e vitale, con tantissimi negozietti e ristorantini dove mangiare bene.

Saliamo sul trenino, direzione Kabatas, con un cambio (chissà perchè ?) alla fermata di Eminou. Scendiamo al capolinea, Kabatas, e ci incamminiamo a piedi su per la collina dove, alla sommità, c’è Piazza Taksim. Devo dire che è stata una bella passeggiata, in una zona non molto interessante della città.
Arriviamo così in Piazza Taksim, anche questa gremita di auto, taxi e…persone !

Attenzione! A Istanbul non c’è l’usanza di dare la precedenza ai pedoni: le auto vi investiranno se attraversate la strada dove non è permesso! Occhio soprattutto con i bambini e non distraetevi: i turchi sono scatenati al volante e guidano in maniera piuttosto spericolata.
Ci incamminiamo lungo la via principale di Beyoglu, Istiklal Caddesi, gremita di persone. Nel mezzo alla strada ci sono le rotaie sul quale passa un simpatico e retrò trenino, che porta le persone da Piazza Taksim fino quasi alla Torre di Galata, dove c’è la fermata della seconda più antica metropolitana del mondo, chiamata “Tünel”.

Questa zona è veramente, come dire, effervescente e sembra più di passeggiare per una via centrale di una città mitteleuropea che per Istanbul. I palazzi sono molto belli e curati, con ringhiere e balconi in stile liberty, tanto che a tratti ricorda quasi Parigi. Ci sono i negozi delle più famose marche internazionali, da Zara a H&M a Lush, tra venditori di kebab, gelatai, negozi di baklava e souvenirs. Ovunque un formicaio brulicante di persone di ogni razza, dalle donne con il burqa a bionde ragazze del nord europa.

E’ quasi ora di cena così ci infiliamo in un vicolino laterale, gremito di ristorantini che vendono i famosi “panini con il pesce”. Ci facciamo convincere da un procacciatore e ci accomodiamo ad un tavolo, in attenta
consultazione del menù. Carmen, la solita sperimentatrice impavida, ordina un piatto dal nome strano e delle polpette di carne. Io vado sul sicuro e prendo un piatto di acciughe fritte e calamari. Arriva un piatto di cozze, alla vista poco appetitose, ripiene di riso speziato e carne: le assaggio, riluttante, ma dovrò ricredermi: sono buone ! Anche il pesce è fresco e saporito e le polpette di carne ottime. Insomma, una cenetta niente male ! La spesa è stata di circa 40TLR (17€) in due.

Riprendiamo il cammino lungo la via principale, diretti verso l’albergo. Scendiamo a piedi fino al Ponte di Galata, passando accanto alla bellissima e suggestiva Torre di Galata, costruita dai genovesi. Le strade sono piuttosto deserte ma ci sentiamo comunque sicuri: in giro c’è tanta polizia, cosa ormai rara in Italia.
Arrivati al Ponte di Galata, vedo il mercato del pesce con annesso ristorantino-bettola. “Mitico !”, esclamo, “domani sera veniamo a mangiare qua !”. Passiamo il Ponte e decidiamo di tornare in albergo a piedi, vista l’aria frizzante della sera.

Vedo, sul lato destro del ponte, qualcosa che attira la mia attenzione: sono 3 barche illuminate a festa, la prima con la scritta “Deniz Yildiz”, praticamente con una bella griglia e diversi cuochi che girano intorno, affaccendati a preparare panini: ecco i famosi panini con lo sgombro del Ponte di Galata !

Facciamo a ritroso le strade del giorno prima, che durante la giornata brulicano di persone e al calar della sera sono letteralmente deserte. Incontriamo solo un’altra coppia di turisti canadesi, dispersi come noi per questo quartiere deserto. Grazie al GPS troviamo comunque la strada e sbuchiamo in prossimità della stazione Cemberlitas.

Sono ormai le 22:00 passate quando, dopo una veloce doccia, crolliamo stremati sul lettone…

Giorno 3 – Moschea Blu, Torre di Galata e Crociera sul Bosforo

Dopo la colazione sul terrazzo dell’hotel, ci prepariamo per il nostro terzo giorno a Istanbul. Stamani abbiamo in programma la visita alla Moschea Blu e alla Cisterna.

* Moschea Blu  
* Cisterna  
* Piccola Sofia    
* Torre di Galata  
* Crociera sul Bosforo  
* Cena di pesce al mercato del pesce di Galata    

Ci incamminiamo lungo il dedalo di viuzze di Sultanhamed, sbucando proprio davanti alla Moschea Blu, una delle più note al mondo. Purtroppo tanta notorietà la rende una delle mete imperdibili per orde di turisti provenienti da ogni parte del mondo, che –diligentemente in fila– attendono di poter entrare e scattare le foto tanto attese. La bandiera turca, presente un po’ ovunque, sventola nel chiostro interno alla leggera brezza mattutina, mentre la coda lentamente scorre verso l’entrata.

