2010 – Croazia

Preambolo

Quest’anno, per le vacanze estive, abbiamo deciso di andare in Croazia.

A dirla tutta non volevamo fare le vacanze in Croazia: la prima idea era puntare sulla Corsica, dove avevo trovato sia il traghetto che un bel bungalow sulla spiaggia ad un prezzo ottimo. Peccato che il bungalow era per 4 persone (e noi siamo in 2) ed i miei, che han preso le ferie quando noi, propongono di fare le ferie insieme.

Puntiamo sulla Croazia perchè:

  • vicina, ci si arriva in circa 5 ore di viaggio in autostrada
  • economica, i prezzi sono ancora accettabili
  • bella, dicono tutti che il mare e la costa sono stupendi
  • per i cani, sembra che non facciano problemi per i ragazzi pelosi

in realtà, alla fine del viaggio, scopriremo che non tutto è proprio vero…

Prepararsi al viaggio

Andare in Croazia non richiede documenti speciali: basta la Carta di Identità (ovviamente valida). Per i cani, però, serve il passaporto ,rilasciato dalla ASL di competenza, che attesti la buona salute e la vaccinazione antirabbica: informatevi presso il Vostro veterinario prima di partire !

L’automobile: assicuratevi che sia efficiente poiché meccanici e distributori sono piuttosto rari lungo le strade…

Le spiagge di sabbia sono praticamente inesistenti e le poche eccezioni sono orribili e affollatissime. Quasi tutta la costa è di scogli così le scarpette da scoglio sono un accessorio indispensabile. Attenzione anche ai numerosi ricci di mare presenti !

Partenza verso la Croazia

Ci svegliamo di buon ora con già tutti i bagagli preparati e la macchina pronta per partire. La giornata è un po’ nuvolosa e, per viaggiare, non potevamo chiedere di meglio ! Sull’appennino, verso Bologna, inizia l’acquazzone che ci seguirà, più o meno, fino Trieste. Da Siena ad Opatija (Abbazia) sono circa 600Km e fino a Trieste è tutta noiosissima, lunghissima, autostrada.

Arriviamo nei pressi di Trieste e, per evitare di pagare la vignetta slovena per l’autostrada, dobbiamo prendere la E61 e passare la dogana a Kozina, proseguendo poi per Opatija o Fiume (sono a pochi km l’una dall’altra).

La sfida è stata arrivare Kozina ! Ho visto il cartello troppo tardi e, sbagliando strada, ho scoperto che a Trieste hanno una cronica carenza d’indicazioni stradali ! San TomTom non poteva aiutarmi perchè Kozina è in Slovenia e io dovevo scegliere se usare la mappa Italiana o Est Europa, così, affidandomi al caso, avendo una botta di cul…ehm, fortuna pazzesca, mi ritrovo sulla strada giusta senza neanche sapere come. La statale si inerpica ripida sulle montagne carsiche, mostrandoci il bello e il brutto di Trieste (comunque, per chi dovesse perdersi, chiedete indicazioni per l’Università di Trieste…la strada è quella): il mare, i panorami e degli orrendi inguardabili casermoni grigi a 40 piani, opera di chissà quale scellerato architetto.

Dopo alcuni km in mezzo alla verde campagna triestina, arriviamo alla dogana Italia-Slovenia, ormai abbandonata. Iniziano subito le pubblicità dei casinò, strumento principe del PIL sloveno. La strada è in buone condizioni, con traffico quasi inesistente, bagni chimici e raccolta differenziata nelle aree di sosta ed una marea di ristoranti, pizzerie, affittacamere e cambiavalute. Attenzione alla polizia slovena perchè sono molto rigorosi, soprattutto in questo periodo di migrazione turistica: un eccesso di velocità di 20Km/h oltre il limite più costarvi fino ad 800€ ! E sono nascosti dietro ai cespugli, dove meno ve lo aspettate.

A questa frontiera, non essendo la Croazia nell’Unione Europea, c’è l’obbligo di fermarsi ed è previsto il controllo dei documenti. Per espatriare è sufficiente una carta d’identità valida oppure il passaporto. Per gli animali domestici (noi viaggiamo con Margot, la nostra labrador nera) è necessario il passaporto rilasciato dalla USL con le attestazioni delle vaccinazioni, compresa l’antirabbica.

Dopo qualche minuto di fila ed un veloce, quando inutile, controllo dei documenti da parte di un annoiato doganiere, riprendiamo il viaggio verso Opatija.

Ancora qualche km di strada statale e poi arriviamo alla superstrada, dove c’è subito un bel balzello di 5 kune (70 centesimi di €), per proseguire verso Opatija. Si può pagare anche con la carta di credito, ausilio
indispensabile per i viaggi all’estero ! Ho infatti preferito aspettare a cambiare in kune evitando i cambiavalute improvvisati lungo la strada, percui ero al momento sprovvisto di valuta locale.

Arriviamo dopo qualche km ad Opatija e devo dire che il panorama, dallo svincolo autostradale, è assolutamente affascinante !

Proseguiamo verso Lovran dove avevamo una stanza prenotata per la notte, distante solo 8Km da Opatija. La strada costeggia la costa ed è disseminata di bellissime, quanto decadenti, ville liberty risalenti all’epoca in cui l’Istria era parte italiana. Ci sono anche molti bar, pizzerie, alberghi e un ampia scelta di affittacamere (“sobe“): adesso capisco come mai nessuno prenota in anticipo, se non in alta stagione?

La stanza ci costa 40€ (280 kune) a notte, colazione compresa, una cifra abbastanza alta per la Croazia, anche se è uno dei pochi affittacamere che accetta cani.

Comunque siamo troppo stanchi dal viaggio e anche se un po’ delusi, decidiamo di restare a Lovran anche il giorno dopo, sperando in un po’ di sole e di mare.

Dopo l’ottima cena di pesce decidiamo di andare a vedere la vita notturna ad Opatija, a soli 10 km di distanza: grande delusione nello scoprire che, alle 23:00 circa, tutto il lungomare del centro era deserto, negozi spenti, banchetti di souvenir chiusi. L’unica destinazione possibile, ormai, è il letto.

Lovran, Fiume ed Opatija

Ci svegliamo di buon ora, anche a causa del rumore proveniente dalla strada, e scendiamo per fare colazione. La giornata non sembra male anche se nuvoloni neri iniziano ad affacciarsi, minacciosi, all’orizzonte. La signora ci porta due bomboloni, del pane, marmellate e miele, oltre ad un caffè talmente cattivo che di peggio non ho mai bevuto ! Dopo colazione scendiamo a dare un’occhiata sulla strada principale, dove la signora mi aveva indicato un accesso al mare: trovo un viottolino che scende in mezzo ad una specie di boscaglia fatta di fichi, mirti ed ortica arrivando, dopo poche decine di metri, ad una piattaforma di cemento aggrappata agli scogli, direttamente sul mare.

