Fregati !
A tutti voi che speravate finalmente che Renzi, per mano di Delrio, avesse veramente abolito le provincie…ci rimarrete male quando scoprirete che, come peraltro avevo già detto qui, non è affatto vero.
Del resto sarebbe stato sufficiente leggere i tanti approfondimenti sulla riforma, in special modo la parte relativa alle Provincie, come quello abbastanza esaustivo pubblicato su La Stampa il 3 Aprile 2014 (http://www.lastampa.it/2014/04/03/italia/politica/ecco-le-novit-della-riforma-delrio-oSBwBX9imRaWSi9M24LCDO/pagina.html), dove testualmente si recita:
La disciplina delle province, definite enti di area vasta, e’ espressamente qualificata come transitoria, nelle more della riforma costituzionale del Titolo V e delle relative norme di attuazione. Gli organi della provincia: il presidente della provincia, il consiglio provinciale e l’assemblea dei sindaci. Anche in questo caso, tutti gli incarichi sono a titolo gratuito.
ma non è solo la gratuità degli incarichi la vera novità. Date pure uno sguardo alle modalità di elezione:
Il consiglio provinciale e’ organo elettivo di secondo grado e dura in carica 2 anni; hanno diritto di elettorato attivo e passivo i sindaci e i consiglieri dei comuni della provincia. Anche per tali cariche, il Senato ha introdotto la decadenza da consigliere provinciale in caso di cessazione dalla carica comunale. Il voto anche in questo caso e’ ponderato. E’ prevista la presentazione di liste, sottoscritte da almeno il 5 per cento degli aventi diritto al voto. La lista e’ composta da un numero di candidati non superiore al numero di consiglieri da eleggere ne’ inferiore alla meta’. Il voto non e’ pero’ attribuito alle liste, ma solo ai singoli candidati. Viene dunque stilata un’unica graduatoria e sono eletti i candidati che ottengono il maggior numero di voti, secondo la ponderazione.
Praticamente l’unica vera grande novità, ad eccezione del risparmio sulle indennità e sui gettoni di presenza (simili a quelli previsti per i Consiglieri Comunali di cui avevo già parlato qui), è che i cittadini sono totalmente tagliati fuori dall’elezione del Consiglio Provinciale, che diventa così emanazione diretta delle forze politiche dei comuni della Provincia, creando un deficit democratico non da poco.
Tra l’altro anche le funzioni definite per le provincie non sono trascurabili:
- pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonché tutela e valorizzazione dell’ambiente, per gli aspetti di competenza
- pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, nonché costruzione e gestione delle strade provinciali
- programmazione provinciale della rete scolastica
- raccolta ed elaborazione dati ed assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali
- gestione dell’edilizia scolastica (come previsto dal Senato)
- controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale
E’ così che nelle provincie a maggioranza “monocolore”, con il meccanismo della “graduatoria dei candidati”, non è affatto detto che venga garantita la presenza delle opposizioni, con conseguenze facilmente immaginabili.
A questo si aggiunge un ulteriore organismo provinciale, la conferenza dei Sindaci, che
è composta dai sindaci dei comuni della provincia. E’ competente per l’adozione dello statuto e ha potere consultivo per l’approvazione dei bilanci; lo statuto può attribuirle altri poteri propositivi, consultivi e di controllo.
Insomma, alla fine l’unica abolizione è stata l’esercizio democratico da parte dei cittadini, che non potranno può eleggere direttamente i loro rappresentanti provinciali.