53° giorno – La fase 2 ancora non ci sarà. Ma molte piccole rivoluzioni, nel bene e nel male, sono già in atto.

Meglio morire combattendo per la libertà che essere prigioniero
per tutti i giorni della tua vita.”
Bob Marley

Pare evidente che la tanto sospirata Fase 2 non sarà il 4 maggio. Quanto annunciato ieri sera dal Presidente Conte è un piccolo maquillage della Fase 1, una specie di Fase 1.1: ancora niente spostamenti liberi, neanche dentro i confini regionali e comunali. Si potrà fare attività sportiva, da soli e senza esagerare, allontanandosi un po’ da casa. Per la scuola ancora niente. Ai funerali massimo 15 persone, all’aperto e ben distanziate tra loro. Hanno fatto inca%%are pure i Vescovi, perché le chiese non potranno ancora celebrare la messa (su questo tema vedremo gli sviluppi nei prossimi giorni). Una interessante ricostruzione degli eventi, degli atti e degli incarichi è disponibile grazie all’Associazione OpenPolis.

Le fabbriche invece, quelle si, potranno ripartire. Allargamento della platea, già abbastanza ampia, delle attività industriali e commerciali che –rispettando il protocollo di sicurezza– avranno modo di riaprire i battenti. Una antipatica sensazione di sentirsi considerati solo elementi necessari al mantenimento del PIL…

I bar no, non apriranno ancora. E neanche i parrucchieri: tenetevi la ricrescita!

Non capisco francamente cosa permette di salire in auto per andare in fabbrica a lavorare 8 ore al giorno, con la mascherina indosso, mentre invece continua a essere considerato rischioso (e quindi è proibito) salire in macchina e andare, ad esempio, al lago, al fiume o al mare, e farsi una bella e rilassante passeggiata. Da soli, ovviamente, mantenendo le distanze. Forse l’economia nazionale ha la priorità davanti alla salute psicofisica delle persone? Chissà…

Chiaramente questa è solo la mia personale opinione, vivendo in un territorio non molto densamente abitato e, quindi, potendomi spostare senza incrociare nessuno. Sicuramente per i grandi centri urbani la situazione è radicalmente diversa. Lo capisco, ci mancherebbe altro. Mi chiedo tuttavia se avessero fatto le medesime scelte politiche nel caso l’epicentro caldo dell’epidemia fosse stata, che ne so, la Sardegna o la Sicilia o la Calabria invece della Lombardia...

Sui social imperversa il dibattito su cosa significhi esattamente “congiunti”. C’è chi ironizza sul poter andare a trovare la lontana zia che non vede da 20 anni ma non il partner con il quale non è stato ancora sancito il matrimonio. Mi sembra che questa situazione stia assumendo sempre di più contorni kafkiani…

Sul tema Giustizia 2.0 e processi da remoto, il Garante della Privacy solleva (legittimi) dubbi sull’uso delle soluzioni informatiche individuate, come Skype e Microsoft Teams. Anche se l’AGID ha dato il suo via libera in merito alla compliant di tali software ai requisiti normativi, è sempre bene non dimenticare che sono prodotti sviluppati e gestiti da aziende multinazionali. Come dicevo ieri a proposito della scuola e della Didattica 2.0 (a proposito, vi segnalo questo interessante articolo de Il Fatto Quotidiano sul tema), in questo caso parliamo di Giustizia, un altro settore in cui abbiamo del tutto rinunciato, ancora prima di combattere, alla nostra sovranità digitale. Tanto per chiarire, in un possibile scenario di cyberwarfare, far transitare le proprie comunicazioni sensibili (e credo proprio che la Giustizia lo sia) attraverso territorio straniero, usando addirittura apparati costruiti da aziende straniere, non è il massimo della strategia. Non trovate?

Sempre in tema di giustizia, fa discutere l’iniziativa della Procura di Bari in merito alla decisione di far sequestrare 19 canali Telegram rei di diffondere copie pirata di quotidiani e altro materiale coperto dal diritto d’autore. E’ stato addirittura disposto, almeno a quanto risulta dalle informazioni diffuse a mezzo stampa, di chiedere ai provider di servizi l’inibizione dell’interno servizio di messaggistica Telegram, nel caso la piattaforma non collaborasse nella lotta alla pirateria. Sarà interessante seguire la vicenda, anche solo per il fatto che la “minaccia” di bloccare una piattaforma come Telegram, usata anche da molti attori anche istituzionali (penso al Garante della Privacy…), non credo porterà a niente di concreto. Del resto, pur non giustificando la pirateria in alcun modo, nel suo piccolo è stato uno strumento di democratizzazione dell’informazione, permettendo –anche a chi non può permetterselo– di leggere le notizie e informarsi.