È innegabile che la Moschea Blu abbia un certo fascino ma, forse complice l’eccessivo numero di turisti e l’antipatico brusio di sottofondo, non ne siamo rimasti impressionati. Anche il “blu” che avrebbe dovuto pervadere l’ambiente non l’abbiamo particolarmente notato. Insomma, è stata una delusione. Soprattutto confrontandola con la Moschea di Solimano, che abbiamo ritenuto più bella e affascinante.

Moschea Blu (Sultanahmet Camii), aperta dalle 09.00 fino al tramonto, chiuso durante gli orari di preghiera.

L’impressione che ne abbiamo avuto è che la Moschea Blu goda di tanta fama, forse anche troppa, perchè si trova –geograficamente parlando– nella “zona dei monumenti”, accanto a Santa Sofia, al Topkapi, alla Cisterna. Pertanto per le agenzie turistiche è molto più facile far scendere tutti qua che scarrozzare migliaia di persone a giro per l’intricata città di Istanbul.

Come programmato, dopo la visita alla Moschea Blu ci mettiamo in coda per visitare la Cisterna della Basilica. Prezzo del biglietto 15TLR più 5TLR di audioguida per cercare di capire cosa stiamo per vedere. Basilica Cisterna (Yerebatan Sarnıcı), aperto dalle 09.00 alle 17.30, chiuso fino alle 13.00 nel primo giorno delle festività religiose.

La cisterna è veramente impressionante per la sua imponenza e fascino. Centinaia di colonne immerse nell’acqua in un silenzio surreale, interrotto solo dalle gocce d’acqua che ancora cadono dal soffitto. Si percorre il camminamento in cemento che conduce attraverso questa immensa cisterna sotterranea, allibiti del fatto che una simile opera possa essere stata realizzata nel V secolo dc.

Vi sono anche due teste di Medusa utilizzate, durante la costruzione, come basamento per due colonne. La leggenda narra che queste teste sono state girate (una è capovolta) perchè Medusa pietrificava con lo sguardo chiunque l’avesse guardata negli occhi.

Oltre alle teste di Medusa c’è anche una colonna, soprannominata “delle lacrime”, perchè riporta incisi dei simboli che ricordano -appunto- delle lacrime. Tuttavia colonne con simili decorazioni sono presenti anche in altre zone della città….

Dopo la bella visita alla Cisterna, ci dirigiamo verso una moschea poco conosciuta, la piccola Santa Sofia, una ex-chiesa bizantina (dedicata ai santi Sergio e Bacco) trasformata in moschea, che si trova a qualche centinaio di metri dalla Moschea Blu.

È una moschea molto piccola ma splendidamente decorata, con bellissimi capitelli e la possibilità di visitarla interamente senza dover combattere con la folla dei turisti. Vale decisamente la pena una visita e lungo la strada che collega le due moschee vi sono interessanti negozietti di artigianato. Dopo la visita alla Piccola Santa Sofia, passiamo velocemente in hotel per una risistemata e, visto che è quasi ora di pranzo, decidiamo di provare il famoso panino con lo sgombro al Ponte di Galata.

In un ambiente decisamente informale, composto da tavolini e sgabelli dove sedersi, ordiniamo l’unico “piatto del menu”, al costo di 5 TLR. Rapidamente, circa 30 secondi, ed ecco arrivare il profumato e morbido panino: una vera prelibatezza! In mezzo ai tavolini girano venditori ambulanti di bibite e fazzolettini profumati, per ogni evenienza: una vera esperienza “turca” che consigliamo vivamente di provare !

Dopo il pranzo, decidiamo di fare un giro a Beyoglu e visitare una delle chiese cristiane più importanti di Istanbul: Sant’Antonio da Padova, che si trova proprio lungo la via principale del quartiere, İstiklal Avenue. Personalmente non mi ha entusiasmato particolarmente, anche perché non riesce a “competere” con il fascino delle moschee. Si tratta comunque di un apprezzabilissimo esempio d’integrazione religiosa che in Italia stenta a prendere forma.

Ne approfittiamo per sperderci un po lungo le viuzze del quartiere, dove ci sono molti interessanti negozietti di ogni genere di merce. Carmen ne approfitta anche per assaggiare il “caffè turco”, compiendo il classico errore del principiante: mescolare il caffè con il cucchiaino ! Il risultato è una brodaglia schifosa e imbevibile, con la tipica espressione che potete vedere nella relativa foto (in realtà il caffè turco è decisamente buono, basta non mescolarlo…).

