E’ difficile capire se certe giornate, certi eventi, possano entrare nella storia di una città, di un popolo o anche solo di una forza politica. Certo è che la giornata del consiglio comunale di giovedì 11 febbraio 2016 sarà ricordata a lungo, almeno dagli attori di uno dei momenti politicamente più complicati dell’amministrazione Valentini.
Ai sensi dell’art. 52 del TUEL (Testo Unico Enti Locali), dopo la notizia di ulteriori “avvisi di garanzia” (notifiche di iscrizione nel registro degli indagati) a carico del Sindaco di Siena, Valentini, per atti compiuti durante il suo precedente mandato da Sindaco di Monteriggioni (si parlava di truffa aggravata, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio), avevamo promosso immediatamente l’avvio dell’iter per arrivare ad una Mozione di Sfiducia nei suoi confronti.
[sociallocker]Come recita la normativa,
Il sindaco, il presidente della provincia e le rispettive giunte cessano dalla carica in caso di approvazione di una mozione di sfiducia votata per appello nominale dalla maggioranza assoluta dei componenti il consiglio. La mozione di sfiducia deve essere motivata e sottoscritta da almeno due quinti dei consiglieri assegnati, senza computare a tal fine il sindaco e il presidente della provincia, e viene messa in discussione non prima di dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione. Se la mozione viene approvata, si procede allo scioglimento del consiglio e alla nomina di un commissario ai sensi dell’articolo 141.
ed era pertanto necessario, dopo aver predisposto il testo di motivazione, procedere con la raccolta delle sottoscrizioni per raggiungere il numero minimo di firme necessarie al suo deposito presso la segreteria del consiglio comunale: 13 (i 2/5 di 32 consiglieri è 12,8). Già questo avrebbe rappresentato un ostacolo, poichè il nostro gruppo consiliare (“Siena 5 Stelle”) annovera solamente due consiglieri ed era pertanto necessario trovare altre 11 sottoscrizioni. Altre due sono arrivate praticamente subito, alle quali si sono aggiunte le firme di ulteriori 4 consiglieri dopo aver recepito alcune loro piccole modifiche al testo di sfiducia. Subito dopo altri due consiglieri si sono uniti alla mozione, raggiungendo quota 10. Mancavano solamente 3 firme, arrivate dopo alcuni giorni di attesa dopo dichiarazioni piuttosto critiche arrivate a mezzo stampa. Martedì 19 gennaio raggiungemmo la fatidica quota di 13 firme, con il deposito ufficiale della mozione di sfiducia e l’avvio del conto alla rovescia previsto dal TUEL per la discussione.
Discussione messa all’ordine del giorno nel successivo consiglio comunale utile, giovedì 11 febbraio, e già da subito sulla questione calò uno strano silenzio: se ne parlava poco, il meno possibile. Solamente il Partito Democratico sembra soffire l’iniziativa della sfiducia, arrivata in un momento particolarmente difficile acuito dal degradarsi dei rapporti del Sindaco con i deputati della Fondazione MPS.
Il venerdì precedente la mozione decidemmo di proporre agli altri firmatari di presentare la Mozione il martedì precedente la seduta, il 9 febbraio ma non ci fu un accordo unanime e così decidemmo di procedere diversamente. Così la nostra proposta iniziale di una conferenza stampa congiunta si trasformò in una presentazione del solo MoVimento Siena 5 Stelle, che i due consiglieri comunali (me e Mauro Aurigi) a spiegare le motivazioni della nostra decisione.
Come previsto, il giorno dopo eravamo su tutte le principali testate giornalistiche senesi, consolidando la nostra posizione di primogenitura dell’iniziativa di sfiducia. Un tentativo di rubarci la scena arriva dall’Associazione Confronti, enclave senese di Alberto Monaci, che dopo aver fatto eleggere in consiglio comunale con la lista Siena Cambia di Valentini due dei consiglieri che hanno sottoscritto la nostra mozione, che con una conferenza stampa indetta quasi in contemporanea alla nostra rilancia con accuse pesanti contro questa Amministrazione (rubandoci un po’ la scena).
Mercoledì 8, in conferenza dei capigruppo, vengono ritirati due dei 4 atti. Rimane in essere il PUM – Piano Urbano della Mobilità – e viene pertanto deciso di lasciare l’ordine dei lavori come previsto nell’ODG, ovvero con la Mozione di Sfiducia come secondo ed ultimo atto.
