“Il diritto è la più bella invenzione che gli uomini abbiano potuto fare contro l’equità.”
Casimir Delavigne
Il titolo è del tutto inventato, sia chiaro, e anche volutamente provocatorio. Ma, del resto, come altro avrei potuto far capire a tutti l’ingiustizia del principio del cosiddetto “equo compenso” che grava sui supporti e dispositivi multimediali italiani?
Forse vi siete già dimenticati di quella iniqua “tassa” che, nell’ormai lontano 2003, fece improvvisamente aumentare il costo dei CD perché si doveva, in qualche modo, “ristorare” gli autori dei mancati compensi derivanti dalla cosiddetta “pirateria”.
La Copia Privata è il compenso che si applica sui supporti vergini, apparecchi di registrazione e memorie in cambio della possibilità di effettuare registrazioni di opere protette dal diritto d’autore. In questo modo ognuno può effettuare una copia con grande risparmio rispetto all’acquisto di un altro originale oltre a quello di cui si è già in possesso.
siae.it
Come vedete, la SIAE non parla esplicitamente di “pirateria” ma di un “equo compenso” per effettuare una copia di un’opera di cui si è già in possesso. Poco importa se non farò copie delle opere in mio possesso o, semplicemente, metterò sui supporti di memoria solamente opere libere da diritto d’autore (di cui Internet è pieno).
Periodicamente il “compenso per la riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi ai sensi dell’art. 71-septies della legge 22 aprile 1941, n. 633” viene aggiornato (l’ultimo ritocco, ovviamente al rialzo, è stato definito con il DL 20 Giugno 2014), e uno dei motivi per cui ne parliamo nuovamente è la volontà, dichiarata dal Ministro alla Cultura Franceschini, di rivedere i compensi con tanto di allargamento della platea dei dispositivi tassati, a iniziare dagli smartphone e smartwatch.
Se confermato, questo ritocco (ovviamente al rialzo) garantirebbe allo Stato un gettito di ben 120-130 milioni di euro e c’è già chi, come il senatore Mallegni (FI), ha deciso di fare un po’ di chiarezza su questo sistema che -a suo dire- coinvolge molti soldi ma con poca trasparenza. Interessante peraltro vedere dove finiscono tutti questi soldi (milioni di euro), ben analizzati nel reportage “Equo compenso per copia privata: ecco dove vanno a finire tutti i soldi” di DDay: il banco, in questo caso la SIAE, vince sempre!
Nell’era dello streaming. del 5G e della banda larga, ammetto che fa davvero sorridere –risate amare, amarissime!– pensare di dover pagare 5,6€ di “tassa” fino a 64 GB, 6,9€ oltre i 128 GB. Per gli smartwatch la “gabella” parte da 32 GB.
Dovrei concludere con un messaggio di speranza in merito a decisione assennate da parte della nostra classe politica. Mi dovete perdonare. Oggi proprio non ce la faccio.