Dopo l’esperienza caffè, ci dirigiamo verso la Torre di Galata e ci mettiamo, come per ogni monumento, pazientemente in fila. La coda qua scorre piuttosto lenta, perchè –lo scopriremo dopo– per salire ci sono due ascensori a 6 persone a corsa. Ovviamente il furbo venditore di frutta secca è in agguato 🙂

Torre di Galata (Galata Kulesi), aperto dalle 09.00 alle 20.00. Successivamente diventa ristorante e night club.

Dopo circa 40 minuti di coda, riusciamo ad acquistare i biglietti per salire sulla Torre. La vista della città da quassù è bellissima e l’occhio può finalmente spaziare in ogni direzione. La grandezza d’Istanbul è impressionante e, ovunque si guardi, non si vede fine alla città. Caso volle che ci troviamo quassù proprio alle 17:00, quando i muezzin delle moschee richiamano i fedeli alla preghiera e da ogni angolo della città risuona il canto sacro: è una sensazione magica !

Il sole inizia ormai a calare così decidiamo che è il momento giusto per la romantica mini-crociera sul Bosforo. Al molo Eminou ci sono diverse compagnie che offrono tour più o meno lunghi sul Bosforo. Dopo una veloce carrellata delle offerte, abbiamo scelto quello offerto dalla compagnia Sehir Hatlari, quella con il logo rosso e le navi bianche e gialle, che offre gran parte del trasporto pubblico navale. Per 12 TLR a persona offre la FULL BOSPHORUS TOUR, che porta fino al secondo ponte sul Bosforo e un giro lungo la costa asiatica, per poi ritornare a Eminou in circa 1h e mezza.

Il tour del Bosforo al tramonto è bellissimo, con il mare che si illumina di giallo e l’intera città che diventa dorata. In lontananza il profilo dei minareti e le cupole delle moschee sono una vera opera d’arte imperdibile.
A bordo un infaticabile cameriere porta sul ponte the e delle specie di panini caldi: i prezzi sono assolutamente popolari, pertanto non esitate ad approfittarne.
La nave percorre la costa europea fino al ponte Fatih Sultan Mehmet, passando davanti al bellissimo Palazzo Dolmabahçe e ai mondani quartieri di Besiktas e Ortakoi. Si passa anche davanti alle fortificazioni di Rumeli Hisari (Castello di Rumeli), erette in soli 4 mesi durante l’assedio di Costantinopoli da parte di Maometto II.
Si ritorna lungo la costa asiatica, fino a Uskudar (dove effettua una breve fermata all’andata, per ottimizzare), per concludere il tour nuovamente a Eminou. Ne vale veramente la pena ma copritevi bene perchè l’aria è fresca e molto umida.

Come promesso il giorno prima, questa sera cena al mercato del pesce accanto al Ponte di Galata, sulla riva nord. E’ un ristorantino piuttosto sporco, con i tavolini unti di sugna e sedie che…meglio lasciar perdere ! Il
bagno, se di bagno si può parlare, è composto da un serbatoio di plastica con un rubinetto dove lavarsi le mani. Non c’è –ovviamente– nulla dove asciugarsi. Insomma, è un posto decisamente rustico ma il pesce è freschissimo e a buon mercato. L’unica pecca è il menù in turco e in inglese, incomprensibile, pertanto andiamo a tentoni e ordiniamo due pesci e un piatto di acciughe fritte (anchovies), deliziose, con un bel piattone di insalata mista.

Tutto molto buono, compreso i due pesci, anche se un po’ sbruciacchiati nella cottura. Le acciughe assolutamente fantastiche ! Spesa totale: 34TLR in due (circa 15€).

Dopo cena passeggiata fino all’hotel e…buonanotte !

Giorno 4 – Santa Sofia e Eyup

Anche oggi ci svegliamo sotto un bel cielo azzurro ed un caldo sole primaverile. L’aria è frizzante e ci carica di energie in vista della giornata che ci attende. Oggi il programma comprende la visita a Santa Sofia e poi ci dirigeremo verso il quartiere di Eyup, vicino alla punta del corno d’oro, da dove la guida promette una vista favolosa su Istanbul.

 * Santa Sofia
 * Mausolei di Santa Sofia
 * Pranzo a self-service vicino Santa Sofia
 * Treno poi Metro leggera verso Eyup
 * Moschea Eyup
 * Panorama dalla collina di Eyup
 * Visita museo Rahmi M. Koc
 * Cena al Köfteci Ramiz

Arriviamo alla Basilica di Santa Sofia e ci mettiamo –che novità !– in fila per acquistare il biglietto ed entrare (25TLR). Anche in questa occasione decidiamo di prendere l’audioguida, che risulta decisamente utile per capire cosa stiamo vedendo.