Non sembra male così decidiamo di passare la mattinata qua per fare un tuffo in questa bell’acqua cristallina: anche Margot apprezza l’idea e ci facciamo tutti un bel bagno. All’ora di pranzo i nuvoloni neri iniziano ad oscurare il sole con un reale presagio di acquazone: lasciamo la piattaforma e decidiamo di utilizzare il pomeriggio per visitare Fiume (Rijeka), che sembra più interessante di Opatija.

La città di Fiume dista appena 15Km circa da Lovran e la strada lungomare è bella e regala scorci di costa davvero magnifici. La città, invece, si contraddistingue subito per la sua vocazione industriale, mostrando le enormi infrastrutture dei cantieri navali, con tanto di navi in costruzione.

Parcheggiamo in pieno centro e visitiamo il centro storico: decisamente deludente e poco interessante, ne approfittiamo per un gelato e qualche sbirciatina nei negozi locali. Tuttavia su di una delle colline che sovrastano la città fa bella mostra di sé un castello: decidiamo di amdare a visitarlo e dopo aver seguito le indicazioni per raggiungerlo, entrando in un dedalo di strade strette e confuse, arriviamo ad una specie di villaggio turistico nato intorno al castello stesso.

Al ritorno a Lovran dei fogli bianchi, attaccati un po’ ovunque, avvertivano la cittadinanza che l’indomani si sarebbe tenuto il mercato cittadino mensile: occasione da non perdere per entrare nello spirito croato !

Verso il Parco di Plitvička Jezera

L’indomani ci svegliano i rumori degli ambulanti del mercato: nella notte un violento temporale aveva causato grossi disagi e molti erano intenti ad allestire i banchetti di mercanzia al riparo dalla pioggia che ancora stava scendendo. La giornata si preannuncia piovosa così decidiamo di partire alla volta del Parco Nazionale di Plitvička Jezera, patrimonio Unesco dell’umanità e famoso per i bellissimi laghi e cascate.

Prima di partire, però, un giretto al mercato è d’obbligo e così scopro che gran parte della mercanzia è cinese, compresi i vestiti, suppellettili ed altri accessori. Scopro anche la passione per la lavanda, che vendono in sacchettini per profumare la biancheria o l’armadio. Acquisto l’unica cosa che mi piace: un cappello mimetico da deserto stile “desert storm” che mi terrà compagnia -praticamente- per tutte le vacanze.

Più o meno alle 10:00, partiamo alla volta del Parco, che si trova nell’entroterra vicino al confine con la Bosnia. La strada più veloce è la costiera verso sud, direzione Zara, fino a Senj, da dove si svolta poi verso l’interno.

La strada costiera è molto bella e ci regala dei panorami da sogno, con un mare cristallino ed una vista mozzafiato sulle isole -principalmente Krk- davanti alla costa. Tuttavia, come ogni strada statale, i tempi di percorrenza sono piuttosto lunghi: velocità media 50-60Km/h così che fare 100Km diventa abbastanza oneroso, in termini di tempo. Oltretutto consiglio vivamente di fare rifornimento appena possibile e di non azzardare perchè i distributori di benzina sono piuttosto rari.

Da Senj ci dirigiamo verso l’entroterra, con subito una bella catena montuosa da scavalcare: la strada, tortuosa e stretta, sale velocemente fino al passo a circa 800m s.l.m. e la via è disseminata di tantissimi venditori di miele, formaggio e grappa.

Gli 80Km che ci separano da Plitvice sembrano non finire mai: attraversiamo posti stupendi con panorami sulle verdissime foreste di conifere dell’entroterra, campi incolti pieni di fiori e …campi minati ! Si, incredibile, ma in molte aree trovate, sul ciglio della strada, un cartello con in triangolo rosso rovesciato e la scritta “MINES” ben in vista: una triste eredità della guerra degli anni ’90, dopo la caduta della Jugoslavia e la conseguente lotta per il territorio.

I pochi centri abitati lontani dalle attrazioni turistiche mostrano tutta la povertà e la modestia con cui queste persone sono abituate a vivere. Anche i palazzi crivellati di proiettili ricordano il recente conflitto ed il tutto ha un fascino decadente da dopoguerra.

Arriviamo all’ingresso del parco alle 16:00 circa, sotto una pioggerellina fredda ed insistente, e chiediamo subito informazioni: la visita richiede molto tempo e ci consigliano di tornare la mattina dopo per poter avere il tempo necessario a gustarsi, in tutta tranquillità, le meraviglie naturali del luogo. A questo punto non ci rimane che trovare una sistemazione: non è affatto difficile, vista l’enorme quantità di affittacamere (“Sobe”) che si trovano nella zona !

Immaginando che dormire nel parco è sicuramente caro, decidiamo di uscire dalla zona più turistica e continuare lungo la strada. Arriviamo dopo circa 8km a Ravizika, un paesino composto da qualche casa sparsa e immancabili affittacamere: l’impressione è che ci sia una specie di “consorsio” tra gli affittacamere poiché hanno tutti lo stesso cartello. Decidiamo di uscire dalla strada principale e dopo poche centinaia di metri vedo uno che potrebbe accettare anche i cani (ha un cagnolino nel giardino). Busso ma dall’interno nessun segno di vita ! Chiedo così nel bar accanto ed un signore si avvicina chiedendomi, in un inglese stentato, se ero in cerca di una stanza: rispondo di si ma lo avviso che abbiamo un cane. “No problema” risponde lui e dopo aver saputo anche il prezzo, 220Kune a notte (circa 32€), decidiamo di seguirlo per vedere la camera.

Dopo circa 2km arriviamo ad una bella casetta sulla strada principale, con cartello diverso dagli altri: la stanza è pulita, nuova e con letto confortevole, così accettiamo e ci sistemiamo. Il signore ci dice che i miei, con il camper, possono tranquillamente sistemarsi nel piazzale antistante.

E’ ancora abbastanza presto, circa le 17:00, e decidiamo di fare un giretto nella zona. Prendiamo una stradina secondaria ed arriviamo ad un piccolo borgo lungo il fiume, composto da 5-6 casette di legno ed un bellissimo mulino ad acqua. Il fiume ha un’acqua blu cristallina e la verdissima vegetazione circostante, insieme a quella nebbiolina provocata dalla pioggia, rende l’ambiente magico e fatato.

Qualche foto, due passi e, causa pioggia, torniamo alla stanza e ci prepariamo per la cena. Una veloce fermata al market locale per qualche acquisto, mentre la pioggerellina non accenna a diminuire: iniziamo a sperare che l’indomani il tempo sia più clemente.

