BrandGnu: il trashware del Comune di Bari, che ricicla vecchi PC con il software libero

“I computer sottratti alla discarica potranno così essere impiegati per ridurre il digital divide (divario digitale) tra i cittadini e il mondo dell’informatica, consentendo l’accesso all’universo digitale e del word wide web.”

Brand Gnu

Premio OpenGov Champion, tra i finalisti della sezione “Cittadinanza digitale e Competenze digitali” troviamo Brand Gnu, un interessante progetto per riciclare, sfruttando la potenza del software libero, i vecchi PC dismessi dall’Amministrazione Comunale di Bari, che

nasce per valorizzare l’ampio patrimonio informatico del Comune di Bari, e in particolare quei computer che vengono annualmente dismessi per fare posto a macchine più potenti.

PC funzionati ma ormai obsoleti per le esigenze dell’Amministrazione, che invece di finire in discarica -contribuendo all’inquinamento del nostro pianeta- vengono reinizializzati utilizzando solo software libero (GNU/Linux, OpenOffice…) e donati gratuitamente “alle associazioni e agli enti che presenteranno progetti ritenuti idonei dall’amministrazione comunale”.

Il contatore, presente sul sito web del progetto, indica 230 PC recuperati: un numero decisamente interessante, che ha permesso non solo il riutilizzo di strumentazione perfettamente funzionante ma anche il risparmio dei costi di smaltimento per il rifiuto RAEE.

Tecnicamente si chiama “trashware” e l’idea, sia chiaro, non è innovativa né recente: il progetto è partito nel 2013 ed anche altri Enti sono state realizzate iniziative simili, come ad esempio a Cesena (Trashware Cesena), a Empoli (a cura del Golem), il Progetto Nuova Vita a Varese, PCOfficina a Milano e molti altri che sicuramente ho dimenticato (e che vi invito, cari lettori, a segnalare…).

L’aspetto interessante di Brand Gnu è l’importante connotazione ideologica in merito al software libero, da parte di una Pubblica Amministrazione, indicata chiaramente tra gli obiettivi del progetto:

La scelta del software libero/open source (o FLOSS) è dunque quella più coerente per un progetto come Brand Gnu perché permette ai cittadini di accedere liberamente alla conoscenza, prescindendo da tecnologie chiuse o da programmi proprietari. Rende gli utenti soggetti attivi dell’apprendimento grazie ad un approccio didattico non più verticale ma partecipato, in cui ognuno mette a disposizione ciò che conosce, e nel frattempo impara da chi gli sta accanto.

In onore alla trasparenza, sul sito è pubblicato l’elenco dei progetti e delle Associazioni che hanno beneficiato del materiale informatico rigenerato in questi 4 anni di attività.

Per concludere, questa interessante esperienza da parte di una pubblica amministrazione sicuramente merita di essere promossa ma anche replicata in tutte le altre PA italiane, che troppe volte si trovano a spendere somme non trascurabili per lo smaltimento di apparecchiature informatiche obsolete (ma perfettamente funzionanti) che, grazie al software libero, possono tornare a nuova vita e contribuire a superare il digital divide, anche culturale.

Da parte mia, ho già preso contatti con il Comune per saperne di più sotto il profilo amministrativo: Regolamento, delibera etc etc etc, così da poter proporre una esperienza simile anche nel Comune di Siena.

 

 

 

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