“Il volto umano non mente mai: è l’unica cartina che segna tutti i territori in cui abbiamo vissuto”
Luis Sepúlveda
Avete già notato l’ultima novità di Facebook ? Prima, ad ogni foto che caricavamo, si limitava a suggerirci gli amici che potevano comparirvi, adesso inserisce automaticamente il tag. Il riconoscimento facciale di Facebook è potenzialmente deleterio per la nostra privacy ed anche se, dicono loro, “non abbiamo funzioni di riconoscimento facciale che dicono agli estranei chi sei.”, l’idea di essere automaticamente individuato su una foto caricata da un qualche amico (“Il riconoscimento facciale ti cercherà nei post di cui fai parte del pubblico. Sono incluse le foto postate da amici o da amici di amici.”) non mi entusiasma affatto.
Non è una novità, del resto, che anche Facebook –come altri portali– stia lavorando molto per adottare la funzionalità di login biometrico, basata anche sul riconoscimento facciale. Quanto sia attendibile è la sfida, poiché quando parliamo del nostro volto entrano in gioco decine di fattori diversi, dall’espressione allo stato di salute alla semplice “esistenza” di sosia o maschere che in qualche modo, potrebbero generare riconoscimenti impropri.
L’idea di avere la webcam del mio laptop o dello smartphone che mi inquadra ed invia la foto del mio volto ad uno strumento di analisi biometrica non mi entusiasma affatto. Come dicevo, nella foto del volto ci sono informazioni che possono rivelare molto di noi, più di quanto vorremmo: la stessa normativa europea GDPR pone, per tali categorie di dati, una attenzione particolare.
Nel mare magnum dei big data, non mi stupirebbe se iniziassero a propormi creme idratanti nel caso Facebook identificasse la mia pelle “troppo secca”. O rimedi anti-acne nel caso vi fossero dei brufoli. Se permetti, caro Facebook, ai miei brufoli preferisco pensarci da solo.
Del resto questa sarà la prossima frontiera dell’AI applicata ai big data, sempre più pervasiva, sempre più precisa e capace di interpretare non solo i nostri gusti e preferenze. La profilazione sempre più precisa (micro-profiling) arriverà addirittura a prevedere e prevenire, ad esempio, l’insorgere di una malattia ? Siamo già arrivati al punto in cui l’intelligenza artificiale sviluppata da Google è in grado di “prevedere la durata dei ricoveri ospedalieri, il tasso di mortalità e la probabilità di riammissione in ospedale“: quanto mancherà ad avere Facebook che, subito dopo aver analizzato il tuo viso per il login, ti consiglierà una visita dal medico ?
Ma, soprattutto, quanti utenti accetteranno –più o meno consapevolmente– una invasione così pesante della propria sfera personale ?
Mi piacerebbe avere la vostra opinione in merito… su, non siate timidi ! Lasciate un commento 😉