Visita al parco di Plitvička Jezera

Ci svegliamo alle 8:30 circa sotto un bel cielo grigio. Fortunatamente non piove ma decidiamo comunque di organizzarci per la pioggia. Dopo una abbondante colazione ed aver preparato gli zaini, alle 10:00 circa entriamo nel Parco nazionale dei laghi di Plitvice dall’ingresso 1 (Ulaz 1), il più vicino alla famosa cascata.

Il biglietto per gli adulti è di 110Kune, Studenti 80Kune. I cani sono ammessi purchè mantenuti al guinsaglio. La mappa dettagliata del parco costa (!) 20Kune, altrimenti sul biglietto c’è una mappa abbastanza completa dei percorsi possibili: tutto il parco è formato da percorsi predeterminati e segnalati, con itinerari che vanno dalle 2 alle 6/8 ore di cammino. Alla biglietteria la ragazza ci spiegacome funziona la visita e quando chiediamo “Ma il percorso completo ? Il K ?” un po’ titubante asserisce “E’ molto lungo, sono circa 26Km di sentieri ! Potete però fare il B oppure il C”. Noi, ovviamente, decidiamo di tentare l’itinerario “K”.

Appena superato il gate di ingresso, dinnanzi a noi un enorme canyon con dei laghi di acqua cristallina e cascate, circondate di verdissima rigogliosa vegetazione: bellissimo !

Seguiamo le indicazioni dell’intinerario “K” ed arriviamo subito alla famosa cascata: uno spettacolo assolutamente meraviglioso.

Il sentiero continua inerpicandosi sulla parete del canyon, con gli scalini scavati, in parte, nella roccia: una bella faticata ma, arrivati in cima, lo spettacolo è davvero mozzafiato. Il percorso procede nella bella faggeta che circonda il canyon, arrivando presto al punto di imbarco dove, per gli altri percorsi più facili, è prevista la traversata del lago con una chiatta. Noi, come già detto, optiamo per il percorso “K”: il sentiero è abbastanza trascurato e dobbiamo affrontare non pochi imprevisti, tra parti franate nel lago, alberi caduti e ponti rovinati. Devo dire che, sinceramente, non me la sento di consigliarlo: non tanto per la distanza quanto per le difficoltà impreviste e non segnalate che abbiamo trovato lungo il sentiero ! Anche Margot, Labrador robusto ed in forma, ha avuto difficoltà in alcuni punti difficilmente praticabili. Consideriamo anche che, mentre eravamo in mezzo al bosco, lungo questo sentiero isolato, senza aver incontrato anima viva, è -dulcis in fondo- iniziato a diluviare…

Fortunatamente il “K” si interseca con altri itinerari e, appena possibile, stanchi ed anche un po’ bagnati, decidiamo di cambiare percorso.

Al molo C1 saliamo verso la stazione e prendiamo il “trenino” (una motrice corazzata di camion -secondo me risalente alla guerra- con alcuni vagoni attaccati che si inerpica, faticosamente lenta, per una stretta stradina di montagna) fino alla stazione S4 -la più settentrionale-, da dove poi decidiamo di discendere nuovamente fino alla S1, vicino al parcheggio. Alla stazione S4 ci fermiamo, infreddoliti, a mangiare un panino proprio mentre inizia a diluviare…

L’occasione della visita, però, è unica e dobbiamo coglierla fino alla fine: sotto un acquazzone torrenziale ripartiamo lungo il sentiero, assistendo ad un meraviglioso susseguirsi di cascate, laghetti, torrenti…bellissimo !

Anche se sotto l’acqua, ci rincuora il fatto di non essere soli: tanti visitatori, tra cui una nutrita comitiva di giapponesi, nel bosco, sotto un diluvio che non accennava a placarsi. Ormai siamo completamente bagnati e tengo ben protetta la mia fedele reflex sotto l’impermeabile, ormai anch’esso arreso all’esagerata quantità di acqua che ha tentato -invano- di parare. Margot è fradicia e trotterella stanca davanti a me. Ogni tanto si volta, speranzosa, a guardarmi con quegli occhioni nocciola come a voler dire: “Dobbiamo continuare ancora ? Sotto questo diluvio ?”.

Alla fine arriviamo nuovamente alla S2, da dove riprendiamo il “trenino” fino alla S1, scoprendo che non coincide affatto con l’Ingresso 1 (Ulaz 1) ma dista da esso di almeno 1km: poca cosa, se non fosse che continua a diluviare…

Arriviamo all’auto più o meno intorno alle 17:00, di cui almeno 4 sotto un bell’acquazzone. Il parco è bellissimo e ne è valsa la pena, anche con tutti questi disagi: se solo il tempo fosse stato più clemente !

In viaggio verso la costa

L’indomani ci svegliamo nuovamente sotto la pioggia: non ha smesso neppure un attimo di piovere. I panni, velocemente lavati e stesi ad asciugare, sono ancora – umidi così dobbiamo arrangiarci con quel poco di pesante che abbiamo (praticamente nulla !) e prepararci a partire. Caricare i bagagli è stato terribile, sotto l’acqua, ancora sotto shock per la terribile esperienza del giorno prima, terrorizzato all’idea di sentire ancora il rivolo freddo della pioggia nel collo, lungo la schiena, fino al sedere. Basta: è decisamente ora di cambiare clima: siamo a giugno -perdio- mica a novembre !

Andiamo a pagare e il signore, gentilissimo, ci ha pure fatto lo sconto: due notti 400 kune, circa 57€, davvero un ottimo prezzo !

Partiamo in direzione Zadar (Zara), tornando indietro verso Plitvice Jezera, proseguendo per la statale attraverso vallate di prati incolti e bellissime foreste di abeti. Dopo circa 40 Km prendiamo l’autostrada -a 4 corsie, l’unica degna di questo nome- che attraversa il paese da Zagabria fino a Spalato in direzione sud.

In questo tratto di autostrada un lunghissimo tunnel, circa 6km, separa l’entroterra dalla costa. All’uscita, oltre ad un repentino cambiamento del panorama, anche un forte vento che ci costringe ad avere particolare attenzione nella guida. Da questa parte anche il cielo plumbeo, a cui eravamo abituati, presenta qualche ampio squarcio azzurro. Ci siamo, ormai siamo in vista del mare: manca poco a Zara.

L’autostrada non è particolarmente costosa e dall’uscita alla città sono circa 8 km di strada statale, circondata da frequenti campi minati e venditori di frutta. La periferia mostra una città con i segni sia della guerra che della passata vicinanza politica all’URSS: palazzi enormi, anonimi, grigi di cemento, in puro stile soviet, magari crivellati di colpi di fucile o schegge di proiettili, con piccoli cortili tristi ed incolti che ricordano tanto gli scenari alla Marcovaldo.

