Cashback e digital divide: una riflessione personale

“La discriminazione spesso non viene percepita, neppure dai diretti
interessati: più è radicata, meno è visibile.”
Tommaso Giartosio

Se state leggendo questo articolo probabilmente avete praticità con Internet e il Web. Probabilmente lo state leggendo dallo schermo del vostro PC o smartphone, scorrendo abilmente le pagine con il pollice sul touch screen di ultima generazione. Molto probabilmente, quindi, sarete stati in grado di installare l’app IO e completare le varie procedure per attivare il cashback, compresa l’autenticazione SPID.

Probabilmente, avevate già l’app IO installata per aver richiesto il Bonus Vacanze, i 500€ gentilmente offerti dallo Stato per farci fare qualche giorno di vacanza in più (nelle poche strutture che lo accettano). Oppure avevate attivato già SPID per accedere al Bonus Mobilità, per avere un rimborso sull’acquisto della bici elettrica o del monopattino.

Insomma, se avete fatto qualcuna di queste attività, appartenete a quella fetta di popolazione italiana che ha sia i dispositivi che la capacità di eseguire operazioni elementari per via telematica. Al netto delle difficoltà indotte dai malfunzionamenti delle piattaforme, infatti, parliamo di azioni concettualmente piuttosto semplici.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art.3 Costituzione della Repubblica Italiana

In questi casi andiamo oltre l’impossibilità di beneficiare delle fonti d’informazione on-line, di poter fare acquisti in Rete o di partecipare ai social. Qui siamo proprio all’esclusione dai benefici di Stato di una larga fetta di popolazione che non ha gli strumenti, cognitivi, culturali e materiali, per accedervi.

Se state pensando solo agli anziani, state sbagliando. Anche per i giovani, i cosiddetti “nativi digitali”, la situazione non è migliore: secondo l’indice DESI, anche sulle competenze digitali il nostro sistema scolastico deve lavorare molto. Non sono pochi, infatti, i giovani che non son capaci di spedire una mail o fare una ricerca in Rete: anche se siamo abituati a vederli sempre davanti allo schermo dello smartphone, spesso le loro capacità si limitano all’uso dei social.

C’è poi anche da considerare gli ostacoli di tipo infrastrutturale ed economico: per poter usare l’app IO è necessario uno smartphone con almeno Android 4.4 “KitKat”, che risale ormai al lontano 2013. Devo ammettere che gli sviluppatori hanno fatto un sforzo per garantire comunque una buona compatibilità anche per gli smartphone meno recenti. Ma non credo che sarà sufficiente a raggiungere anche chi non si è potuto permettere un nuovo smartphone negli anni passati.

Per non parlare della connettività. Non sono poche le zone “buie”, ancora non coperte da un adeguato segnale 4G/LTE. Zone in cui anche altre tecnologie di connettività (Fibra, ADSL, WiMax…. ) spesso non sono disponibili, lasciando letteralmente escluso chi vi abita. E comunque, la connessione a Internet ha un costo che non tutti possono permettersi (almeno su questo fronte, l’Italia è il Paese europeo dove la connettività 4G costa meno).

Concludendo, penso che queste ultime iniziative governative siano profondamente inique e che amplifichino ancora di più le differenze sociali ed economiche tra i cittadini. Tra i cittadini di serie A, che hanno connettività, capacità e strumenti per beneficiare dei contributi, e tutti gli altri, che per la mancanza di uno o più fattori, non ne possono approfittare. Ma che, essendo comunque soldi pubblici, anche loro son tenuti a contribuirvi.

P.S. L’immagine di copertina è, ovviamente, ironica.

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