The days after lockdown – Tutti al mare!

Tenetevi pure le vostre altezze, io preferisco restarmene al livello del mare.”
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Stamani ho assistito a una diretta Facebook dove due sindaci, di altrettante località marine della Toscana (Castiglion della Pescaia e Porto Azzurro, sull’Isola d’Elba), rispondevano ai tanti quesiti sulla stagione estiva.

La questione è ancora piuttosto fumosa e complicata. Premesso che le vacanze al mare sono da considerarsi più un vezzo che una reale necessità, è evidente che ci sono zone che vivono quasi esclusivamente del turismo estivo. Il turismo rappresenta una voce di bilancio molto importante, sia per chi ha esercizi commerciali che per le Amministrazioni Comunali: basta pensare alla “Tassa di Soggiorno” per capire come molti servizi erogati dalle PA locali dipendono anche da quanti turisti frequenteranno le loro zone.

Tuttavia, senza voler entrare nel complicato dedalo di norme, regole etc etc etc, alcune delle quali decisamente esilaranti (come la sanificazione della panchine sul lungomare più volte al giorno…), credo che per ognuno di noi vacanza faccia rima con relax, divertimento, spensieratezza.

Come possano conciliarsi con il dover stare a distanza, prenotare il posto con l’app (anche per la spiaggia libera), sperare di non trovare troppa fila (ce la vedete la fila di gente all’entrata della spiaggia con ombrellone sotto braccio? Solo l’idea mi fa ridere!), sperare che il bambino non faccia le bizze, di non aver dimenticato niente (ti immagini a dover fare una chilometrica fila al bar della spiaggia per un panino?), indossare la mascherina quando l’aria è rovente sotto il sole di luglio, stare attenti a essere in regola per eventuali controlli (anche con droni)insomma, già normalmente le giornate al mare sono complicate, figuriamoci al tempo del Coronavirus!

Provate a immaginarvi una delle tante giornate al mare delle scorse estati, in una spiaggia italiana. Provate ora a immaginarvi di dover restare ad almeno 2 metri di distanza da tutti gli altri (ci sono delle volte in cui gli asciugamani tra famiglie si toccavano…ombra degli ombrelloni continua dalla battigia alla fine della spiaggia…). Provate a immaginare le lunghe code per prendere un caffè, o un gelato, al bar. Sotto il sole, con la mascherina. Che devo dirvi, a me non pare una immagine così rilassante e desiderabile. Pensare di dover pure pagare per questo…mah!

Le spiagge libere, secondo alcuni primi cittadini, dovranno essere attrezzate per poter permettere il rispetto delle normative. Sanificate, con accesso controllato e regolato da steward. “Scusi, vorrei andare lì…“eh, ancora non si può. Deve aspettare la sanificazione….“. Qualcuno immagina i turni. “Allora, io ci sono domani mattina…” “Ah, io domani pomeriggio, primo turno!” “Eh, beati voi, a me è toccato il secondo turno, dalle 17:00 in poi…“. Solo il pensarlo mi fa ridere. Per non piangere, eh!

Senza contare i maggiori costi (sanificazione, steward…) a carico delle amministrazioni e degli imprenditori per un minore numero di clienti (le distanze imporrano una riduzione cospicua del numero massimo di utenti contemporanei). Già leggevo che i caffè, al bar, stanno aumentando anche fino a 1,30€: sdraio e ombrelloni non erano a buon prezzo neanche in tempi normali, immaginiamoci quest’estate nella spiaggia “per pochi”!

Già. Una estate per pochi. I pochi che potranno permettersela e i pochi che riusciranno a mettere i piedi sulla sabbia. Speriamo che non sia anche l’estate che la poca spiaggia libera venga letteralmente fagocitata dagli stabilimenti balneari.

C’è poi tutta la parte collaterale alla spiaggia: attività sportive, ludiche, ristoranti, lo “struscio” serale per le vie principali, i mercatini, le sagre... Già alcune amministrazioni hanno annullato gli eventi, con il rischio di trasformare le località balneari in “complicate” durante il giorno e un po’ morte la sera dopo cena. Con tutte le conseguenze economiche che è facile immaginare.

Rischierò di essere impopolare ma, secondo la mia modestissima opinione, una estate così non ha molto senso. È l’ora di scegliere se assumersi un certo grado di rischio, lasciando le località turistiche libere di ripartire senza troppi oneri (direi che la distanza sociale di almeno 1mt sia sufficiente, come negli autobus) oppure rassegniamoci all’idea che questa estate rischia di essere un fallimento totale, anche se le Amministrazioni e gli imprenditori ce la metteranno tutta (al netto delle tante regole) per superare questa fase di crisi.

Ci tengo a precisare, per finire, che questa è solo la mia visione da pessimista cronico. Pessimista non particolarmente amante delle afose giornate a sudare in spiaggia, con la sabbia che ti entra ovunque, a pochi centimetri da perfetti sconosciuti che urlano al telefono o spettegolano di altrettanti sconosciuti. Dopo aver passato un’ora a cercare un posto per parcheggiare l’auto, pregando di non trovarci la multa per divieto di sosta. La spiaggia mi piace la mattina presto o la sera dopo le 19, quando le famigliole sono rientrate in casa, l’acqua è nuovamente trasparente, l’aria profuma di mare e si può camminare godendosi il rumore delle onde sul bagnasciuga.

P.S. Chissà che questa non sia la volta buona che convinco mia moglie a fare le vacanze estive in montagna.

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