Ci sono luoghi che, colpiti dalle catastrofi naturali, mantengono aperte le ferite per molto tempo. Ce ne solo altri, come corpi capaci di guarire velocemente, che reagiscono in fretta e l’unico segno delle ferite deve essere cercato attentamente negli angoli, nei portoni, per le strade.
Buonconvento stamani, a 5 giorni dall’alluvione che ha colpito la Val d’Arbia nella giornata di Lunedì 24 Agosto, è un corpo ormai in fase di guarigione. Per le strade il fango è ormai quasi scomparso del tutto e l’unico segno del passaggio della piena dell’Ombrone, carica di detriti e fango, tanto fango, è da ricercarsi nei portoni, sui muri, negli schizzi sulle auto e nei campi circostanti il paese.
Qualcuno si chiederà come mai ho deciso di scattare foto dopo 5 giorni dal disastro: il web è già inondato delle foto e dei video durante l’alluvione, dove si vedono campi allagati, strade sommerse, cittadini impegnati con secchi e pale a difendersi dalla piena.
In una società contemporanea abituata al gossip, alle notizie sensazionali, alla diretta del disastro, c’è la tendenza a dimenticare in fretta quanto è accaduto: ogni giorno nuovi gossip, nuove notizie sensazionali, nuovi disastri sono pronti a sostituirsi alle conoscenze ed alle chiacchiere mentre ci si rinfresca, la sera, dopo la canicola estiva.
Per questo ho deciso di andare 5 giorni dopo. Per non dimenticare, per mantenere viva la testimonianza di quanto accaduto e che ancora condiziona e coinvolge la vita degli abitanti della Val d’Arbia e di tutte le altre zone colpite dall’inondazione.