15° giorno – Runners e haters

Ricordatevi che ai nostri nonni fu ordinato di andare in guerra.
A noi stanno chiedendo di stare sul divano.”
Anonimo

La Storia lo insegna: ogni periodo di crisi ha le sue vittime. Sembra incredibile come, in un momento così delicato per la società e l’umanità, l’Italia ha individuato il suo perfetto capro espiatorio in colui che, nel rispetto della normativa, esce a prendere una boccata d’aria.

In questi giorni ho davvero letto di tutto, dal “ma se esci e ti fai male, poi ingolfi il pronto soccorso che è già saturo” (vero, ma le statistiche ci dicono che gli incidenti domestici superano di gran lunga gli infortuni di chi cammina/corre) al “se ti vedono fuori poi tutti si sentono autorizzati a uscire e la quarantena va a farsi benedire“.

In qualche modo, e non so come sia stato possibile, tutti gli altri comportamenti scorretti sono stati accettati mentre quello di prendere una salutare boccata d’aria no. Chi si azzarda a uscire di casa in pantaloncini viene subito colpito dallo stigma dell’incivile, dell’egoista, del criminale, con tanto di foto e gogna social.

Non importa se c’è chi organizza, dentro casa propria, tornei di briscola con vicini e parenti, in barba alle disposizioni sull’auto-isolamento. Non ci curiamo di chi, colpito improvvisamente dalla sindrome del frigo mezzo vuoto, va a fare la spesa 3 o 4 volte al giorno (si, ho testimonianze dirette e certe di questo). È necessario, inoltre, che il tessuto produttivo rimanga vivo, ad ogni costo, compreso quello di stipare 3-4-500 operai fianco a fianco sulle linee produttive di beni di consumo assolutamente non necessari e non strategici.

I moderni bulli del web, complice forse le scuole chiuse, hanno preso di mira quel disgraziato che esce mezz’ora a prendere una boccata d’aria, in totale solitudine.

Sia chiaro, a me piace fare sport. Piace correre, camminare, andare in bicicletta per i boschi e per i campi intorno casa mia. Ho la fortuna di vivere in un posto stupendo, immerso nella natura, con centinaia di km quadrati di boschi e campi che, proprio in questa stagione, sono più belli che mai. Non ho tuttavia problemi a rinunciarvi, se ci sono motivi più importanti: credo sia importante, in un momento simile, comportarsi responsabilmente.

Ho compreso perfettamente che il messaggio “state a casa” significa adottare uno stile di vita che limiti al massimo i contatti sociali. Che non significa chiudersi tra le mura casalinghe e far diventare il proprio salotto di casa un “porto di mare” o il proprio giardino, per chi ha la fortuna di averlo, un ritrovo per amici e parenti.

Invece, con tutto questo acritico e immotivato livore rivolto verso chi, nel rispetto delle disposizioni, si prende cura della propria salute, evitando proprio di saturare il sistema sanitario con molte altre patologie (non c’è solo il Coronavirus, eh!), siete proprio sicuri di stare aiutando il nostro Paese a uscire indenne da questa tremenda crisi? Gli strascichi di questa ondata di odio potrebbero essere molto gravi: vediamo di finirla, prima che qualcuno si faccia male, e proviamo ad affrontare questa terribile crisi con solidarietà, cooperazione e responsabilità. Come un Popolo, di quelli con la “P” maiuscola.

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1 comment
  1. Caro Michele sono perfettamente d’accordo, da noi il via tutti dagli uffici è arrivato lunedi. Ora un conto è che se uno sta a Firenze Prato città a forte inurbamento è un conto , ma chi sta in campagna, oppure in montagna il discorso delle multe per correre è solo economico.

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