4 e 5 Luglio 2019 – Scioperiamo dai social network

“Lo scioperante è un lavoratore che ha preso coscienza della sua condizione
di sfruttato e deliberatamente affronta la lotta e sacrifici
sempre maggiori, onde rivendicare i suoi diritti.”

Vasco Pratolini

Proposta non particolarmente originale quella di Larry Sanger, co-fondatore di Wikipedia, che lancia due giorni di sciopero dai social networks (Facebook e Twitter in particolare) invitando a evitare tweets o post il 4 e 5 luglio 2019. La campagna, ovviamente affiancata dall’hashtag #SocialMediaStrike, ha come obiettivo

che i colossi dei social ci restituiscano il controllo sui nostri dati, sulla privacy e sulle esperienze

Larry Sanger

Del problema di come vengono raccolti, conservati, trattati e usati i nostri dati personali, soprattutto sui social network, ne abbiamo parlato tanto. Sono convinto che l’unica arma che abbiamo a disposizione sia la consapevolezza e, quindi, maggiore attenzione e controllo sui nostri dati.

Interessante anche la “Dichiarazione di Indipendenza Digitale” promossa sempre da Sanger, che tra le altre cose evidenzia come ormai siano gli algoritmi ad influenzare il nostro stato d’animo e stimolare i nostri istinti più “bassi”: la scelta di cosa mostrarci nel feed di Facebook, come probabilmente avrete notato, non è affatto casuale. Ma le strategie sono fuori dal nostro controllo, così che veniamo continuamente stimolati ad agire d’impulso, fornendo al social network ancora più informazioni su di noi.

They have adopted algorithms for user feeds that highlight the most controversial content, making civic discussion more emotional and irrational and making it possible for foreign powers to exercise an unmerited influence on elections globally.

Declaration of Digital Independence, Larry Sanger

Se sfogliando un quotidiano o accendendo la TV si ha la consapevolezza di quali sono messaggi pubblicitari e quali no (in certe trasmissioni è pure indicata “la presenza di marchi a fini promozionali“), sul web ma sopratutto sui social network è tutto molto più sfumato e meno percettibile. In particolare, manca la percezione –come più volte ho sottolineato– dei rischi derivanti dall’utilizzo di questi strumenti in maniera distratta, pensando che sia comunque tutto un gioco oppure che si possa agire indiscriminatamente protetti da uno pseudo-anonimato che, di fatto, è difficilissimo da ottenere (e certo non alla portata degli utenti).

E’ chiaro che le dinamiche della Rete sono diverse da quelle dei media tradizionali. Da quando usiamo un banale motore di ricerca allo sfogliare gli alloggi disponibili per le nostre vacanze, siamo in balia di algoritmi segreti che decidono cosa farci vedere e in quale ordine, influenzando la nostra scelta e la nostra percezione della realtà. Il tutto, ovviamente, per massimizzare il business.

Se chiedere alle aziende della new economy di rinunciare ai loro algoritmi che garantiscono importanti guadagni è più una provocazione che altro, uno sciopero massiccio degli utenti dai social network potrebbe davvero aiutare a mitigare l’attuazione di tutte quelle pratiche lesive della nostra libertà e autodeterminazione.

Se ormai è praticamente impossibile rinunciare all’uso di certi strumenti telematici, in particolare per certe categorie di professionisti, non dobbiamo rinunciare a chiedere condizioni migliori e più eque per i nostri dati, esercitando il nostro sacrosanto diritto di controllo su di essi.

#SocialMediaStrike #4e5Luglio2019

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