Ora però non è il momento per visitare Zara: dobbiamo trovare una sistemazione. Ci dirigiamo così verso l’isola di Vir, poco a nord di Zara. Inutile dire che Vir è assolutamente anonima e priva di qualsiasi attrattiva turistica.

L’unico villaggio turistico Zaton (Camping, bungalow, appartamenti…) è preso di mira da famiglie di polacchi, cechi e sloveni: abbastanza esoso per i costi (intorno a 700kune/giorno per un bungalow, 30€ per il camper), offre però tutte le attrattive ed i servizi per una vacanza all-inclusive, di quelle in cui entri -paghi- e non ci pensi più…

Tuttavia anche le spiagge non brillano per bellezza: praticamente assenti, sono un misto tra ghiaia, terra e sassi. Anche i prezzi degli appartamenti, rigorosamente presi di mira da tedeschi ed autriaci, oscillavano intorno ai 45€.

Dopo aver sentito un camping lungo la strada, con una spiaggia impresentabile, fuggiamo via da Vir e ci dirigiamo lungo la costa in direzione di Fiume (la Fiume-Zara, Rejika-Zagar). Ci fermiamo ad un bel camping poco prima di Starigrad Paklenica, loc. Seline, ma noi abbiamo problemi a sistemarci con Margot: nessuno dei tanti affittacamere accetta cani (ad eccezione di uno, ma era una topaia, e delle casette sulla spiaggia che tanto sapevano di posti infestati da pulci). Ormai sono quasi le 18:00 e decidiamo di proseguire qualche Km verso nord, arrivando a Starigrad Paklenica, vicino all’omonimo parco naturale. Grazie alla collaudata tecnica del ristorante, troviamo da dormire presso la Pensione Villa Fontana, camera vista mare (era lì, a 10 metri), a 44€ a notte (37€ + 7€ il cane) colazione inclusa. Il centro si trova a poche centinaia di metri dalla Pensione così decido di scendere a fare due passi.

Nella piazza ci sono diversi bar all’aperto, deserti, e qualche negozio di souvenir, anch’essi deserti. Non mancano i ristoranti e pizzerie e neanche l’ufficio turistico, dove vado subito a chiedere informazioni sulla zona.

Siamo infatti vicinissimi ad un parco naturale, Paklenica, famoso per le pareti rocciose, paradiso degli scalatori, ed i canyon. Vi si trovano anche dei piccoli monoliti scolpiti dalle popolazioni autoctone, chiamati Mirila, di inizio ’900.

Per il resto Starigrad-Paklenica è una cittadina di porto, fondata sull’antica colonia romana di Agyruntum, senza nessuna particolarità.

Visita di Zadar (Zara)

Anche oggi la giornata è troppo fresca e nuvolosa per andare in spiaggia, così decidiamo di approfittare della vicinanza con Zara (40Km) per visitare la città.

Dopo l’abbondante colazione continentale preparata dalla gentilissima signora della Villa Fontana (Salumi, formaggi, marmellate, cioccolata, cereali…una tavolata piena !), partiamo alla volta della città, lungo la stessa strada del giorno prima.

Zara è una città abbastanza caotica e confusionaria, con file di macchine e relativi ingorghi, ma arriviamo abbastanza facilmente in centro dove parcheggiamo nella zona “2” per una cifra di 4 kune/h (i parcheggi sul mare costano 6 kune/h). Siamo comunque molto vicini al centro storico, adagiato su di una penisola facilmente difendibile, di origini prima romane e poi veneziane. Di fatto, però, la città di Zara non offre particolari attrattive degne di nota: la piazza centrale, dove si affacciano alcuni edifici storici di pregio (tra cui il duomo) è sfregiata da un modernissimo -quanto brutto- edificio, sede del museo archeologico, e da una vera e propria incapacità dei croati di sfruttarne le bellezze: in mezzo alle rovine del foro romano i bambini giocavano con automobiline elettriche, affittate in loco, sotto gli occhi attenti dei genitori comodamente seduti sulle sedie del bar antistante le rovine stesse.

Anche il resto della città mescola, in maniera caotica e disordinata, rovine antiche con edifici moderni, porte e mura veneziane con anonimi edifici grigi, il tutto condito da automobili parcheggiate un po’ ovunque.

Zara deve comunque una sua unicità, se possiamo dirlo, al fatto di essere su di una penisola affascinante nel mare blu, con un bel lungomare dove sentite i suoni striduli di una originale opera d’arte che emette suoni modulati dalle onde stesse del mare, in una specie di concerto del mare.

Sul lungomare, inoltre, si può anche fare un bel bagno rinfrescante utilizzando le scalette che scendono al mare.

Nota stonata della giornata: devo prelevare un po’ di contante e vado all’ATM dell’HPB (Hvraska Poste Bank, la banca della posta croata) ma sbaglio a digitare 2 volte il PIN e la mia carta Bancomat e Carta di Credito (è una CartaSI) viene trattenuta dal bancomat. Rimango di sasso ed essendo l’ufficio postale antistante chiuso, decido di rivolgermi alla polizia. Il poliziotto è molto gentile ma scopro che oggi si celebra la Giornata Nazionale Antifascista (…ecco perché i negozi erano chiusi !) e che non può aiutarmi perché tutti gli uffici sono chiusi. Mi consiglia di tornare l’indomani mattina. Per fortuna ho anche la carta di credito dell’altra banca, altrimenti avrei avuto la vacanza rovinata !

Il problema è stato causato dal fatto che l’ATM mi ha chiesto un PIN, senza specificare quale. Avendo nella stessa carta sia CC che Bancomat, ho pensato che mi chiedesse il PIN del circuito Maestro (Bancomat), per prelevare anche all’estero. Invece mi chiedeva il PIN per l’anticipo contante del circuito Visa ! Ma la cosa incredibile è che mi ha ritirato la carta al secondo (e non al terzo) tentativo sbagliato: può capitare, magari, di digitarlo frettolosamente e di sbagliare, così avevo tentato di nuovo vedendomi la carta…mangiata dall’ATM !

