TL;DR Pubblicato sul sito web del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili un PDF contenente un capoverso, vergato in rosso, contenente affermazioni decisamente inappropriate per un estratto della Gazzetta Ufficiale. Le indagini sono in corso ma la domanda è: è davvero così facile alterare un documento su un portale ministeriale?
“Nulla è così imbarazzante quando il vedere qualcuno
fare qualcosa che hai detto che non poteva essere fatta.”
Sam Ewing
Esplosa sulla stampa nazionale una figuretta imbarazzante avvenuta sul sito web del Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili. Il “Supplemento ordinario n. 26/L alla GAZZETTA UFFICIALE contente la conversione in legge del DL 31 maggio 2021, n.77“, conteneva una nota, scritta in rosso:
Visto che nessuno dei ministri si è vergognato a firmare una simile legge, noi ci vergogniamo di pubblicare l’Allegato e ci limitiamo a pubblicare il testo coordinato (già più che sufficiente a provocare ulcere gastriche nei lettori)
Il PDF incriminato era stato pubblicato sul sito web mit.gov.it (non affannatevi a cercarlo lì, la pagina è stata rimossa) e, per chi fosse curioso, sull’immancabile WayBack machine su archive.org il documento è ancora lì, con l’imbarazzante commento vergato in rosso.
Non è ancora noto come sia stato possibile che un documento ufficiale contente una simile “nota” sia stato pubblicato su un sito ministeriale. Fatto sta che, anche analizzando i metadati del PDF stesso, è difficile screditarne la paternità.
Interessante tuttavia notare, ammesso ovviamente che i dati sono reali e non artificiosamente modificati, che la data di creazione è un plausibilissimo 31 luglio 2021 (considerando che la conversione da DL a Legge è avvenuta il 29 luglio), mentre la data di modifica è al 28 settembre 2021. Qualcuno ha voluto utilizzare un insolito strumento per la sua protesta? Possibile, e l’ipotesi sarà sicuramente al vaglio degli inquirenti che, stando alle notizie riportate sulla stampa, stanno indagando in seguito alla denuncia presentata dal Ministero.
Impossibile tuttavia non notare un paio di aspetti.
Il primo è la URL del documento, www.mit.gov.it/nfsmitgov. Quel “nfsmitgov” potrebbe significare una directory tipo “network file system” condivisa, a uso e consumo del sito web? Una sorta di “share” dove salvare i documenti destinati alla pubblicazione sul sito, magari attraverso un banale frontend che, tra le altre cose, sembra anche avere qualche problemino?
È inoltre sufficiente usare un semplice Google dork ad-hoc, come “site:mit.gov.it filetype:pdf inurl:nfsmitgov“, per recuperare il lungo elenco di file PDF indicizzati da Google dentro tale URL, di ogni tipo, proprio come a voler confermare l’uso di “condivisione” pubblica dello strumento.
Il che, in tutta onestà, non mi tranquillizza affatto: non c’è alcun sistema di verifica della bontà dei documenti (es. firma digitale o fingerprinting) per garantirne l’autenticità? In caso negativo, se scoprire una modifica macroscopica come questa è facile, come poter avere eguale contezza di eventuali piccole modifiche, magari anche di pochissimi byte, ma dall’impatto importante? Parliamo di atti pubblici, dove ogni singola parola ha un peso rilevante. E, soprattutto, siamo in un sito ministeriale, una fonte che dovrebbe essere autorevole.
Insomma, in attesa che gli inquirenti facciano il loro lavoro, quello che sembra trasparire dalla vicenda è l’ennesimo pastrocchietto all’italiana, frutto probabilmente di una gestione documentale molto casalinga. Ma un Ministero importante come quello delle “Infrastrutture e della Mobilità sostenibili” può permetterselo?