Non sono un fan della bicicletta: ai pedali preferisco il “cavallo di San Francesco”, anche perché a Siena -e questa è una delle prime critiche al progetto- è proprio la conformazione collinare del territorio a rendere quantomai faticoso l’uso della bicicletta.
Stalli in Viale TozziTuttavia ammetto che, almeno sul piano ideologico, l’idea di promuovere mezzi di trasporto alternativi, ecologici e meno impattanti delle buone e “care” vecchie auto private, mi piace.
Mi piace anche l’idea che, finalmente, Siena riesca a beneficiare dei fondi Europei e regionali: cosa che le precedenti amministrazioni non hanno mai sentito l’esigenza di fare, complice la “mucchina” e la “muccona” che tanto finanziavano qualunque sciocchezza fosse mai venuta in mente (ovviamente quasi mai a favore della città).
Sarà poi che il sindaco Valentini è un amante delle due ruote e che gran parte dei suoi progetti sono proprio a favore di questo sport, come la pista ciclabile tra Belverde ed i Due Ponti (da me duramente contestata, soprattutto per il cospicuo impegno economico richiesto al Comune di Siena – Pinassi (M5s) in Consiglio Comunale espone quelle che ritiene le priorità in merito alle opere pubbliche): scherzando, viene da pensare a cosa sarebbe successo se a vincere le elezioni -nel 2011, quando era candidato nel centro destra- fosse stato Alessandro Nannini ?
Lettore RFIDScherzi a parte, l’idea che un servizio di bike sharing prenda piede anche a Siena, mi piace. Mi piace perché credo che la mobilità privata come la intendiamo adesso sia realmente non sostenibile e che l’esplodere del numero di auto, che nella provincia di Siena è 66 auto ogni 100 abitanti (dato 2010 – Fonte: Rapporto tra auto circolanti e abitanti per regioni e province).
Così tante auto private sono sicuramente indice di scarsa propensione all’uso del mezzo pubblico, probabilmente non così efficiente come vorrebbero farci credere, ed alla grande estensione del territorio provinciale, alla quale deve unirsi una bassa densità di popolazione: tutti fattori che incrementano la necessità di effettuare spostamenti, sia per recarsi al lavoro che per la scuola ed il tempo libero.
Per contro Siena è una città medievale e gran parte dell’urbanizzazione periferica nasce negli anni 60 e 70, quando il numero di auto circolanti non era così alto: all’aumento delle auto, infatti, non è corrisposto un miglioramento della rete viaria e dei servizi connessi (come i parcheggi scambiatori o corsie preferenziali per gli autobus), con il risultato di congestioni continue del traffico nei momenti più critici della giornata.
Pannello informativoLa soluzione a questo problema, lo preannuncio a scanso di equivoci, non è certo il bike sharing: impensabile credere che qualcuno possa muoversi in bici, se pur a pedalata assistita, da quartieri periferici come Taverne d’Arbia, Isola d’Arbia o Sant’Andrea a Montecchio (tanto per citare le propaggini cittadine più lontane dal centro): le strade strette e l’assenza di banchina “di sicurezza” ai margini della carreggiata renderebbero l’esperienza quantomai pericolosa, tralasciando ovviamente la fatica dovuta alle pendenze che si incontrerebbero lungo il percorso.