Lungo la strada del ritorno a Staligrad ci fermiamo a vedere il ponte di Maslenica da dove fanno anche bunje-jumping e una interessante cappellina, in un paese lì vicino, adagiata su di un piccolissimo isolotto proprio in mezzo al mare, con una specie di istmo per il collegamento con la terra ferma: una di quelle tante cose che da lontano sembran belle mentre da vicino deludono un po’.

arrivo sull’Isola di Rab

La mattina ci svegliamo presto per tornare a Zara a tentar di riavere indietro la mia carta di credito. La sera prima avevo guardato su Internet scoprendo che se entro 72 ore ci si rivolge allo sportello, presentanto un documento valido di identità, ti restituiscono la carta. Percui, speranzoso, mi presento all’ufficio postale dove si trova l’ATM sicuro che mi avrebbero restituito la mia carta. Parlando un’inglese stentato, l’addetta mi spiega che l’ATM non è loro ma dell’HPB e che devo rivolgermi all’antistante ufficio “Fina”. Ok, già questo mi ha dato da pensare ma, senza perder le speranze, vado alla Fina. Mi trovo una bella fila di persone che devono pagare e, dopo circa 10 minuti, è il mio turno, l’addetto mi spedisce all’ufficio centrale della Fina, che si trova a circa 600mt da lì. Vabbè, andiamo, non perdiamo troppo le speranze.

Al palazzo della Fina trovo un furgone portavalori intento a caricare sacchi di denaro, con tanto di guardie giurate armate che mi guardano storto. Parlo con la guardia alla garitta che si attacca al telefono e, dopo qualche telefonata, mi passa una signora che mi comunica, candidamente, che la mia carta verrà spedita a Zagabria, alla sede HPB e che poi la manderanno in Italia. Le dico, esterrefatto, che IO sono in Croazia e che senza la mia CC avrò problemi ! Lei ci pensa un po’, mi dice che queste sono le procedure ma mi comunica un numero di telefono da chiamare per provare a sbrogliare la faccenda. Rimango basito. Chiedo alla guardia giurata come posso fare, se c’è qualcuno che può aiutarmi. Mi dice che c’è un tipo che dovrebbe
aiutarmi ma che è al lavoro. “Ok, but when he could help me ?” “I don’t know…now he’s working…maybe tomorrow…” “Tomorrow !?!?!? I have to leave Zara this afternoon !!!” ma la guardia giurata fa finta di non capire così decido di lasciar perdere. Anzi, no, decido di tornare alla polizia e di chiedere aiuto a loro. Un addetto, gentilissimo e che ringrazio pubblicamente, chiama gli uffici dell’HPB e così scopro che la mia carta rimarrà nell’ATM per almeno una settimana e che poi la spediranno alla sede centrale di Zagabria e da lì.. chissà ! Non mi rimane che chiamare CartaSI, visto che gli pago anche per l’assistenza, così vado a un phone center (chiamare in Italia con il cellulare è estremamente costoso: non fatelo !) e spiego la situazione all’addetto del Centro di Assistenza, chiarendo che non è possibile non poter riavere indietro la carta di credito presentandosi il giorno dopo. Lui mi spiega che in Croazia è difficile, che una situazione così è anomala, che è un problema poter fare qualcosa e l’unico tentativo può essere fatto mettendosi d’accordo con l’addetto dell’HPB…peccato che non ci siano addetti !!!! Per la cronaca: da un phone center chiamare in Italia costa circa 2,5 kune al minuto.

Decisamente deluso da tutta la vicenda, ripartiamo lungo la costa diretti a nord, alla ricerca di un bel posticino dove passare qualche giorno al mare. Pensiamo anche ad andare su una delle numerose isole del Golfo del Quarnaro (Krk, Rab, Cres…) ma dopo la deludente esperienza di Vir, è meglio informarsi bene.
La strada costiera, la più veloce tra Rijeka e Zadar (Fiume e Zara) è una due corsie tutta curve, aggrappata alle aspre montagne delle Kornati, con degli splendidi scorci sul mare blu.

Arriviamo dopo qualche decina di km a Karlobag dove cerco l’ufficio turistico per chiedere qualche informazione. Gentilissimi, mi mostrano delle brochure della zona: sinceramente non ci piace molto così chiedo qualche informazione sulle isole. Mi dicono che Rab è la più bella perchè è abbastanza piccola e di elité. L’imbarco è a pochi km a nord di Karlobag così consultiamo la guida turistica: sembra che Rab sia veramente bella, soprannominata “la perla del Quarnaro”. Ok, andiamo a Rab…e speriamo bene !
Arriviamo dopo pochi km ad un bivio con un enorme cartello che indica Otok Rab (Isola di Rab) ed il relativo imbarco, presso il minuscolo paesino di Jablamac, nascosto in una delle numerose insenature della costa.

Con l’auto + 2 persone il biglietto per la traversata, circa 15 minuti, costa 126 Kune mentre con il camper e 2 persone la spesa sale a 182 Kune, da pagare rigorosamente in contanti.

Arriviamo dopo poco sull’isola di Rab, a Musjak, un porto in mezzo al nulla. A prima vista l’isola sembra completamente desertica ma dopo pochi km lungo l’unica strada iniziamo a vedere sia tracce di vita che alberi e boschi.

Anzi, l’isola si dimostrerà ancora più verde di quanto avevamo immaginato: nell’interno si trovano campi di patate, vitigni, fichi, susini e boschi di lecci da far invidia alla Toscana !

Inizia nuovamente la ricerca di una sistemazione: non c’è che l’imbarazzo della scelta ma, dopo aver sentito un paio di affittacamere, capiamo che anche qua il problema è Margot. Decido di tentare nuovamente la tecnica del ristorante e, tornati all’abitato di Rab –di cui parlerò più tardi– chiedo al Bistrò Paparazzi dove un gentilissimo ragazzo croato, che parla benissimo inglese, dopo un paio di telefonate ci trova un modesto ma confortevole appartamento a poche centinaia di metri dal porto, in una discreta posizione, a 35€ al giorno. La signora dell’appartamenti accetta anche il Camper dei miei, in sosta nel parcheggio antistante.
La giornata è quasi finita ma non possiamo assolutamente resistere a fare un bel giro a Rab, un bel paesino sul mare molto molto caratteristico e bello. La bianchissima torre della chiesa principale svetta sull’abitato di pietra bianca sottostante, un dedalo di viuzze e scalinate ben conservate in cui si respira tutto il fascino della medievale colonia veneziana.

Sulla cima un bel parco, ideale per rinfrescarsi nella calura estiva, rende il contrasto tra il bianco dei muri ed il blu del mare, insieme al verde smeraldo dei boschi, qualcosa di meraviglioso.

Il commento di Paola:

 "A Rab mi ha affascinata sia il mare, con le sue sfumature fiabesche che il centro storico, delizioso affresco di reminescenze veneziane. Tra i posti in cui poter mangiare bene noi abbiamo apprezzato ‘La Dolce Vita’, a Barbat, sulla strada principale che porta a Rab città. La gestione è familiare, il personale è gentilissimo e molto ospitale e i prezzi sono ecomicissimi, considerato anche in rapporto all’alta qualità del cibo. che immensa nostalgia di tutto, spero di poterci tornare presto."

naturismo sull’isola di Rab

Oggi ci svegliamo sotto un cielo terso e un sole splendente. Non abbiamo dubbi: mare !

