ChatGPT ha salvato la vita a un cane?

TL;DR Una diagnosi sbagliata ha rischiato di far morire un cane, almeno fino a che il suo proprietario ha deciso di chiedere a ChatGPT una possibile diagnosi alternativa. Che, rivelatasi corretta, ha salvato la vita allo sfortunato cagnolone. Fortuna o segno di una importante evoluzione anche in campo medico?

La storia raccontata su Twitter da @Cooper, fortunatamente a lieto fine, potrebbe sembrare assurda e preoccupante.

In realtà, pur non essendo un esperto di Intelligenza Artificiale, penso che sia semplicemente uno degli innegabili vantaggi di una AI che riesce a elaborare quantità enormi di informazioni in poco tempo, senza dover fare i conti con i limiti di una mente umana.

Come racconta Cooper nei suoi Tweet (traduzione automatica di Google Translate):

“Dopo che al mio cane è stata diagnosticata una malattia trasmessa dalle zecche, il veterinario l’ha iniziata con il trattamento adeguato e, nonostante una grave anemia, le sue condizioni sembravano migliorare relativamente bene. Dopo qualche giorno, però, le cose sono peggiorate.

Ho notato che le sue gengive erano molto pallide, quindi siamo tornati di corsa dal veterinario. L’esame del sangue ha rivelato un’anemia ancora più grave, anche peggiore del primo giorno in cui siamo entrati. Il veterinario ha eseguito più test per escludere qualsiasi altra co-infezione associata a malattie trasmesse dalle zecche, ma è risultato negativo.

A questo punto, le condizioni del cane stavano peggiorando sempre di più e il veterinario non aveva idea di cosa potesse essere. Ci hanno suggerito di aspettare e vedere cosa succede, che non era una risposta accettabile per me, quindi ci siamo precipitati in un’altra clinica per avere una seconda opinione.

Nel frattempo, mi è venuto in mente che la diagnostica medica sembrava il genere di cose in cui GPT4 potrebbe potenzialmente essere davvero bravo, quindi ho descritto la situazione in modo molto dettagliato. Gli ho fornito i risultati effettivi degli esami del sangue trascritti da più giorni e ho chiesto una diagnosi.

Nonostante il disclaimer “Non sono un veterinario…”, la sua interpretazione è stata azzeccata e ha suggerito che potrebbero esserci altri problemi di fondo che contribuiscono all’anemia. Quindi gli ho chiesto quali altri problemi di fondo potessero adattarsi a questo scenario e mi ha fornito un elenco di opzioni.

Sapevo che il test 4DX escludeva altre coinfezioni e un’ecografia escludeva un’emorragia interna, quindi questo ci ha lasciato con un’unica diagnosi che si adattava a tutto finora: IMHA.

Quando abbiamo raggiunto il secondo veterinario, ho chiesto se fosse possibile che fosse IMHA. Il veterinario ha convenuto che si tratta di una possibile diagnosi. Hanno prelevato sangue, dove hanno notato un’agglutinazione visibile.

Dopo numerosi altri test, la diagnosi è stata confermata. GPT4 aveva ragione. Abbiamo iniziato il trattamento appropriato per il cane e ora si è ripresa quasi del tutto. Si noti che entrambe queste malattie sono molto comuni. La babesiosi è la malattia n. 1 trasmessa dalle zecche e l’IMHA ne è una complicazione comune, specialmente per questa razza.

Non so perché il primo veterinario non sia riuscito a fare la diagnosi corretta, sia per incompetenza che per scarsa gestione. GPT-3.5 non è riuscito a posizionare la diagnosi corretta, ma GPT4 è stato abbastanza intelligente da farlo. Non riesco a immaginare come sarà la diagnostica medica tra 20 anni.

La parte più impressionante è stata la capacità di leggere e interpretare i risultati degli esami del sangue. Ho semplicemente trascritto i valori del test CBC da un pezzo di carta e ha fornito una spiegazione e un’interpretazione passo passo insieme agli intervalli di riferimento (che ho confermato tutti corretti)

Penso che la scienza medica sarà uno di quei settori che maggiormente beneficeranno dell’AI. Pensate se il primo veterinario, oltre ad affidarsi alle sue competenze ed esperienza, si fosse rivolto lui a ChatGPT per un consiglio e avesse, quindi, offerto subito al cliente la diagnosi probabilisticamente più corretta: il cliente avrebbe avuto un servizio migliore e più rapido.

