Ha fatto scalpore la notizia che Elon Musk, creatore e CEO della futuristica casa automobilistica Tesla (quella delle auto elettriche, per capirsi), ha deciso di rilasciare liberamente i dati tecnici della sua auto e che si potrà copiare liberamente la tecnologia.
“If we clear a path to the creation of compelling electric vehicles, but then lay intellectual property landmines behind us to inhibit others, we are acting in a manner contrary to that goal.” ha dichiarato, facendo chiaramente capire che non ha affatto paura di diffondere le tecnologie della Tesla ma che, tutt’altro, accoglie la sfida della condivisione e del riuso.
Che dire, in un momento storico post-crisi, che vede molte aziende impegnarsi a tutelare le loro proprietà intellettuali, la sfida posta da Elon Musk apre le porte a prospettive di evoluzione senza precedenti.
Concordo inoltre quando dice che i brevetti sono un ostacolo alla crescita, perché di fatto la proprietà intellettuale è un limite posto dagli uomini a qualcosa di immateriale, come le idee. O come il software, campo in cui ho sviluppato negli anni una particolare sensibilità verso la problematica della diffusione del closed-source, soprattutto nelle Pubbliche Amministrazioni.
La protezione legale delle idee, soprattutto in un mondo sempre più digitalizzato, sarà sempre più un retaggio culturale (di una certa cultura) difficile da difendere: copie digitali, totalmente conformi all’originale, possono diffondersi in tempo reale da un capo all’altro del pianeta. Esperienze come AudioGalaxy, Napster o Mega hanno dimostrato come gli sforzi per la protezione e la tutela delle opere d’ingegno sia sempre più difficile, minando da un lato la possibilità degli artisti di vivere con le loro creazioni ma, dall’altro, favorendo una diffusione della conoscenza senza precedenti. Lo sharing di musica e video ha permesso a milioni di utenti di ascoltare o vedere opere che, altrimenti, non avrebbero conosciuto o potuto permettersi !
Personalmente credo che l’esempio più importante dell’evoluzione data dalla libera circolazione delle idee è il sistema operativo GNU/Linux. Nato dal matrimonio tra il kernel Linux, creato da Linus Torvald, ed il software del progetto GNU, fondato da Richard Stallman, questo sistema operativo ha rivoluzionato e condizionato il mondo dell’informatica. Lo stesso Android, presente in milioni di smartphone, è un derivato basato su GNU/Linux.
La libertà del software non ha affatto bloccato la sua evoluzione, tutt’altro ! Costanti migliorie, aggiornamenti, correzioni effettuate da migliaia di programmatori, grafici, creativi di tutto il mondo ha permesso a GNU/Linux di adattarsi a migliaia di situazioni e di evolvere con una velocità impressionante, liberamente, senza controllo. Seguendo i principi evoluzionistici, tutto il software che non riusciva ad adattarsi è stato abbandonato. E nuovo software nasce costantemente e si evolve, senza licenze commerciali da sottoscrivere, senza proprietà intellettuali da dover acquistare e senza vincoli nella copia e nell’uso.
Poter studiare i sorgenti, migliorarli, correggerli ed ampliarli ha permesso a migliaia di persone in tutto il mondo di imparare, di conoscere, di sapere: questa è la chiave dell’evoluzione della civiltà e della conoscenza, altrimenti costretta a fare i conti con schiere di avvocati a difesa delle lobby e delle proprietà intellettuali delle aziende.
Qualcuno adesso potrebbe obiettare che non c’è business nel software libero. Niente di più sbagliato: il business nel mondo dell’open source è realmente meritocratico, ovvero si misura nella reale capacità di risolvere i problemi e di creare soluzioni. Lo dimostrano le tante realtà commerciali nate proprio con l’obiettivo di dare supporto alle aziende (come la Canonical, del fondatore di Ubuntu) che scelgono di adottare soluzioni open source nelle proprie infrastrutture informatiche, liberandosi dai lacci delle licenze e dei vincoli imposti dalle software house. Lo dimostra la qualità del software open-source che, pur essendo gratuito, offre soluzioni altamente professionali ed usate in tutto il mondo come il progetto Apache (dove è nato l’HTTP server più famoso ed usato al mondo), Mozilla Firefox, MySQL (adesso MariaDB) etc etc etc.
Nel mio piccolo, ho realizzato una robusta e stabile infrastruttura VoIP per l’Università di Siena totalmente basata su software open source, con il fantastico OpenSIPS, Asterisk ed altri software per i quali non solo esiste una comunità di sviluppatori e di utenti molto viva e sempre pronta a dare supporto ai problemi ma, e questo è l’aspetto più interessante per uno “smanettone” come il sottoscritto, la possibilità di contribuire attivamente al progetto, proponendo correzioni, nuove funzionalità e fare debugging. E’ la straordinaria sensazione di non essere semplicemente un utente ma parte di un progetto, di una comunità, che può dare un supporto attivo e concreto alle necessità del mondo nell’era della comunicazione globale.
Questo è il bello dell’open source. Al di là della possibilità o meno di auto-costruirsi una Tesla.
La foto di copertina è tratta dalla lezione del Prof. Renzo Davoli durante il Linux Day 2010 organizzato dallo SLUG – Siena Linux User Group