“A volte ci vuole un disastro naturale per rivelare un disastro sociale.”
Jim Wallis
Ma ne andasse bene una, a questo 2020! Dopo la tragicommedia di Immuni, lanciato in pompa magna, spinto e propagandato come la Soluzione Definitiva alla pandemia, dopo la scoperta –e che scoperta!– che mancavano gli operatori preposti a inserire i dati dei contagiati, è praticamente e improvvisamente scomparso dal lessico della propaganda politica. Fosse stato solo questo il problema, al quale tardivamente stanno cercando di porre rimedio con 2000 assunzioni: Immuni “soffre”, come qualsiasi altra app di tracciamento, di problemi tecnici non banali. Come ad esempio, il fatto che il protocollo Bluetooth Low Energy (BLE), usato per rilevare gli altri “Immuni” intorno a noi, supera anche i muri (ad esempio nei condomini). Che non è in grado, ovviamente, di distinguere chi è a stretto contatto con o senza le protezioni (pensiamo agli ospedali) etc etc etc. Limiti strutturali che, uniti alla classica cialtronaggine con cui l’Italia affronta troppo spesso le sfide tecnologiche, hanno reso praticamente inutile l’app scaricata oltre 9 milioni di volte. E non è finita qui…
Bonus Bici. Un ristoro fino a 500€ (max 40% della spesa) per chi, residente in un capoluogo di provincia o comune con più di 50.000 abitanti, acquista un mezzo per la mobilità dolce (bici elettrica, monopattino…). Anche questo lanciato in pompa magna e poi scivolato nel limbo, torna alla ribalta quando viene annunciato il “click day”, una sorta di moderna competizione digitale in cui devi essere il più veloce, in una certa data e certa ora, su un certo portale, a richiedere il bonus.
Alle ore 9:00, orario di avvio dell’iniziativa, si accede alla sala di attesa virtuale. Alle 9:30 a tutti gli utenti in sala di attesa verrà assegnato un posto in coda. Dalle ore 9:30 in poi tutti gli utenti che accedono all’applicazione web otterranno un posto in coda. Si ricorda che il contributo potrà essere erogato fino ad esaurimento dei fondi disponibili; pertanto, l’ingresso alla sala d’attesa virtuale e il posto in coda non garantiscono il rimborso o la generazione del buono mobilità.
dal sito buonomobilita.it
Cosa poteva andar male? Ovviamente tutto. Dalla nascita del un portale “farlocco“, buonomobilità.it (quello ufficiale è senza “a” accentata: www.buonomobilita.it), che ha tratto in inganno una buona percentuale di cittadini (alleggerendo, paradossalmente, il carico sul sito ufficiale. Che, spoileriamo subito, è andato comunque in crash), al malfunzionamento del sistema di autenticazione SPID da parte di almeno due provider, tra cui uno è PosteID (il più diffuso, in Italia).
Chi è riuscito a superare questi ostacoli, si è trovato davanti una sfilza di errori di sistema degni del portale INPS (avranno usato il medesimo fornitore?), per arrivare, alla conclusione di questo penoso percorso, alla cosiddetta “Area Beneficiari“, una sorta di limbo dove attendere, molto pazientemente, il proprio turno (l’amico che mi ha inviato, gentilmente, gli screenshot aveva oltre 600.000 persone davanti!).
C’è anche chi, come il giornalista Raffaele Angius, riesce incredibilmente nell’impresa, come testimoniato dal suo tweet:
Fortuna? Coincidenze? Seguendo l’hashtag #BonusMobilita è difficile capire quale sia la percentuale di chi, frustrato, rinuncia e di chi, invece, è riuscito a ottenerlo. Fermo restando che trovo questo meccanismo dei “bonus” abbastanza discutibile, credo che un Paese non possa affidarsi a un click day per erogare un contributo ai suoi cittadini. Così come non può escludere una larga parte della popolazione, compreso il sottoscritto, perché abita in un Comune con meno di 50.000 abitanti (per la cronaca, abito a 100mt da un Comune i cui residenti hanno beneficiato dell’opportunità).
Credo sia doveroso precisare che, in un momento simile, episodi simili assumono una rilevanza marginale. Tuttavia, davanti all’ennesima gestione pressappochista del Bonus Mobilità non possiamo non domandarci se anche altre questioni, decisamente più importanti come le contromisure alla diffusione del CoVID19, non siano affrontate con la medesima superficialità.
Speriamo di no.
Speriamo.