Con in mano la mappa dell’isola andiamo verso Punta Suha, vicina e rigogliosa di vegetazione. Tentiamo una viuzza laterale, con l’inequivocabile cartello “Beach Bar” e chiediamo ad una coppia di signori in abbigliamento da mare.

Ci indicano un sentiero con un cartello “FKK”, simbolo internazionale del naturismo, ma ci dicono che è bello e ci sono anche spiagge per non-nudisti. Gli seguiamo e arriviamo in una bella caletta di scogli abbastanza affollata di famiglie, così proseguiamo addentrandoci nel bosco. Tanti piccoli sentieri poco battuti conducono in altrettante belle spiaggette e calette nascoste e deserte, così ci sistemiamo in una di esse. Beh, non che sia stato un gran problema, ma ogni tanto arrivava qualcuno senza costume a fare il bagno 🙂 così scopriamo di essere incappati nella zona dei naturisti.

L’acqua è fredda. Sarà stata la stagione, le correnti, l’isola stessa ma…l’acqua era veramente fredda ! Anche con la muta era impossibile resistere così ci accontentiamo di un veloce bagnetto per tornare poi alla frescura della brezza marina e dell’ombra offerta dai numerosi pini proprio sugli scogli.

La sera decidiamo di andare a mangiare una pizza al Bistrò Paparazzi. Contrariamente alle numerose guide che sconsigliano, a ragione, di mangiare pizza e pasta fuori dai confini nazionali, la pizza del Paparazzi non era affatto male ! La spesa finale è stata irrisoria: pizza, birra, acqua ed antipasto per 4 persone: 38€ circa.

Lopar

Anche oggi è una bella giornata di sole e decidiamo di dedicarla al mare. Consultiamo la mappa e proviamo ad andare a Lopar dove ci sono spiagge più grandi e anche il mare dovrebbe essere più caldo. Arrivando al paese di Lopar ci si rende subito conto che questa è una località esclusivamente turistica: hotel, campeggio, ristoranti, chioschetti di ogni tipo. Tutto a uso e consumo del turista, compresi i parcheggi. Arriviamo in fondo alla strada, dove c’è un molo, ed una scogliera che si conclude su di una spiaggia piena di famiglie. Gli scogli, tuttavia, sono deserti così decidiamo di parcheggiare e ci sistemiamo su alcune rocce e sotto dei pini, accontentando sia chi vuole stare al sole (mia moglie) e chi all’ombra (tutti gli altri). L’acqua sembra sensibilmente meno fredda anche se, anche qua, fare un bagno prolungato è abbastanza difficile.

A quanto pare Giugno è la stagione delle famiglie, in maggioranza croate, che affollano le poche spiaggette disponibili lasciando deserto tutto il resto. La quantità di persone, in maggioranza bambini, stipati sulla piccola spiaggia lunga circa 100mt era impressionante. Tutto intorno, una bellissima scogliera praticamente deserta.

In genere, poi, le famiglie tendono ad affollare le spiagge nelle prime ore del mattino e le ultime del pomeriggio, per proteggere i bambini dal sole delle ore di punta. In Croazia, a quanto pare, non si pongono questo tipo di problema, passando in spiaggia l’intera giornata. Oltretutto ci tengo a far notare che non vedono affatto di buon occhio i possessori di cani, lanciandoci occhiatacce di disapprovazione, anatemi in lingua croata, allontanando i bambini come fossimo degli appestati. Oltretutto la stragrande maggioranza della popolazione ha una evidente paura dei cani, compresi i giovani.

La sera, mentre torniamo verso l’appartamento a Rab, notiamo un bel po’ di viavai in paese e anche qualche persona vestita in costume tradizionale: con la mia solita faccia tosta, chiedo e una ragazza cosa succede e lei mi informa che oggi è la ricorrenza dell’Unità Nazionale Croata.

Il paese è tutto addobbato a festa, con tanto di banchetti nella piazza centrale e figuranti in abiti tradizionali medievali. Mi ricordano le comparse della Passeggiata Storica del Palio di Siena e, nell’ambiente medievale di Rab, il tutto rende la serata piacevole e decisamente caratteristica. Ne approfitto anche per assaggiare i “cevapcici”, un piatto tradizionale croato, delle specie di salsiccine fresche di carne macinata ,senza pelle, arrostiti sulla grata. Serviti con della salsa alla paprika, sono molto buoni e saporiti.
La serata finisce con un giro per i banchetti della piazza centrale e per le vie del centro storico.

Relax sull’Isola di Rab

Questi sono giorni di relax sull’isola di Rab. Mare, sole e gite per la bella isoletta.

Oltre al mare Rab offre dei magnifici percorsi da farsi a piedi o i bicicletta attraverso i boschi di lecci e sulle montagne dell’isola. Molto belli i panorami e gli scorsi. L’abitato di Rab è, comunque, l’unico paese che vale la pena visitare: gli altri centri abitati sono abbastanza brutti.

Durante il giorno Rab brulica di turisti e visitatori mentre la sera l’atmosfera è più rilassata, con tanti giovani seduti ai numerosi pub e locali che offrono sia musica dal vivo che birre e cibo. Numerosi anche i gelatai artigianali (costo medio: 5 kune a palla di gelato) e devo dire che il gelato non è affatto male !

Il porto di Rab, invece, è pieno di lussuosi panfili e banche a vela, tanto da far capire come questa debba essere una destinazione piuttosto di elitè. Moltissimi tedeschi ed austriaci, ma anche italiani e polacchi, in giro per l’isola.

Sulla parte alta del centro storico, inoltre, è possibile salire gratuitamente (ma la scala è piuttosto ripida e pericolosa) su di una torre da cui godere di tutto il panorama del paese e del mare circostante.
In tutta l’isola ci sono pochi distributori di carburante, di cui uno proprio sul porto di Rab (INA) ed un altro sulla strada che porta a Misnjak. Un problema abbastanza noioso è la mancanza di parcheggi: i pochi disponibili sono tutti a pagamento (7 kune/ora) ed i poliziotti sono abbastanza solerti a montare le ganasce a chi non paga !

Tra i prodotti tipici da acquistare segnalo l’immancabile miele, la grappa aromatizzata (in Croazia la grappa è cultura: se ve la offrono prima di cena non rifiutate !), vini rosè e marmellate. In particolare vi segnalo la
marmellata di rosa canina, con un sapore abbastanza particolare. Buone anche le tisane “caj” aromatizzate.
Nei supermercati croati trovate in prevalenza affettati, salumi (consiglio il buonissimo Prosciutto affumicato Dalmazio “prsut” e il salamino piccante “kulen”) e prodotti confezionati, tra cui gran parte di essi sono italiani (Sughi Star, Pasta Barilla, Merendine Balconi etc…). I prezzi non sono molto contenuti per cui è veramente da valutare la possibilità di approfittare dei take-away presso i numerosi ristoranti e taverne o, visto che non si paga coperto, di cenare direttamente lì. Vale la pena usufruire dei market solo per qualche prodotto tipico (marmellate, liquori, vini) e l’acqua/birra.

