A Siena devo lavare la pipì del mio cane

“Non c’è fedeltà che non tradisca almeno una volta, tranne quella di un cane.”
Konrad Lorenz

Ha fatto clamore l’ordinanza del Sindaco di Siena n.27 del 3 aprile 2019 relativamente alle “Disposizioni di richiamo relative alla conduzione dei cani e all’obbligo di rimozione delle deiezioni canine in luoghi pubblici, a tutela della salute, dell’igiene e del decoro cittadino“.

Non tanto per l’ormai consolidata necessità di provvedere alla rimozione delle deiezioni solide (“di provvedere all’immediata rimozione delle defecazioni del cane dalle superfici pubbliche o private interessate, facendo uso di paletta o altra idonea attrezzatura, di sacchetti monouso, attrezzature che si consiglia di portare sempre con sé;“) quanto per la curiosa novità di dover anche provvedere “inoltre all’immediato lavaggio delle deiezioni liquide degli animali condotti, tramite acqua priva di detersivi o solventi, che si consiglia di portare con sé ad ogni uscita in appositi contenitori;“.

Le sanzioni, per chi non dovesse ottemperare all’ordinanza, sono non trascurabili: “una sanzione amministrativa variabile da € 50,00 a € 300,00 […] e, qualora 1l fatto costituisca reato, saranno altresì denunciati all’Autorità Giudiziaria, ai sensi dell’art. 650 del Codice Penale (ndr: Inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità)”. Insomma, si rischia di finire davanti al giudice se non gettiamo acqua sulla pipì del nostro cane.

Certe volte, davanti a simili ordinanze, ci si chiede se chi le ha estese ha mai avuto un cane. Forse no, visto che chiunque abbia un amico a 4 zampe (che sia cane o gatto, ma il gatto -stranamente- non viene toccato da questa ordinanza: forse la sua pipì non puzza?) sa che vi sono difficoltà oggettive, soprattutto in situazioni particolari come la marcatura del territorio.

Inoltre, l’acqua priva di saponi e di solventi è assolutamente inefficace al problema igienico, se così vogliamo metterla: serve solo a diluirla un po’, senza neppure tentare di coprirne l’odore. L’ordinanza, peraltro, non indica quanta è la quantità d’acqua necessaria al “lavaggio” della deiezione liquida: proprio l’altra mattina ho assistito all’umiliante scena di un padrone che, con una bottiglietta da mezzo litro, tentava di ottemperare all’ordinanza con quattro schizzetti d’acqua fresca…

Devo tuttavia essere onesto: la ratio dell’ordinanza è anche, per certi versi, condivisibile. Soprattutto durante la stagione calda, la pipì dei cani in città rischia di essere davvero antipatica, soprattutto per una città che fa del turismo un elemento sempre più importante della sua economia. Non mi pronuncio sul piano sanitario perché, in tutta sincerità, l’unico rischio per la salute umana che sono riuscito a trovare attraverso una veloce ricerca è una infezione da leptospirosi.

Onestamente e senza voler fare il “benaltrista“, mi sembra che a Siena ci sono altre emergenze, come ad esempio la forte presenza di colombi che ha provocato, negli anni, infestazioni di zecche e altri parassiti, oltre a lasciare in molti angoli e vie del centro numerose deiezioni.

Anche per questo è programmato il lavaggio delle strade, che serve sia a rimuovere gli escrementi che la tanta spazzatura (come le cicche di sigarette) abbandonata quotidianamente in giro. E le cicche di sigarette, così come la plastica, non sono né biologiche come la cacca o la pipì del nostro cane né se ne vanno alla prima pioggia: rimangono nell’ambiente per molti molti anni.

Apro una parentesi: ricordo ancora quanto, in vacanza a Istanbul qualche anno fa, notai come ogni notte le strade venivano lavate. E non c’era odore in una delle metropoli più popolose al mondo, dove vi assicuro che il livello di igiene è ben diverso da quello a cui siamo abituati noi.

Non mi interessa, a questo punto, trarre conclusioni affrettate sull’ordinanza. Certamente la reputo di scarso effetto su ciò che si propone di ottenere. La vedo invece di grande effetto per proseguire nel percorso, già intrapreso svariati anni fa, di “sienaland-izzazione“: la lenta ma inesorabile trasformazione in una città-museo, ad uso e consumo del turismo e dei pochi cittadini che ancora vi resistono.

La strategia di vietare tutto il vietabile, di rendere sempre più difficile la quotidianità a chi vive la città. Che da Aprile 2019, per non rischiare di dover finire davanti al giudice, dovrà ricordarsi di uscire sempre con la bottiglia di acqua per pulire la pipì del proprio cane.

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