“Strano gioco. L’unica mossa vincente è quella di non giocare.
Che ne dice di una bella partita a scacchi?”
Dal film War games
Domenica 15 Novembre 2020, primo giorno di zona rossa per la Toscana. La “Toscana Rossa”, rossa anche nella seconda ondata del CoVID.
Al confronto con il pesante e improvviso lockdown di marzo, stavolta l’atmosfera sembra più tranquilla. In giro non si vedono volanti né posti di blocco. Assente anche l’allegra automobilina del terrore, che strillava dai megafoni “restate in casa…restate in casa…”. Spero di non essere smentito nei prossimi giorni, anche perché stavolta noto tanta rabbia e stanchezza. Forse la scelta di tenere una linea più soft è dipesa anche dalla volontà di non inasprire il clima già piuttosto teso.
In giro, comunque, pochissima gente. Pochissime auto, qualcuno in bici, qualcun’altro a passeggio con il cane o di corsa (giornata soleggiata e temperature miti invitano a uscire).
L’edizione odierna della newsletter Guerre in Rete di Carola Frediani, autorevole scrittrice e giornalista del mondo della rete, ha promosso una interessante iniziativa sul mondo dei tech-workers, TWC-Italia:
Ho sempre pensato che la nostra categoria, quelli del settore ICT, fosse sotto-rappresentata. Non tanto per la mancanza di un Albo Professionale al quale far riferimento, ad esempio, ma proprio per l’essere considerati alla stregua di qualsiasi altri videoterminalista. Quando, in realtà, gran parte di chi lavora davanti a un terminale può farlo grazie ad un particolare settore professionale, quello dei tecnici ICT. Che spazia dai sistemisti, ai tecnici di Rete, agli installatori ai programmatori. Che si amplia con i grafici, gli esperti SEO, i copywriter etc. Una galassia professionale che lavora a ogni livello dello stack ISO/OSI ma che, troppo spesso, viene dimenticato.
Non so se questa iniziativa potrà servire a quella necessaria azione di lobbying per una migliore tutela dei nostri diritti, così come per tutelare le nostre professionalità troppo spesso minimizzate dal “cuggino” di turno (i cui effetti, però, sono ben evidenti).
Proprio durante questa pandemia, che ha costretto milioni di persone a restare in casa e isolarci socialmente, è stato evidente il ruolo chiave della tecnologia per poter continuare nelle attività sociali e lavorative. Anche solo le chat, tanto per fare un esempio banale, che hanno permesso al personale di coordinarsi e organizzare le attività lavorative. O scolastiche, come la troppo esaltata DaD –Didattica a Distanza-, per la quale spesso la cronica carenza di adeguate infrastrutture digitali, così come di competenze minime, ne ha spesso vanificato gli obiettivi.
La tecnologia, oggi, va di pari passo anche con la partecipazione pubblica alla vita politica del proprio territorio. Se fino a qualche decennio fa era impensabile poter organizzare riunioni in videoconferenza tra partecipanti comodamente seduti nei loro divani sparsi per lo stivale, oggi è possibile organizzare campagne elettorali, referendum, iniziative politiche e azioni collettive in tempo reale, davanti a uno schermo e una webcam. A costi irrisori, rendendo possibile la partecipazione anche a chi non può permettersi costose apparecchiature.
Sul tema, ho avuto oggi notizia dell’iniziativa di Partecipazione Pubblica del Comune di Milano: piattaforma Decidim, la medesima adottata dall’iniziativa OpenRousseau. Accessibile usando il sistema pubblico di identità digitale, SPID, permetterà ai cittadini milanesi di prendere parte a iniziative partecipative nel proprio comune.
Banale? No, affatto. Le iniziative di partecipazione politica attraverso il Web stanno crescendo, promosse dalle stesse amministrazioni comunali. Elemento non da poco, poiché solo la proprietà pubblica (sembra un ossimoro!) dei dati può garantire trasparenza e imparzialità della piattaforma (open source). È questa una delle criticità evidenziate nella la piattaforma closed source Rousseau, di proprietà dell’omonima Associazione Rousseau di quale fanno parte una manciata di persone, presieduta da Davide Casaleggio: chi è il proprietario dei dati contenuti all’interno? Chi controlla la base dati dove vengono memorizzati i log di accesso, i dati degli utenti, i risultati delle votazioni e chissà cos’altro? La vera ricchezza, come purtroppo stiamo imparando in questi anni, non sono i software: sono i dati.
P.S. Appena finito di vedere The Founder, un gran bel film che ripercorre le tappe del successo dei fast-food Mc Donald’s. Ve lo consiglio.