Certo, come ben sappiamo l’AI non è perfetta e le risposte che offre sono frutto di elaborazioni matematiche, che non tengono conto di altri fattori che un professionista umano può fornire: esperienza, capacità di notare alcuni dettagli, empatia e capacità di elaborare che vanno oltre i meri calcoli matematici. ChatGPT avrebbe anche potuto fornire risposte sbagliate, magari portando il percorso terapeutico fuori strada e causando ulteriori danni al povero cagnolino. Oppure, come in questo caso, correlando milioni di informazioni a sua disposizione, ha saputo trovare la risposta corretta al problema (confermata però da un professionista umano, il secondo veterinario).

Qualcuno potrebbe chiedersi se arriveremo ad avere consulenza medica totalmente automatizzata nel prossimo futuro. Secondo alcuni storici, e mi viene in mente il libro di Yuwal Harari “21 lezioni per il XXI secolo”, in molti campi –tra cui la diagnostica medica– potrebbe essere così. Io penso che l’AI potrà dare un fortissimo supporto ma non sarà mai capace di sostituirsi interamente a un professionista, che mette al servizio dell’utente anche la sua esperienza e capacità interpretative, caratteristiche essenziali per poter diagnosticare correttamente un problema.

Chiaramente, però, questo comporterà che anche certe professioni dovranno affrontare un percorso di evoluzione, per non rimanere schiacciate dal peso innovativo che l’AI porta con sé.

In ogni caso i prossimi anni si stanno rivelando interessanti e vedranno, in certi settori, una fortissima spinta innovativa che potrebbero portare all’esclusione chi non potrà o non vorrà aggiornarsi: la domanda, a questo punto, sarà sul come saranno affrontate dalla collettività queste innovazioni tecnologiche.

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2 comments
  1. Buongiorno Michele, devo dire che, a parte la veridicità della notizia (stiamo parlando sempre di un post su twitter, mi pare), comparsa in un momento di forti critiche all’AI (e, in particolare, a ChatGPT), non del tutto peregrine, la notizia stessa pone qualche interrogativo in più, che mi permetto di evidenziare. Il primo è: quali sono le fonti di dati con le quali è stata addestrata ChatGDP e quale valore scientifico hanno? Si tratta peraltro di dati sanitari che, nel caso di essere umani, sarebbero protetti dalla legge sulla privacy. Il secondo è: quanto è corretto che le persone si facciano dell’auto-diagnosi sulla base di informazioni ricavate da internet (anche se la risposta viene da uno strumento di AI, perché di questo stiamo parlando)? In ambito medico, penso da tempo che sarebbe importante mettere a disposizione degli operatori del settore un software che, da un lato, raccolga, a livello centralizzato, informazioni su sintomi, diagnosi e decorsi delle varie patologie che gli stessi riscontrano durante la loro vita professionale e, dall’altro, possa essere utilmente interrogato da medici e professionisti per acquisire informazioni che siano a loro di ausilio nell’individuare la diagnosi corretta. Che poi l’AI possa venire d’aiuto, non c’è dubbio, ma forse prima servirebbe un po’ di intelligenza naturale.

    1. Gentile Enrico, innanzi tutto grazie per l’interessante commento, che pone dubbi e interrogativi del tutto condivisibili. La base di dati con la quale ChatGPT 4 è stata addestrata credo sia evidenziata nella documentazione ma, in ogni caso, la mia era una riflessione più generale che anche tu mi pare colga nella seconda parte del tuo commento. Al di là degli errori che può generare una AI (così come gli stessi uomini, per quanto professionisti, talvolta sbagliano), anche tu sottolinei come avere uno strumento che raccolga sintomi, diagnosi e patologie possa essere di utile supporto: è esattamente quello a cui stavo pensando e per il quale vedo utile soluzionui tecnologiche come l’intelligenza artificiale. Che non deve e non può sostituirsi ma può essere un comodo ausilio.

      Cordiali saluti, Michele

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