La basilica, o moschea, è bellissima e molto imponente. L’immensa cupola, bizantina, è uno spettacolo unico al mondo, contornata da giganteschi cerchi con iscrizioni arabe. Moltissime le opere da vedere all’interno della basilica, tra cui bellissimi mosaici in oro. La visita a Santa Sofia, il più importante monumento di Istanbul, è assolutamente imperdibile.

Basilica di Santa Sofia (Ayasofya Müzesi), aperta dalle 09.00 alle 17.00 (in estate fino alle 19.00, ultima entrata alle 18.00), chiusa tutti i Lunedì e fino alle 13.00 nel primo giorno delle festività religiose

Dopo la visita a Santa Sofia, che ha impiegato circa 2 ore, decidiamo di dare un’occhiata anche ai mausolei (le tombe dei sultani) che si trovano accanto all’edificio e si possono visitare gratuitamente. Anche se non sono particolarmente impressionanti, valgono comunque la visita.

Ormai è ora di pranzo, così ci lasciamo accalappiare dalla vetrina di un ristorante self-service, dove prendiamo un piatto di purè con verdure al forno (non saprei come altro descriverlo !) e una porzione di due pomodori ripieni con riso e carne. Nulla di speciale, come era prevedibile, e anche piuttosto caro. Insomma, alla fine vale sempre la regola “alla larga dai posti per turisti”.

Dopo il veloce pranzo, prendiamo il trenino in direzione Zeytinburnu, fermata Topkapi, per andare sulla collina di Eyup. La fermata Topkapi è subito fuori le mura, da dove bisogna prendere la metropolitana leggera direzione Habibler, fermata Sehtilik.

Ci ritroviamo così nella periferia d’Istanbul, in mezzo al “nulla” e fuori dalle rotte turistiche convenzionali. Con la guida in mano, chiedo a un signore che –gentilissimo– ci indica la strada. Ci incamminaimo così lungo la Eyup Sultan Boulevar, direzione Eyup Sultan Camii (Moschea di Eyup), considerata uno dei centri spirituali musulmani (se non ricordo male, c’è l’impronta di Maometto), dove migliaia di fedeli si recano in preghiera.

Non ci sono turisti occidentali in giro ma è tutto molto tranquillo. Anche quando entriamo nella moschea, durante l’ora della preghiera, l’importante è fare silenzio e portare rispetto (non mettetevi a fotografare le persone !): nessuno vi infastidirà.

Dopo la visita alla moschea, ci incamminiamo lungo il sentiero che, attraversando il cimitero del quartiere, porta in cima alla collina, verso il Cafè Pierre Loti. I più pigri possono usufruire di una comoda teleferica al prezzo di un jeton, 2 TLR, a viaggio. Suggerisco comunque la passeggiata lungo questo viale ombreggiato, circondato da fiori e lapidi, con scorci bellissimi sulla città.

La guida aveva ragione: dalla sommità si gode di una magnifica vista sul corno d’oro, come un bellissimo cabreo sui quartieri centrali d’Istanbul. Di certo la vista ripaga la bella sudata per la salita, da aggiungersi alla discesa e ulteriore passeggiata fino al molo: decidiamo, infatti, di prendere il traghetto fino a Eminou, godendosi anche il bel tour sul corno d’oro !

Arrivati al molo, vediamo delle piccole barchette in attesa: servono per “attraversare il mare” a raggiungere l’altra sponda e anche se la maggioranza è dotata di un piccolo motore, ce ne solo alcune…a remi !!!!!
Mentre siamo sul battello verso Eminou (battello che si ferma a “zig-zag” a tutte le fermate su entrambe le sponde, praticamente ogni 500mt…), vedo un sottomarino.

Si, un sottomarino !

Prendo la guida e scopro che si tratta del Museo Rahmi M. Koc, un ricco industriale turco che collezionava praticamente di tutto, dalle auto alle moto alle carrozze. Il museo è quanto di più bello si possa vedere e, oltre ad auto e moto d’epoca, ci sono motori di auto, aerei, navi e…il sottomarino !

Si può salire dentro l’aereo, un Douglas DC-3 ‘Dakota’, e vedere (e anche toccare, se volete !) la cabina di pilotaggio. All’ingresso del museo, in bella vista, c’è un F104 Starfighter turco, oltre a una batteria di lanciasiluri.