Allora perché vedere positivamente un tale progetto, se non risolve il problema ? In primo luogo, si tratta di un tentativo di innovare e stimolare positivamente la società senese ad adottare mezzi di trasporto alternativi: ammettiamolo, siamo pigri, tanto che ci sono persone che prendono l’auto anche per poche centinaia di metri, contribuendo al traffico ed al congestionamento delle già insufficienti strade. Tante volte mi sono trovato a camminare molto più velocemente delle auto in coda, soprattutto il mercoledì mattina, lungo l’anello intorno alla Fortezza medicea…
Il secondo aspetto è che, al netto dei possibili atti vandalici che hanno ucciso progetti analoghi in molte città italiane (Roma in testa: Bike-sharing Roma, il flop: un milione e 600mila euro buttati e bici rubate), in Europa (ed anche a Milano) il servizio funziona:
Ad esempio, a Parigi vi sono 1230 stazioni con circa 14mila bici, il doppio di Londra, che comunque si difende con i suoi 570 stalli e circa 8mila biciclette. Segue Barcellona (420 stazioni e 6mila bici) e perfino Lione, città francese estesa quanto il VII Municipio, con 340 stazioni e 4mila bici. Senza citare, ovviamente, Amsterdam e Berlino, con la loro tradizione secolare. Perfino Milano gode di una rete di buon livello, con 184 stazioni e 3.500 bici. (Fonte: Il flop dell’«efficiente» Bike Sharing tra furti e scooter nei parcheggi)
e che Siena credo non debba arrendersi davanti al degrado sociale ma che, anzi, debba avere il coraggio di sfidarlo e dimostrare che possiamo essere al livello delle migliori città Europee. Se non sarà così, i cittadini dovranno sapere che sono stati buttati letteralmente nel cesso oltre 500.000€…
Ovviamente ci sono anche dei lati negativi, che spero vengano affrontati al più presto:
- il centro storico di Siena, una delle prime ZTL italiane, è ancora congestionato dai mezzi dei residenti, dei camion merci e da altri veicoli che scorrazzano tutto il giorno per le sue strade: incrementare con le biciclette il numero dei veicoli non rischia di creare più ci qualche inconveniente ?
- in molte città europee vi sono piste ciclabili ben identificate lungo le strade. Come sottolineai nel mio intervento in Consiglio Comunale, “nel caso di fondi vincolati a certi tipi di opere, poi, ho evidenziato come vi sono zone dove i marciapiedi e piste ciclabili sarebbero davvero utili, come la Strada esterna di Fontebranda, sempre ad esempio, quotidianamente affollata da frotte di turisti (che mandiamo a parcheggiare al Fagiolone) che si trovano a dover invadere la carreggiata stradale, mettendo a repentaglio la loro incolumità, per mancanza di marciapiede“: dove sono, a Siena, le “piste ciclabili” ?
- il servizio di bike sharing è concentrato nel centro della città, con gli stalli dislocati in varie zone del centro storico stesso: più che favorire il traffico di biciclette nelle già strette stradine medievali, non sarebbe stato meglio puntare ad una mobilità dolce da e per le periferie ?
Per finire, diamo un’occhiata ai costi previsti. Come da Del. 332 del 30/12/2013 “Costituzione di un servizio di bike sharing elettrico nel Comune di Siena” (Bike Sharing Siena – Del. n.332), apprendiamo che il costo complessivo dell’operazione è di 511.000,00€ così divisi:
così finanziati:
tra cui notare che il co-finanziamento a carico del Comune di Siena è di 37.421,01€ (di cui 6.600,00 € per il personale). A questi vanno aggiunti 13.000€ stimati di “oneri indotti” per interventi di manutenzione straordinaria.
In totale, siamo a circa 50.000€, euro più euro meno, di cui però non abbiamo alcuna notizia di previsione dei costi per la manutenzione delle installazioni e delle biciclette.
Tralascio volutamente la polemica sull’estetica degli stalli, per la quale vale il principio sacrosanto del “de gustibus”: non saranno bellissime, per carità, ma a fronte delle tante “porcate” architettoniche presenti a Siena e realizzate negli anni passati, forse questo aspetto è il meno importante.
Per concludere, devo sottolineare l’inefficienza dell’Amministrazione nel condividere con la città questa iniziativa: da un giorno all’altro i senesi hanno visto “spuntare” queste colonnette, senza conoscerne il motivo, mentre sarebbe stato sicuramente importante condividere prima il progetto e poi realizzarlo. Purtroppo però questa Giunta fa eco ai suoi predecessori, che consideravano Siena un semplice feudo al servizio del Signore e della sua corte.
A questo punto non rimane che aspettare di vedere la comparsa delle bici e l’inaugurazione del servizio.