Israele interrompe il monitoraggio degli smartphone dei cittadini da parte delle forze di Polizia per motivi di privacy. Già mi spaventa abbastanza l’idea che abbiano attuato un sistema del genere: siamo alla quintessenza dell’invasione della nostra vita privata, per giunta a beneficio delle forze dell’ordine. A quanto pare, era decisamente troppo. Per noi, in Italia, vale sempre il solito consiglio: “#iorestoacasa, disse lo smartphone”.

A proposito di vita privata, guardando le immagini di come stanno predisponendo i mezzi pubblici per affrontare il graduale ritorno agli spostamenti, ho riflettuto sul fatto che la nuova normalità sarà piuttosto diversa da quella pre-covid. Ne abbiamo parlato già molte volte. Ma, banalmente, solo la spinta tecnologica indotta dalla necessità di mantenere l’isolamento sociale Introdurrà delle rivoluzioni che non saranno reversibili. A iniziare dai biglietti. Che già di per sé, parlare di biglietti cartacei fa quasi ridere nel 2020. In ogni caso, le biglietterie saranno solo automatiche. Credete che, finita l’emergenza, riapriranno anche le tradizionali biglietterie? In franchezza, spero di no. Le mascherine diventeranno parte integrante del nostro abbigliamento probabilmente per molti mesi a venire, forse anni. C’è già chi si è ingegnato a disegnare costumi a 3 pezzi: il trikini, con mascherina abbinata.

Ho inoltre molto apprezzato il sindaco di Milano, Sala, nella sua intenzione di realizzare delle isole residenziali dove, nel giro di pochi minuti a piedi, i cittadini possano trovare tutto ciò di cui hanno bisogno. Una visione “di quartiere“, radicalmente diversa da quella attuale che vede zone commerciali e zone residenziali, che finiscono molto velocemente per diventare anonimi quartieri “dormitorio” a socialità zero (dove però la micro-criminalità prolifera). Inoltre, questa separazione obbliga i cittadini a spostarsi con mezzi privati, causando traffico, inquinamento, frustrazione e costi più elevati. Mi sembra evidente che, tra le tante micro-rivoluzioni della quarantena, sono stati riscoperti gli esercizi commerciali di quartiere e la loro importanza. Negozietti che prima erano ignorati, a favore della GDO, in questi giorni di spostamenti difficili sono diventati un punto di riferimento per molti cittadini. Magari i costi sono sensibilmente più alti. Anche la scelta non sarà sempre la stessa del supermercato. Ma ci sono dei vantaggi innegabili, tra cui il rapporto umano che si instaura tra cliente e commerciante. Un rapporto di fiducia reciproca, una simbiosi proficua capace di rendere più vive e a misura di cittadino anche le periferie più desolate, figlie di una visione sociale e urbanistica che non esiste più.

https://image.freepik.com/free-vector/non-contact-greetings-covid-19_23-2148493745.jpg

Tra le micro-rivoluzioni in atto c’è l’abbandono, forzato e improvviso, della stretta di mano. Passeremo ad altre forme di saluto senza contatto, tra cui sta prendendo particolarmente piede il “namasté” indiano. La stretta di mano era anche una forma di contratto sociale, indicatore di fiducia reciproca e simbolo di sodalizio. Saremo costretti ad accontentarci di altro.

Finisco con un divertente siparietto raccontatemi da una coppia di vicini. Fermati da una pattuglia di Carabinieri durante una passeggiata, quando ancora si poteva, si sono sentiti chiedere: “come mai state così vicini?” “Beh, siamo marito e moglie…” “eh, però così vicini non va bene…”

P.S. Sul tema CoVID-19 c’è purtroppo da segnalare una brutta notizia: sembra che ci siano alcune casistiche di reazioni gravi sui bambini. Lo segnala oggi l’NHS inglese e la BBC riporta la notizia. Sembrava, almeno dai primi studi, che i bambini fossero in qualche modo immuni o poco suscettibili. A quanto pare, purtroppo, non è così.

Questo articolo è stato visto 32 volte (Oggi 1 visite)

Hai trovato utile questo articolo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.