Tra le altre curiosità degne di nota, una littorina FIAT d’epoca fascista in ottime condizioni !
L’aspetto più interessante del museo è che non si tratta di riproduzioni ma di VERI veicoli ! E nella parte educational si può azionare, tramite un pulsante, un meccanismo che ne simula il funzionamento: motori, lavatrice, lavastoviglie, auto…

Oltretutto, grazie alla tessera universitaria, abbiamo pagato l’ingresso solo 6 TLR (invece di 12TLR). La visita al sottomarino è comunque a parte e costa 7TLR, con guida che parla solo turco: decido di rinunciare, anche perchè inizia ad essere tardi…

Rahmi M Koç Museum, aperto dal martedì al venerdì dalle 10:00 alle 17:00, il sabato e la domenica dalle 10:00 alle 20:00. Suggerisco vivamente la visita a questo museo, soprattutto se siete in compagnia di bambini: impazziranno dal divertimento !!!

Dopo la visita, ormai decisamente stanchi, riprendiamo il traghetto e cerchiamo un posticino dove fare cena.

Entriamo in una specie di tavola calda, Köfteci Ramiz, nelle vicinanze di Cemberlitas, dove Carmen può finalmente provare la famosa Corba al pomodoro. Buona, anche se mi ricorda un passato di pomodoro caldo. Decido di provarla anche io, nell’altra versione disponibile: Corba ai ceci. Il cameriere mi porta, oltre alla zuppa, anche il peperoncino. Mi avverte, non sapendo chi ha davanti, che “è molto molto piccante” e rimane a guardarmi mentre lo metto sulla zuppa e lo assaggio: “piccantino”, ma nulla di che. A casa mangio di peggio ! Probabilmente deluso dalla mia scarsa “reazione”, sorride cortesemente e torna al suo lavoro.

Dopo una bella cenetta leggera, torniamo in albergo: la giornata di oggi è stata abbastanza faticosa !

Giorno 5 – Palazzo Dolmabahçe e quartiere Fatih

Anche se oggi avevamo deciso di svegliarsi presto per visitare il Palazzo Dolmabahçe, l’unico palazzo con ingressi limitati, non riusciamo ad arrivare in loco prima delle 10:00, con già una vistosa fila ad attenderci. La guida, e anche altri, hanno detto che ne vale decisamente la pena così ci armiamo di santa pazienza (…e di acqua: anche oggi è un bel caldo !). Per arrivare abbiamo preso il trenino da Cemberlitas fino al capolinea, Kabatas, e poi 500mt a piedi lungo le sponde del Bosforo.

 * Visita al Palazzo Dolmabahçe
 * Pranzo con Kebap di Montone
 * Moschea Sehzade
 * Visita quartiere Fatih

L’ingresso a questo palazzo è decisamente caro (visita palazzo + harem sono 40TLR cadauno, 18€ circa. Gli studenti dotati di ISIC pagano pochissimo) ed entrambe le visite sono guidate e a tempo (più o meno 40 min cadauna, esclusa l’attesa). Le guide parlano solo turco o inglese pertanto assicuratevi di essere nella fila giusta ! I giardini, dove è possibile girare tranquillamente, sono molto belli e ben curati, affacciati direttamente sul Bosforo (il sultano si trattava bene !). A giro per le aiuole potete trovare anche pavoni e faraone.

Purtroppo non è possibile fare foto all’interno del palazzo e i guardiani sono severissimi. Gli interni del palazzo sono bellissimi, opulenti e maestosi, pieni di opere d’arte e oggettistica di valore proveniente da ogni parte del mondo, da vasi cinesi a corni d’elefante a pelli d’orso, oltre a enormi lampadari in cristallo (tra cui il più grande del mondo).

Palazzo Dolmabahçe (Dolmabahçe Sarayı), aperto dalle 09.00 alle 16.00, chiuso tutti i Lunedì e Giovedì, il 1° Gennaio ed il primo giorno delle festività religiose. Ingressi giornalieri limitati a 3000 persone. Tickets on-line su www.millisaraylar.gov.tr Decisamente più deludente la parte dell’harem, piuttosto spoglio e di scarso interesse. Se andate di fretta, vi suggerisco di evitarlo.

Dopo questa visita, durata quasi tutta la mattina, ci incamminiamo nuovamente verso Eminou. Arrivati in prossimità del Ponte di Galata, centro gravitazionale della città (bene o male ci troviamo sempre qui !), vediamo diverse persone affaccendarsi da un kebabbaro. Ci avviciamo e un signore ci sorride e dice “very good ! very good !” così decidiamo di provare. Il listino prezzi varia a seconda del peso del kebap, con tanto di bilancina di precisione a misurare il tutto. Prendiamo una pita media, per non esagerare, e assaggiamo questo delizioso kebap di pecora: buono davvero !

