La PA italiana è davvero il bengodi degli assenteisti ?
Periodicamente torna alla ribalta il tema dei “furbetti del posto pubblico”. Dei dipendenti delle tante PA del nostro Paese che, invece di trovarsi a lavoro alla propria scrivania, se ne vanno in giro a fare jogging o la spesa, magari facendosi pure timbrare il cartellino dal collega.
Anche oggi, altri furbetti beccati a Oppido Mamertina, comune calabrese. Che arriva a pochi giorni da un articolo su La Repubblica sulle false attestazioni per malattia, con un “grido di allarme” sulla mancanza di controlli da parte delle ASL per verificare le certificazioni inviate dai dipendenti.
Il grafico qui sotto evidenza bene l’entità del problema e la sua distribuzione geografica, smentendo anche il “falso mito” che l’assenteismo è di moda solo al sud.
Inutile negare che il problema esiste ed è inutile anche minimizzarlo. Da dipendente pubblico, nonché da cittadino, subisco quotidianamente le inefficienze di un sistema inefficiente, totalmente da riformare, ma dove nessuno ha reale interesse a mettere le mani. La causa principale è l’uso delle Pubbliche Amministrazioni come poltronifici, dove sistemare amici e parenti in cambio di voti (o soldi), con il risultato di aver riempito gli uffici di personale spesso incompetente. E mancando totalmente una forte catena di controllo e di responsabilità (perché il dito andrebbe puntato prima di tutto sui dirigenti), i dipendenti competenti e capaci sono frustrati e demotivati dal dover subire situazioni di inefficienza conclamata ma impunita.
Impunità e whisteblowing
Il vero cancro della PA italiana è proprio questo: la mancanza del principio di responsabilità a catena. Se un dipendente non compie il proprio dovere o è assente (e non ditemi che non è verificabile !) è preciso compito del Dirigente segnalare al suo superiore ed anche prendere provvedimenti. Altrimenti, il Dirigente è corresponsabile. Ma in una situazione di lassità generalizzata, dove i controlli praticamente non esistono, è chiaro che il dirigente non avrà molta voglia di inimicarsi il suo personale, con il rischio poi di dover subire lui stesso in prima persona “sommosse” interne all’ufficio. E non ci sono tutele per questo, anche se il tanto sbandierato whisteblowing, istituito con la legge n. 190 del 6 novembre 2012 (“Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”) prevederebbe che
In un contesto come l’attuale, totalmente allo sbando, parole come quelle citate nella legge fanno quantomeno sorridere. Inoltre, il protocollo di applicazione del sistema di whisteblowing indicato dall’ANAC deve essere attuato dalla PA stessa, attraverso l’adozione di strumenti software adeguati a garantire la riservatezza del segnalatore: siamo proprio sicuri che esista per tutte le PA ?
Una catena di responsabilità ed impunità che scende dall’alto
Inoltre, sempre sul tema delle certificazioni mediche, si sottace sempre le responsabilità del medico che firma una falsa attestazione di malattia, magari anche solo a seguito di una telefonata da parte del paziente senza verificarne le effettive condizioni di salute.
Una serie di responsabilità e mancanze che vedono come prime vittime proprio quei dipendenti pubblici che, a differenza di altri colleghi, compiono quotidianamente il proprio dovere. E che, a causa di una assenza di provvedimenti forti e di controlli da parte delle istituzioni preposte, non vedono via di uscita se non dover subire la situazione.
Del resto, concludendo, una classe politica che brilla per assenteismo anche in Europa, impossibile aspettarsi decisioni forti su questo tema.