Verso l’Istria

Oggi è giorno di partenza. Abbiamo deciso di spostarci per visitare anche l’Istria. Dopo aver fatto i bagagli e caricato la macchina, partiamo verso il porto di Misnjak per tornare sulla terraferma. Abbiamo scelto di non partire dall’altro porto, a Lopar, perchè il traghetto porta sull’isola di Krk e toccherebbe pagare di più e fare 1h e 30 di traversata.

Arriviamo sulla terra ferma poco dopo e ripartiamo verso Nord, lungo la strada costiera. Passiamo Senj, decidendo di non fermarci al castello, perchè mi hanno detto che dentro non ne vale la pena (c’è un ristorante e non è permesso l’ingresso ai cani).

Dopo circa 2 ore di viaggio arriviamo a Fiume (la strada è stretta e se capita un camion è la fine !) e seguiamo le indicazioni per Pula, percorrendo la statale A8. Dopo poco arriviamo al Tunnel Ucka, lungo 6 km, e con pedaggio di 28 kune.

Dopo il tunnel il paesaggio cambia completamente, rivelando un’Istria verde, fertile e piena di corsi d’acqua, laghetti e torrenti. I panorami sono molto belli e dopo tanti giorni di paesaggi rocciosi e brulli, non sembra neppure di essere in Croazia.

La guida dice che lungo la strada è possibile vedere una delle foibe più caratteristiche, con il paese di Pazin costruito proprio a ridosso del crepaccio. Decidiamo di fermarci per una visita veloce, posteggiando praticamente nella piazza dell’antico castello veneziano, costruito su di uno strapiombo impressionante.

Vedo dalle brochure che è possibile visitare la foiba attraverso un percorso a piedi di circa 2km. Presi dalla curiosità, decidiamo di andare. Beh, 30 kune a testa per una semplice passeggiata nel bosco ! Da notare, oltretutto, che il lunedì l’ingresso è gratis. Comunque, se volete un consiglio, lasciate perdere: prorpio non ne vale la pena !

Sudati, stanchi e amareggiati per la delusione, proseguiamo alla volta di Pula.

Arriviamo a Pula dopo circa un’oretta e adesso inizia la sfida dell’alloggio. Decidiamo di arrivare a Premantura, proprio in fondo alla penisola, che avevo letto essere molto carina e caratteristica: in realtà non c’è piaciuta per niente. Pensavamo, infatti, che fosse il classico villaggio sul mare con porticciolo, passeggiata sul molo, etc etc…invece nisba ! Non siamo neanche stati capaci di capire dove erano le spiagge ! Ripartiamo verso nord, decidendo di passare lungo la strada costiera e trovare un posticino dove fermarsi.
Alla fine, dopo essersi persi dentro Pula, arriviamo a Fazana, un bel paesino tranquillo sul mare a circa 5 km da Pula. Il posto ci piace così, senza perder troppo tempo, metto nuovamente in pratica la tecnica del ristorante: chiedo ad una cameriera della Pizzeria Bambino che subito telefona ad una sua amica. Ci porta a vedere un appartamento proprio sopra la pizzeria: bello, decisamente nuovo e confortevole ma…60€ al giorno sono veramente troppi !

Oltretutto chiederebbe, ma ci faceva lo sconto, 10€ in più per il cane. No, mi spiace, ma troppo caro.
Decidiamo di vedere altrove, rendendoci subito conto che quà i prezzi sono sicuramente superiori rispetto alla Dalmazia. Mi fermo a chiedere a Villa Velina ma non accettano cani. I costi delle camere sono comunque abbastanza sostenuti (38€) e anche gli appartamenti vanno sui 60€. No, troppo caro, preferisco cercare ancora. Il ragazzo della reception ci dice di aspettare e chiama una persona alla pizzeria antistante, Pizzeria Sorriso, e forse ci trova da dormire da una signora che affitta appartamenti proprio lì.

La signora Maria, gentilissima e con un forte accento veneziano, accetta anche Margot e ci accordiamo per una cifra tutto sommato ragionevole per un confortevole e spazioso appartamento: 45€ al giorno. Alla fine, poi, c’ha fatto pure un po’ di sconto ! La zona è tranquilla, residenziale, e a poche centinaia di metri sia dal mare che dal centro, così ci accomodiamo per rimanere qualche giorno qua.

Davanti a Fazana c’è il Parco Nazionale delle Isole Brjuni ed in centro decine di avventori cercano di venderti tour intorno alle isole. In realtà, come poi vengo a sapere dal centro turistico ufficiale, questi tour non permettono lo sbarco sulle isole ma solamente una circumnavigazione intorno a esse. Comunque la M/B Emilio ci ha offerto un tour, con pranzo di pesce, bevande a volontà e sosta sull’isola di Jerolin, a 220 kune a persona !

La visita ufficiale del parco, che potete prenotare direttamente al rispettivo ufficio nel centro di Fasana, costa 30€ a persona e permette, però, lo sbarco e la visita dell’isola, dove c’è qualche museo e una specie di safari con animali esotici quali pavoni, elefanti, zebre e…ciuchi 🙂 . Si può visitare anche con il cane, purché al guinzaglio. Comunque abbiamo deciso di non andare perché ci sembrava decisamente troppo caro.

Tornando a Fasana, il paesino è molto tranquillo e ospitale, con una bella passeggiata sul lungomare, un porticciolo di pescatori e anche qualcosa da vedere.

Visita di Pola

Oggi il cielo è un po’ nuvoloso così decidiamo di approfittarne per visitare Pola. Da Fasana sono solo pochi km e parcheggiamo proprio sotto l’anfiteatro romano, vicino al centro storico, per la cifra di 4 kune/h.
La prima impressione su Pola, che poi è anche l’ultima, è che si tratti di una città sviluppatasi senza alcun progetto urbanistico serio: orribili palazzi in condizioni pessime proprio accanto al bellissimo anfiteatro romano, anch’esso –oltretutto– trasformato in una specie di teatro a cielo aperto…senza parole !

Il corso di Pola è affollato di persone: tanti turisti ma anche autoctoni, molti di essi seduti comodamente ai numerosi bar per un aperitivo o una bella birra fresca. Anche i negozi sono numerosi anche se non è proprio da shopping: la moda croata è decisamente diversa da quella italiana !

