Glifosate classificato come “probabile cancerogeno”

Il glifosate, molecola alla base di molti prodotti diserbanti usati soprattutto nel campo dell’agricoltura, è stato già oggetto di alcuni miei interventi relativi al fenomeno dei “campi di erba rossa”, il sintomo più evidente dell’uso di questa sostanza.

A tal proposito è notizia recentissima (20 Marzo 2015) che lo IARC (International Agency for Research on Cancer) con sede a Lione, Francia, al termine di una ricerca ha inserito il glifosate nel gruppo delle sostanze “2a – probabile cancerogeno“:

For the herbicide glyphosate, there was limited evidence of carcinogenicity in humans for non-Hodgkin lymphoma. The evidence in humans is from studies of exposures, mostly agricultural, in the USA, Canada, and Sweden published since 2001. In addition, there is convincing evidence that glyphosate also can cause cancer in laboratory animals. On the basis of tumours in mice, the United States Environmental Protection Agency (US EPA) originally classified glyphosate as possibly carcinogenic to humans (Group C) in 1985. After a re-evaluation of that mouse study, the US EPA changed its classification to evidence of non-carcinogenicity in humans (Group E) in 1991. The US EPA Scientific Advisory Panel noted that the re-evaluated glyphosate results were still significant using two statistical tests recommended in the IARC Preamble. The IARC Working Group that conducted the evaluation considered the significant findings from the US EPA report and several more recent positive results in concluding that there is sufficient evidence of carcinogenicity in experimental animals. Glyphosate also caused DNA and chromosomal damage in human cells, although it gave negative results in tests using bacteria. One study in community residents reported increases in blood markers of chromosomal damage (micronuclei) after glyphosate formulations were sprayed nearby

[…]

Glyphosate currently has the highest global production volume of all herbicides. The largest use worldwide is in agriculture. The agricultural use of glyphosate has increased sharply since the development of crops that have been genetically modified to make them resistant to glyphosate. Glyphosate is also used in forestry, urban, and home applications. Glyphosate has been detected in the air during spraying, in water, and in food. The general population is exposed primarily through residence near sprayed areas, home use, and diet, and the level that has been observed is generally low.

(Fonte: IARC Monographs Volume 112: evaluation of five organophosphate insecticides and herbicides)

Questa notizia, secondo la Legge Regionale Toscana n. 36 del 1° luglio 1999, art. 6 comma 1:

Per scopi non agricoli è consentito il solo impiego di prodotti non appartenenti alle classi molto tossici, tossici e nocivi di cui al decreto legislativo 14 marzo 2003, n. 65 (Attuazione della direttiva 1999/45/CE e della direttiva 2001/60/CE relative alla classificazione, all’imballaggio e all’etichettatura dei preparati pericolosi) e che non rientrino fra le sostanze di cui all’allegato 2 della presente legge.

ed all’allegato n.2 citato dal suddetto comma compare anche la frase:

Non possono essere utilizzati i prodotti fitosanitari classificati dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) come sostanze cancerogene nel gruppo 1, 2 (2a, 2b).

inserisce, de facto, i diserbanti a base di glifosate tra i prodotti vietati.

Purtroppo, devo dirlo, tale divieto è solo per gli scopi non agricoli, una fetta molto marginale dell’uso di tali sostanze: capita di vedere qualche giardino stranamente “colorato di rosso” ma la maggior parte degli usi è da riscontrarsi proprio nei grandi appezzamenti agricoli e nei vigneti, dove è ancora consentito diserbare con questi prodotti.

Il paradosso è proprio questo, ad iniziare dall’evidente disparità di impatto ambientale che ha questa legge: da una parte si vieta al privato di diserbare il proprio giardino/orto ma dall’altra si consente l’uso di litri e litri di glifosate per distese di campi e vigneti, con prodotti destinati anche al consumo umano.

Inoltre è bene specificare cosa è il glifosato, ovvero una sostanza chimica inventata negli anni Settanta da John Franz, un chimico che lavorava per la multinazionale Monsanto. Questo “erbicida totale non selettivo” è una sostanza che uccide in maniera indiscriminata quasi qualunque pianta: il successo di questa sostanza arrivò quando la Monsanto introdusse piante resistenti al glifosate, permettendo agli agricoltori di liberarsi dalle erbe infestanti con facilità (irrori il campo di glifosate e coltivi piante glifosato-resistenti).