Carmen inizia ad avere dolore ai piedi. Ma facciamo un passo indietro: la mattina, invece delle solite scarpe da ginnastica, aveva indossato delle ballerine. Al mio disappunto (“mettiti le scarpe da ginnastica !“) aveva risposto: “sono comode !“. Come volevasi dimostrare, il mal di piedi è arrivato puntuale. Per non rovinarci la giornata, decidiamo di passare in albergo per cambiare le scarpe.

Ci ritroviamo così a Sultanhamed, alle 16:30 circa del pomeriggio. Troppo presto per non fare nulla e troppo tardi per andare lontano. Propongo così di approfittarne per visitare il quartiere Fatih, lontano dalle rotte
turistiche, che -a quanto avevo letto- sembra essere molto pittoresco e interessante.

Ci incamminiamo così in direzione della Moschea di Fatih, centro spirituale e sociale di ogni quartiere. Ormai non ci facevamo più caso ma Istanbul è ovunque una marea di gente che affolla le strade, da aggiungersi a un traffico tentacolare e vorticoso, con auto che suonano e pedoni che tentano l’attraversamento della strada cercando di non farsi investire. Un gran casino !

Lungo la strada passiamo accanto alla Moschea Sehzade proprio nell’ora della preghiera. Il poliziotto di guardia ci fa cenno di entrare, così ne approfittiamo per sbirciare durante la preghiera. La moschea è immersa nel silenzio, con solamente l’imam che recita il rituale e decine di persone intente a pregare.

Subito fuori dalla moschea Sehzade, in direzione Fatih, c’è l’antico acquedotto romano, immerso nel traffico di auto: impossibile coglierne la magnificenza in mezzo a tanto caos. Proseguiamo verso la moschea di Fatih, dove arriviamo circa 1km dopo. Non ci sono turisti in giro e tutto è addobbato a festa, con decine di persone che affaccendate tra i negozi e le bancarelle allestite nella corte della moschea.

Mentre saliamo le scale per entrare a visitare la Moschea, noto un uomo, vestito con abito talare e un copricapo bianco di lana cotta, che ci osserva. Ricambio lo sguardo e accenno, con la testa, un saluto. L’uomo sorride e si avvicina. Chiedo, in inglese, se è possibile visitare la moschea. Mi risponde, in italiano: “Certo, se volete vi accompagno“. Sopresi, accettiamo l’invito. Ecco che qui faremo conoscenza con Daniele Ibrahim al Mevlevi, un ragazzo italiano che ha scelto di entrare nell’Ordine dei Mevlevi (conosciuti come Dervisci Rotanti), che vive a Fatih insieme al maestro.

È stata una bellissima serata che ci ha permesso, a me e Carmen, di approfondire la conoscenza dell’Islam, dei rituali e delle usanze. Il Maestro, Daniele e sua moglie sono stati gentilissimi ed estremamente ospitali. Una serata che rimarrà nei ricordi e nel cuore.

Giorno 6 – Due passi in Asia e perdersi a Eminou

Ci svegliamo con ancora l’esperienza della sera prima negli occhi: l’estrema gentilezza e cordialità del Maestro Koyuncu, Daniele e Federica è stata straordinaria, vivendo in prima persona l’ospitalità turca e le loro usanze.

Anche oggi è una bella e calda giornata di sole, così decidiamo di approfittarne per visitare la parte asiatica. Dopo i rituali mattutini, ci incamminiamo verso il molo di Eminou, da dove prendiamo il battello fino a Uskudar (costo sempre di 2TLR a persona), sulla riva asiatica.

 * Visita sponda asiatica
 * A giro per Kadikoy
 * Relax tra le bancarelle a Eminou

La guida dedica solo poche pagine alla parte asiatica, concentrandosi sul mercato delle spezie nel quartiere di Kadikoy, diversi km a sud del molo di Uskudar (volendo c’è il battello diretto Kadikoy-Uskudar). La scelta non è stata casuale: volevamo fare a piedi la costa fino alla stazione ferroviaria di Kadikoy “Haydarpasa”, particolare per la sua architettura asburgica.

Durante il cammino lungo la costa, vediamo la famosa “Isola della Principessa”. Carina ma non riteniamo che meriti nulla di più che una foto dalla costa: volendo ci sono dei traghetti che vi portano direttamente all’isoletta…

Dopo diversi km a piedi in mezzo al traffico, sotto un sole decisamente caldo, arriviamo piuttosto stremati e delusi a Kadikoy: la prima impressione è che la parte asiatica sia molto più occidentale della parte europea !
Pochissime donne con il velo e il solito, costante, traffico tentacolare ovunque. Ci fermiamo a mangiare un kebap e poi facciamo due passi per le strade affollate di negozi, arrivando anche alla strada indicata sulla guida –Gunesli Bahce Sk– dove ci perdiamo tra bancarelle di spezie, di pesce e di teste di agnello arrostite…
Decidiamo che, alla fine, la parte asiatica non ha nulla d’interessante così prendiamo il traghetto e torniamo nella nostra cara vecchia Europa 🙂

Trascorriamo il resto del pomeriggio a giro per il quartiere Eminou, dove ne approfittiamo per fare qualche acquisto. Visitiamo anche una bella e piccola moschea, nei dintorni del Bazaar delle Spezie, Rüstempaşa Camii, veramente deliziosa.