Girovaghiamo senza meta, seguendo lo sciame di turisti, arrivando sia all’Arco dei Sergi e, successivamente, nella piazza centrale dove svetta, in bella mostra di se, il Tempio di Augusto. La visita del tempio, all’interno, è a pagamento ma –stufo di dover sempre pagare tutto– me lo guardo da fuori. In alcune delle case del centro si scorgono ancora tratti dell’arte veneziana, soprattutto negli archi in pietra dei palazzi storici.

Molte anche le facciate in stile liberty, con belle terrazze in ferro battuto. Anche i negozi per turisti non mancano: cartoline, souvenir e una marea di paccottiglia incredibile !

Nella piazza centrale c’è anche l’ufficio turistico dove vado a prendere una mappa della Città, scoprendo che praticamente abbiamo visto quasi tutto: Pula non è proprio stupenda e dopo un paio d’ore –sarà stato il caldo– inizia a essere abbastanza noiosa: ci incamminiamo così verso la macchina, decidendo di passare il pomeriggio al mare a Fasana.

Il lungomare di Fasana è interdetto ai cani ma, davanti al campeggio più avanti, sembra che si possa stare anche con i ragazzi pelosi. In realtà, siccome c’erano un bel po di famigliole con relativa prole, anche qua non sono mancati gli sguardi di disapprovazione. Comunque ci siamo messi in disparte, mantenendo Margot al guinsaglio e limitandone i bagni in mare.

Fatto curioso è che tantissime persone rimangono, anche con i bambini piccoli, in spiaggia fino tardi, anche oltre l’ora di cena. Sarà che di sera la temperatura è davvero piacevole e l’atmosfera rilassante ma in Italia, in
genere, all’ora di cena le spiagge sono quasi deserte…

Relax a Fazana

Oggi decidiamo di passare la giornata in completo relax. La mattinata ce la prendiamo comoda e ne pomeriggio torniamo in spiaggia, sensibilmente meno affollata.

L’indomani si parte per Siena e sono circa 700Km di strada da fare. Ce la prenderemo comoda, magari fermandosi a visitare Rovigno e Porec. Oltretutto devo anche capire come riuscire a passare la Slovenia senza dover sottostare alla fastidiosa gabella della vignetta per 5 km di strada.

Siccome si paga la vignetta solo nel caso di transito su Autostrade e Superstrade, è necessario passare solo per strade secondarie. Ora cerco di spiegarvi da dove siamo passati noi, di ritorno dall’Istria, ma il percorso vale per entrambi i sensi di marcia.

Innanzitutto si passa la frontiera tra Croazia e Slovenia a Dragonia. Una volta arrivati in Slovenia si segue le indicazioni per Koper (Capodistria) lungo la strada statale che si inerpica su per la montagna.

Arrivati a Koper dovete seguire per Sv. Anton e successivamente proseguire in direzione Ost.

Proseguite la strada, stretta e poco trafficata, fino ad arrivare in Italia a Crociata di Prebenico e poi a Trieste, da dove prendere l’autostrada.

Si tratta di allungare di qualche decina di km, sicuramente più economico di dover spendere 15€ per la vignetta !

Rovigno, Porec e ritorno a Siena

Oggi è giorno di partenza. Dopo 16 giorni di vacanze, è l’ora di tornare a casa ! Dopo aver sistemato il bagaglio e caricato la macchina, salutiamo la gentilissima Sig. Maria e partiamo verso Trieste.

Lungo la strada vedo l’indicazione per Bale (Valle) e mi ricordo che sulla guida consigliavano di visitarlo. Beh, sinceramente non è nulla di che: un paesino in pietra bianca adagiato su di un colle in mezzo alla verde macchia mediterranea. Veloce giro in macchina nel centro e passiamo oltre.

Avevamo deciso di prendercela comoda così ne approfittiamo per fare una veloce visita a Rovigno, scoprendo che valeva la pena spenderci qualche ora. Rovigno è adagiata su una insenatura sul mare, con tutta la città vecchia –di origini veneziane– su di un colle dalla cui sommità si gode di uno splendido paesaggio sul mare e sulle isolette antistanti.

Parcheggiamo in una zona a 7 kune/h, vicino la stazione degli autobus, e ci incamminiamo lungo la via principale. Dopo poco arriviamo sul porto e davanti a noi, con un bell’arco all’ingresso, la parte vecchia della città.

I palazzi della città vecchia sono bellissimi, in pietra nel ricercato stile veneziano, incastonati in un dedalo di viuzze e vicoletti molto suggestivi. Inoltre gran parte delle botteghe del pian terreno sono occupate da artisti ed artigiani che rendono la visita della città ancora più interessante.

Sulla cima del colle sorge la cattedrale che, però, non ho trovato particolarmente interessante.

Oggi è veramente caldo e noi siamo in giro proprio all’ora di pranzo, quando il sole picchia e c’è odore di cibo nell’aria. Mangiamo qualcosa dalle vivande rimaste e proseguiamo verso Porec, a pochi km di distanza
in direzione nord.

Porec, a differenza di Rovigno, è su di un promontorio sul mare. Anche questa cittadina è molto bella e dalle evidenti origini romane e poi veneziane. Il fiore all’occhiello di Porec è, indubbiamente, la Basilica Eufrasiana (Patrimonio Unesco) famosa per gli splendidi mosaici bizantini.

L’ingresso alla Basilica è gratuito (si paga solo per salire sulla torre) ma non si può entrare –come in tutte le chiese– con abiti succinti (niente pantaloncini troppo corti, canottiere, costumi) e con i cani, così ce la
visitiamo a turno 🙂

E’ davvero molto bella ed i mosaici sono splendidi, soprattutto quelli su fondo oro. Oltretutto potete anche approfittarne per rinfrescarvi un pò dalla calura estiva !

Anche a Porec abbiamo programmato una visitiona veloce così decidiamo di farci un giretto veloce lungo il decumano del paese e poi partire verso casa. Come quasi tutta l’Istria, Porec vive essenzialmente di turismo e non mancano i negozi di souvenir pronti a venderti qualcunque cosa. In particolare, se avete sete, vi consiglio di acquistare l’acqua al tabacchino (si, ai tabacchi hanno sia acqua che gelati !) che è notevolmente più economico di qualunque bar. Ovviamente un alimentari (se lo trovate) è la scelta migliore…

Ripartiamo verso Siena, lungo la A9, seguendo le indicazioni per Koper (Capodistria). Come dal piano che ho illustrato nella pagina precedente, bisogna uscire a Plovanija e proseguire per Dragonia.

Da notare che alla dogana tra Croazia e Slovenia ci hanno a malapena degnato di uno sguardo alla carta d’identità.

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