Il brevetto del glifosato, di proprietà Monsanto, è scaduto da circa 15 anni e così, come per i farmaci generici, la molecola può essere prodotta e commercializzata liberamente: oggi gli erbicidi a base di glifosato sono tra i più usati al mondo e l’Italia non fa eccezione.

Sulla pericolosità del prodotto vi è un dibattito piuttosto acceso, anche a fronte della recente introduzione della sostanza nel gruppo 2a da parte dello IARC, ma personalmente preferisco adottare un sano principio di precauzione e fidarmi di chi ha effettuato studi che ne confermano la “probabile cancerogenità”.

Inoltre in rete vi sono decine di studi che confermano come il glifosate entra nella catena alimentare: ha fatto grande scalpore, negli USA, la ricerca dell’EPA che conferma la presenta di glifosate nel latte materno nelle donne che vivono in zone agricole dove viene fatto uso della sostanza.

Per concludere, l’ennesimo aspetto preoccupante è il mancato rispetto delle norme indicate per l’uso dei prodotti a base di glifosate: andrebbe rispettata una distanza minima (se non sbaglio, 10 mt) dai corsi d’acqua, l’uso di apposta cartellonistica ad indicarne l’erogazione in una certa area ed il divieto di calpestio nei primi giorni dopo l’uso.

Su tali osservazioni si basava proprio la mia prima interrogazione in materia, che trovate sul sito del MoVimento Siena 5 Stelle, mentre ho ancora in attesa la discussione e votazione su una mozione per impegnare il sindaco a vietarne l’uso nel territorio comunale.

Nel frattempo cerco di fare informazione, per quanto posso, per informare dei rischi connessi all’uso di questa sostanza.

Aggiornamento Luglio 2015
 La notizia sul divieto di uso del glifosate per scopi extra-agricoli in Regione Toscana è stata divulgata ufficialmente anche dall’ARPAT (http://www.arpat.toscana.it/notizie/notizie-brevi/2015/vietato-in-toscana-il-glifosate-per-usi-extra-agricoli) che però ricorda come in “Toscana, dati 2012, questa è la sostanza attiva più venduta per uso agricolo dopo lo zolfo, con oltre 100 tonnellate.“.

Nella nota stampa, ARPAT aggiunge anche che “Nonostante la complessità delle analisi che richiede la determinazione del glifosate, la Toscana è una delle poche realtà in cui questa sostanza è ricercata nelle acque. Infatti ARPAT, nell’ambito delle attività di monitoraggio della qualità delle acque l’ha rilevata, individuandola in più del 60% dei campioni analizzati per questa sostanza, e le concentrazioni rilevate nelle acque superficiali sono risultate talvolta particolarmente elevate (fino a 2 μg/L).

Stessi dati, più documentati, sono riportati nel report di Monitoraggio delle Acque Supercifiali 2013-2015 pubblicato dall’ARPAT stessa e disponibile per la consultazione qui: http://issuu.com/arpatoscana/docs/monitoraggio-acque-superficiali-201

glifosate

Foto di copertina: scattata proprio questa sera, durante una passeggiata in campagna, notando un bel vigneto “rosso” in mezzo ai verdi campi primaverili.

Fonti consultate per questo articolo:

  • http://www.ilpost.it/2015/04/12/glifosato-ogm/
  • http://www.iarc.fr/
  • http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/?term=glyphosate
  • http://www.reuters.com/article/2014/05/27/us-monsanto-roundup-epa-idUSKBN0E72IH20140527
  • http://www.usl6.toscana.it/sup/attachments/article/447/LR%20n36-1999%20agg-ta%202012%20Disciplina%20impiego%20diserbanti%20e%20geod-ti%20inei%20settor~.pdf
  • http://www.arpat.toscana.it/notizie/notizie-brevi/2015/vietato-in-toscana-il-glifosate-per-usi-extra-agricoli
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