56° giorno – RevengePorn, immunità e caos ordinanze

“Ho la paura della perdita della democrazia, perché io so cos’è la non democrazia. La democrazia si perde pian piano, nell’indifferenza generale, perché fa comodo non schierarsi.”
Liliana Segre

A quanto sembra, i risultati di una ricerca cinese pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature confermerebbero che il CoVID-19 da immunità. Lo annuncia Roberto Burioni dal suo profilo Twitter:

Per un profano come il sottoscritto, questo dovrebbe comunque voler dire che la speranza nell’immunità di gregge è ancora valida. Ovviamente è una immunità che va conquistata pian piano, evitando di saturare gli ospedali e le strutture sanitarie: per questo le misure di contenimento e protezione (distanza, mascherina, guanti…) sono ancora importanti!

Un duro colpo è stato inferto dalla Polizia Postale ai canali Telegram di Revenge Porn. Ne abbiamo parlato qualche giorno fa in merito all’#OpRevengeGram lanciata dal collettivo hacktivista LulzSecITA. Gli articoli apparsi oggi sui media nazionali parlano di almeno 3 canali chiusi (evito di citarne i nomi per decenza) e di una indagine che potrebbe coinvolgere decine di migliaia di persone in tutta Italia (questi canali avevano anche oltre 70 mila iscritti). Sono molto soddisfatto perché credo che il revenge porn, insieme alla pedopornografia, sia uno dei reati più odiosi che un essere umano possa mai compiere.

Potreste chiedervi perché viene usato Telegram, popolare app di messaggistica istantanea.

Come da policy aziendale, Telegram si impegna a proteggere la privacy dei suoi utenti. Questo non significa, però, che non sia possibile risalirne all’identità: il gestore del servizio ha sicuramente tutti i dati relativi agli accessi e, comunque, vengono utilizzate altre tecniche per scoprire la reale identità degli utenti, ad esempio attraverso attacchi di phishing mirati. Sembra quest’ultima la tecnica preferita da LulzSecITA per incastrare gli utenti dediti allo scambio di immagini pedopornografiche: anche se non sarà probabilmente possibile risalire all’identità di tutti i partecipanti a queste chat (i più scaltri avranno probabilmente utilizzato tecniche di anonimizzazione più efficaci), l’ennesimo colpo inferto a questo triste mercato spero possa finalmente decretarne la fine.

Oggi è il 30 aprile. 34 anni fa, nel 1986, veniva realizzato in Italia il primo collegamento a Internet, dal CNR di Pisa. Sembra passato un secolo, in realtà non sono neppure 40 anni. Internet è passata da essere una Rete per accademici e ricercatori a diventare un bene primario: riuscireste, oggi, a immaginare un mondo senza?

Oddio, in tutta sincerità, a leggere quello che circola sui social, tra haters, fake news e schifezze varie, senza necessariamente citare Umberco Eco e le sue legioni di imbecilli, forse Internet avrà permesso di comunicare istantaneamente con l’altra parte del Pianeta e di condividere, in tempo reale, una enorme quantità di informazione MA siamo proprio sicuri di meritarcelo? Forse no.

Comunque, dal mondo dei bit, dello 0 e dell’1, dell’acceso e dello spento, passiamo a quello molto più fumoso e confuso della realpolitik nostrana. Sta succedendo un gran pasticcio tra le ordinanze regionali e i DPCM. Da una parte le Regioni emettono ordinanze, dall’altra Conte che minaccia di far ricorso al TAR. Nel mezzo ci siamo noi, cittadini inermi, davanti al caos istituzionale delle norme e di ciò che si può o non può fare.

Prendiamo la Regione Toscana. Ieri sera è stata emessa l’ordinanza n.45, prontamente ritirata e sostituita dalla 46. Ancora è lì, quindi valida. Ma già negli ambiti istituzionali c’è chi avverte che le regole potrebbero cambiare a seguito dell’intervento del Governo. In questo caos ci si infilano anche i Comuni che, attraverso l’ANCI, fanno sapere di essere pronti a “iniziare emettendo ordinanze che disapplicano le ordinanze regionali.” perché “siamo anche un po’ stanchi del federalismo regionale che si sta trasformando in protagonismo regionale”.

E noi cittadini, le prime vittime di queste guerricciole di campanile, che ruolo abbiamo? Siamo ancora in una Democrazia dove “il potere appartiene al popolo” (art. 1 Costituzione Italiana) o siamo diventati solo polli da spennare al primo passo falso? Questo continuo caos normativo non aiuta certo ad affrontare la situazione con serenità, lo volete capire?

Io domani mattina prendo le mie scarpette e, ai sensi dell’Ordinanza del Presidente della Giunta Regionale Toscana N° 46 del 29 Aprile 2020, me ne vado a correre lontano da casa. Da solo. E non rompetemi le scatole.

Per finire, segnalo il servizio ConciliaWeb dell’AGCOM, “la piattaforma dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, semplice e interattiva, per la risoluzione delle controversie tra utenti e operatori di telefonia, Internet e Pay Tv“.

L’ADSL va più lenta di quanto dovrebbe? Vi sono stati addebitati costi non previsti? Avviate la procedura di conciliazione comodamente dal divano di casa: conciliaweb.agcom.it/conciliaweb/login.htm

Oggi eroi non ne abbiamo trovati. Solo cittadini che si son rotti le scatole…

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