Italians a Londra

Che Londra fosse piena di ragazzi italiani è cosa già abbastanza nota. Quello che però non potevo certo immaginare è di trovare tanti ragazzi italiani a lavorare come cassieri e commessi, lavori sicuramente non così “prelibati” da giustificare una vita lontana mille km dalla famiglia.

Tuttavia dopo un primo curioso incontro di una ragazza di Pistoia in uno squallido “bugigattolo” di patatine e gelati nella fermata della London Underground, questa sera ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con una nostalgica (anche se lei non lo ammetterà mai) Francesca, romana, cassiera da Itso, una catena di cibo giapponese.

Quasi baldanzosa, Francesca ribadiva la sua fortuna ad avere comunque un lavoro che non le piace ma ben retribuito, che le permetteva di avere una vita dignitosa a Londra (città comunque piuttosto cara) e di guadagnare più di tutti i suoi amici rimasti in Italia. “Certo” – chiarisce – “niente a che vedere con gli stipendi dei colletti bianchi che girano per la City, tuttavia ci vivo bene e riesco a fare ciò che voglio.”. Si parla di uno stipendio, ammette successivamente, da circa 1500€ mensili. E poi la frase di rito, lapidaria: “in Italia a vivere non ci tornerò mai più”.

Mentre mi metteva nel vassoio le pietanze ordinate, incalzata dalle nostre domande curiose, Francesca ammetteva la mancanza per la sua città “sempre nel cuore” e, per quanto si sforzasse di restare serena, dalle sue parole trapelava forte la rabbia e la nostalgia per essere stata costretta ad andarsene da Roma per poter avere uno stipendio che le permettesse di vivere una vita dignitosa. In Italia, per molti giovani, anche 1000€ al mese sono un sogno irraggiungibile.

Ma la City of London, per molti di questi ragazzi, è soprattutto la speranza di potercela fare da soli, partendo da un semplice impiego per poter tentare anche loro una scalata sociale che in Italia è ormai preclusa dagli anni ’90. Oppure, molto più semplicemente, costruirsi una vita fuori dalla casa di mamma e papà.

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