Per le viuzze intorno al Bazaar delle Spezie troviamo veramente di tutto, da coltellerie a negozietti pieni di cincaglierie, cocci e stoviglie in rame, cestini di vimini, utensili di legno…di tutto ! La quantità e varietà delle
merci in vendita è impressionante e si ha la netta sensazione che qua, a differenza dell’Italia, l’economia gira gira gira…

Per gli acquisti conviene uscire dalle zone prettamente turistiche, come il Gran Bazaar o il Bazaar delle Spezie. Poche decine di metri prima o dopo, fuori dalla corrente turistica, si trovano oggetti deliziosi , anche fatti a mano, a poco prezzo. E non dimenticatevi di contrattare…:-)

Decidiamo che per l’ultima sera ci meritiamo una bella cena di pesce come si deve e propongo di andare all’altro mercato del pesce, a Kumkapi, a poche centinaia di metri dall’hotel. In questa zona si concentrano una grande quantità di ristoranti di pesce e la scelta è abbastanza difficile. Scegliamo così a simpatia ed entriamo da Capari Arif, in Capariz Sk. 47.

Ci accomodiamo e due camerieri frettolosi iniziano a proporre il menù, quasi senza darci il tempo di leggere. Un po’ infastidito dal modo aggressivo, gli ignoro e cerchiamo di decifrare il menù per capire cosa mangiare. Carmen opta per un bello spiedino di pesce misto, io scelgo un pesce che assomiglia a una “orata” (e forse lo era…) con una salsa piccante al pomodoro come “meze” (i “meze” sono assaggini, una specie di antipasto).

Il servizio è veloce e il pesce veramente delizioso. Cottura perfetta e sapore delicatissimo, anni luce –anche nel prezzo– dalla bettola al mercato del pesce. Anche la salsa al pomodoro, con la quale divoro due cestini di pane, è molto buona.

Alla fine la cena al ristorante di pesce ci è costata 80TLR in due (circa 35€), oltre le cifre a cui eravamo abituati ma decisamente poco rispetto all’Italia.

La serata si conclude così, con una visita notturna alla Moschea Blu e a Santa Sofia che, illuminate nella notte, hanno un fascino decisamente particolare…

Giorno 7 – Vacanza finita…si torna a casa !

Stamani ci svegliamo con un misto di tristezza, per la vacanza che è ormai quasi conclusa, e di voglia di tornare a casa. Sono ormai 6 giorni che siamo a Istanbul: la città ci ha mostrato tutto il suo fascino e anche se ne abbiamo visto solo una piccola parte, oggi ce ne andremo con la sicurezza che questo sarà un arrivederci e non un addio.

Dopo la colazione sul terrazzo, prepariamo i bagagli e liberiamo la stanza. Questa mattina ne approfitteremo per un ultimo giro tra i mercatini, per spendere le ultime lire turche rimaste. I ragazzi del Serdivan Hotel Apart sono stati gentilissimi e possiamo lasciare le valige nella hall, per riprenderle al momento di partire.

 * Preparazione bagagli
 * Ultimo giro alla Moschea Blu
 * Giro per il Gran Bazaar e Bazaar delle Spezie per acquisto regali
 * Pranzo con pita
 * All'aeroporto Ataturk
 * Atterraggio a Fiumicino e ritorno a Siena

Andiamo così a fare un ultimo giro al Gran Bazaar per poi, come al solito, ritrovarsi a Eminou e relativo Bazaar delle Spezie. Ci fermiamo a mangiare un kebap, l’ultimo della vacanza, a un chioschetto (“bufe”) vicino alla Moschea Nuova, per poi tornare all’hotel a recuperare le valige.

Il volo parte alle 16:30 e dobbiamo essere in aeroporto al massimo per le 15:00. Ripercorriamo così il percorso a ritroso dell’andata, ovvero partenza dalla fermata Cemberlitas fino a Zeytinburnu e poi la M1 in direzione Havalimani (“Aeroporto”). Impieghiamo circa 40 minuti per arrivare all’aeroporto, dove espletiamo tutti i controlli (severissimi !) dei documenti e del bagaglio.

