e mo’….bike!

“La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti.”
Albert Einstein

La vera rivoluzione della mobilità urbana ancora non è arrivata a Siena. Anche se qualcuno potrebbe dire che il servizio di bike sharing è anche qui, ci sono delle differenze sostanziali che rendono il servizio offerto da operatori come MoBike decisamente interessante rispetto agli analoghi delle amministrazioni comunali.

Tutto si conclude in poche semplicissime mosse: si scarica l’app, si crea un account (per MoBike manda una OTP via SMS al numero di telefono indicato), si sceglie la tariffazione (sempre per MoBike, ho approfittato dell’offerta a 6,90€ per i primi 30 giorni, uso illimitato entro i 120 minuti) e si individua la bicicletta. A questo punto, sempre via app, si scansiona il QRCode della bici, si attende lo sblocco della ruota -impiega pochissimi secondi- e si può partire. Arrivati a destinazione, senza dover cercare stazioni, paline o altro, si blocca nuovamente la ruota per concluderne l’uso. L’app mostra sia percorso che altre info utili, compresa ovviamente la spesa.

Semplice, essenziale, niente vincoli.

Interessante anche l’aspetto tecnologico di questi sistemi in free floating, che rende queste bici esteticamente bruttine (anche se dalla forma caratteristica, essenziale per promuovere un brand) dei veri concentrati di tecnologia. Niente di entusiasmante o di particolarmente evoluto, sia chiaro, ma avere a giro per la città centinaia di localizzatori GPS connessi via GPRS ai servers della MoBike (azienda cinese), che indicano in tempo reale la posizione delle bici, chi sta usando cosa e dove, quanto sta pedalando forte etc etc etc… deve farci riflettere sulle potenzialità ma anche sulle conseguenze della diffusione di questi servizi.

Paranoia? No, semplice consapevolezza.

L’uso della tecnologia e di molti servizi è basato quasi sempre sull’accettazione di un compromesso. Ho accettato di utilizzare questo servizio per soddisfare la mia necessità di mobilità privata. In cambio, oltre a pagare la cifra stabilita, ho accettato di dare all’azienda MoBike alcune informazioni:

  • chi sono (numero di cellulare, e-mail, dati della carta di credito per il pagamento);
  • dove sono quando uso le loro bici (GPS);
  • quanto veloce riesco a pedalare (velocità di spostamento della posizione via GPS);
  • se rispetto o meno le regole del Codice della Strada (è comunque possibile individuare anche le infrazioni al CdS, come ad esempio un “senso vietato” – Ne parlo qui: Lo smartphone ci farà prendere la multa ?);
  • quanto uso le loro bici, quindi profilarmi in precise categorie di utente;

cambiando punto di vista, queste tecnologie permettono anche di estrapolare informazioni importanti per la gestione dell’ecosistema urbano e delle esigenze dei cittadini. Ad esempio, l’analisi degli spostamenti potrebbe identificare delle esigenze comuni (es. una tratta non coperta dal TPU) oppure delle zone poco/per niente frequentate oppure estremamente frequentate (=necessità di realizzare piste ciclabili o altre infrastrutture). Oppure, sempre per fare un esempio, evidenziare dei difetti nella viabilità (es. sensi unici sbagliati).

Per concludere, oltre ad aver apprezzato –da utente– il servizio di bike sharing senza vincoli che mi ha permesso di soddisfare le mie esigenze di mobilità senza dover usufruire di altri mezzi maggiormente inquinanti, è importante saper comprendere -e anche sfruttare- queste tecnologie per migliorare l’ecosistema in cui viviamo.

La tecnologia c’è. E la consapevolezza?

P.S. Ho avuto modo di provare MoBike ma immagino che anche gli altri servizi di bike sharing siano analoghi nel funzionamento. Ovviamente le vostre testimonianze a tal proposito sono ben gradite!

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