Arriva così il “giorno della sfiducia”, giovedì 9 febbraio 2016, con il consiglio comunale che inizia alle ore 09:00 e, come di consueto, dedica la mattinata alle interrogazioni. Gli atti, il PUM e la sfiducia, sono in programma per il pomeriggio, dopo la sospensione per il pranzo.
Nel pomeriggio la sala consiliare è al completo: tutti i consiglieri, di maggioranza e di minoranza, sono presenti sugli scranni. Nella zona del pubblico si affollano cittadini e giornalisti, con le telecamere pronte a riprendere il dibattito sulla sfiducia, che inizia intorno alle 17:00 dopo la lunga discussione in merito al PUM.
Dopo la presentazione dell’atto da parte del Presidente del Consiglio, il primo a prendere la parola è il Sindaco Valentini, con un lungo intervento a tratti patetico che supera ampiamente i 15 minuti massimi di tempo previsti. Mi prenoto per il prossimo intervento e, prima di lasciarmi la parola, il Presidente mi consente di sforare il tempo previsto. Mi rifiuto, pubblicamente, di contravvenire alle regole (come invece accade sovente negli interventi del Sig. Sindaco) ed invito il Presidente ad interrompermi nel caso dovessi superare i 15 minuti previsti. Il mio intervento sarà comunque più contenuto, di poco superiore ai 10 minuti:
Seguono poi tutta una serie di interventi da parte dei consiglieri di minoranza e di opposizione (qui l’intervento del consigliere Giuseppe Giordano), che non risparmiano accuse o supporto (a seconda della sponda) al primo cittadino, seduto impassibile sul suo scranno. Degni di nota due interventi a sostegno del sindaco: il primo del consigliere D’Onofio, ex-SEL ed oggi nel Gruppo Misto, che ha candidamente dichiarato che “a Siena è mancata una catarsi“. L’altro da parte del consigliere Simone Vigni, PD, che come ultimo “tentativo moralizzatore” se ne esce asserendo che “non potete appoggiare una iniziativa dei grillini che, lo sanno tutti, sono spaccati al loro interno in una guerra tra correnti !“. Inutile che descriva la mia faccia, con una espressione tra l’incredulo ed il divertito: come ho poi dichiarato, nessuna guerra tra bande nel gruppo di Siena che, invece, è ben saldo ed unito.
Del resto le parole del Vigni non sono state l’unico bluff. Almeno, però, quello del Vigni è arrivato prima dell’esito della votazione, il che rende il patetico tentativo quantomeno giustificato. Tutt’altro si può dire di alcune affermazioni diffuse a mezzo Facebook (il veicolo preferito per le comunicazioni politiche) arrivate da parte di un ex-consigliere che, forse un po troppo ingenuamente, dopo alcuni giorni di stravaganti insinuazioni sull’interessamento da parte di Grillo a questa nostra azione (niente di più fantasioso), dichiara candidamente di aver orchestrato, insieme ad alcuni consiglieri della maggioranza ed addirittura un assessore (!), una specie di “congiura di palazzo” per far cadere il Valentini. Progetto fallito, guarda un po’, a causa della fretta del 5 stelle di presentare una mozione di sfiducia che ha fatto tornare subito dritti in fila i pavidi soldatini piddini pronti allo sgambetto al loro comandante. Ovviamente la dichiarazione specifica che mai e poi mai farà i nomi, condannando di fatto il post (poi ripreso anche dai media e quotidiani cittadini) ad essere solo un grande bluff.
Prima di concludere, merita essere citata anche la fantasiosa dietrologia di un altro blogger senese, che vede nella nostra mozione un tentativo di riproporre “su Siena lo stesso schema che a suo tempo aveva instaurato Verdini con il PD ?”.
[/sociallocker]Pertanto, tirando le somme di una Mozione di Sfiducia bocciata per 18 voti contrari e 13 favorevoli, non possiamo che essere soddisfatti di aver smascherato tutte le debolezze non della maggioranza o della giunta ma di gran parte della classe politica senese, incapace di svincolarsi dalle tradizionali logiche opportuniste che hanno distrutto la nostra città.