Decolliamo così verso l’Italia, per atterrare a Fiumicino 2h e mezzo dopo. Uno squillo ai ragazzi del FCO Airport Parking ed ecco poco dopo lo sgangherato Ducato bianco che ci accompagna al parcheggio, dove troviamo la Toyota già pronta per la partenza.

Paghiamo 35€ e partiamo alla volta di Siena: la vacanza è davvero finita.

Riepilogando…

Scrivere le conclusioni di un viaggio così bello e poliedrico non è certo facile. Ogni viaggio è una esperienza di vita e deve essere vissuto come una opportunità di arricchimento personale. Si può scegliere di essere solo osservatori passivi o di voler comunque cercare di capire e provare a vivere a pieno il viaggio. Dico questo perchè in questi giorni a Istanbul ho iniziato a odiare il turismo di massa “mordi e fuggi”: non si può capire una città come Istanbul in 2 giorni, così come non ho la pretesa di averla compresa in 6. Ma c’è, come ripeto, modo e modo di viverla. Uscire dalle consuete rotte turistiche è per me occasione di arricchimento vero. Fuori dal mondo colorato e luccicante delle bancarelle di souvenir, tra gli abitanti, nei negozi di quartiere dove il sorriso è sincero: ecco la vera Istanbul.

Quello che posso dire è che ci sono tantissimi luoghi comuni su Istanbul (e la Turchia in generale) da sfatare. Perlomeno per quanto riguarda la città d’Istanbul e la nostra personale esperienza, i turchi sono estremamente gentili e tranquilli. Non abbiamo percepito la minima situazione di pericolo, neanche nei quartieri più poveri. La polizia è ovunque ed è sempre pronta ad aiutare i turisti. Le uniche accortezze, che sono poi le solite delle grandi metropoli, è di stare attenti a eventuali scippatori o “furbi”. Non dico di essere sempre sul “chi va là” ma neanche troppo faciloni.

Mangiare e bere

Sono una persona di stomaco sensibile pertanto cerco sempre di stare attento e soffro spesso dei cosiddetti “mali del viaggiatore”. A Istanbul non ho avuto il minimo problema, neanche mangiando nella bettola del mercato del pesce o il panino con lo sgombro al Ponte di Galata.

Abbiamo anche comprato le fragole dal venditore per strada, con il carretino e dopo averle lavate le abbiamo mangiate (buonissime !) senza alcun effetto collaterale.

Insomma, alla fine me la sento di poter dire che si può veramente mangiare tranquillamente in quanto lo standard igienico è paragonabile al nostro. L’unica attenzione è nel non bere l’acqua del rubinetto, che è comunque tranquillamente usabile per lavarsi e per cucinare.

Muoversi

I mezzi pubblici sono comodissimi, efficenti, puliti ed economici. Ogni viaggio costa 2TLR e, se avete la IstanbulKart (AKBIL), solo 1,75TLR.

Ricordatevi di restituire la AKBIL per poter avere indietro le 7TLR di deposito cauzionale !
Per mezzi pubblici si intende la metro, il trenino e il battello. Non abbiamo mai avuto la necessita di prendere Taxi (e, sinceramente, non me la sento di consigliarlo). Anche passeggiare di notte a Sultanhamed o gli altri quartieri turistici è assolutamente sicuro e c’è sempre molta polizia in giro.

Qualche consiglio

La prima cosa da fare è procurarsi una mappa dettagliata della città, dove sono segnati TUTTI i nomi delle vie. Costa 5TLR al tabacchino ma è stata indispensabile per capire dove eravamo e dove andare. In giro c’è sempre molta gente ma siamo comunque in un paese musulmano e, per gli uomini, è buona norma non rivolgersi direttamente alle donne: se dovete chiedere indicazioni, chiedete agli uomini o alla polizia.

Se avete intenzione di fare il classico giro di visite ai monumenti (Topkapi, Agia Sophia…) procuratevi il Museum Pass che, oltre a saltare la coda, vi permette anche di risparmiare ! Nel caso non vogliate vedere tutti i musei, una ottima alternativa per saltare la coda è fare il biglietto su Internet, sul sito muze.gov.tr/buy_e_ticket.

Nelle moschee e negli altri luoghi sacri le donne devono avere la testa coperta con un velo ed è necessario togliersi le scarpe. In certe moschee, soprattutto quelle più periferiche, ci sono appositi scaffali dove lasciare le scarpe: state tranquilli che nessuno ve le ruberà :-). In alcune moschee ci sono contenitori per le donazioni. Siate gentili e lasciate un piccolo obolo per la manutenzione e il restauro della moschea. Durante l’ora delle preghiere è opportuno non visitare le moschee e, comunque, fare silenzio e portare rispetto: ricordatevi che siete ospiti !

A questo punto non vi resta che lasciare un saluto e …buon viaggio !

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