Il caffè è una delle abitudini più amate dagli italiani (e più invidiate all’estero) ma dalla tradizionale “moka” che gorgoglia sul fornello, nelle case del bel paese è andata via via prendendo piede la macchina da caffè a “cialde” o a “capsule”: sporca meno, è più comoda e l’ampia scelta di gusti la rende un “oggetto indispensabile” al pari della TV o del frigo.
Purtroppo però se la polvere di caffè “esaurita” della moka può essere usata come fertilizzante e gettata tranquillamente in giardino in mezzo ai fiori, le capsule esauste non possono essere gettate nella plastica ma finiscono tranquillamente nell’indifferenziato, per proseguire il loro percorso di smaltimento verso la discarica o l’inceneritore.
Tecnicamente sarebbe possibile il riciclo, purché abbiate la pazienza di smontarle una ad una e pulirle dalla polvere residua al loro interno (lo proponevo già 4 anni fa in questo post), per poi separare la polvere (umido/organico) dalla plastica.
In pratica, però, usiamo la capsula perché è così comoda e pratica: se dobbiamo, per il bene dell’ambiente, metterci anche a smontarle, lavarle e separarle…tanto vale la moka, no ?
Così, mentre in Italia la concorrenza spietata tra le aziende produttrici di capsule ha abbassato i prezzi fino ad arrivare a 10-15 centesimi di € a capsula, l’Amministrazione di Amburgo ha emanato una ordinanza che mette al bando le inquinanti capsule, insieme ad altri prodotti difficilmente riciclabili.
A pensarci bene, però, la comodità del caffè in capsula la paghiamo cara: all’interno di questi “bussolotti” di plastica c’è una quantità di caffè di circa 8 gr. Consideriamo un costo medio di 25 centesimi di € a capsula, il costo al Kg del caffè contenuto all’interno è di oltre 30€: caffè, è proprio il caso di dirlo, a peso d’oro !
Eppure la martellante pubblicità (ammettetelo pure, vi è subito venuto in mente Clooney con la battuta “what else ?“) e la sempre maggiore offerta di capsule originali e compatibili per le decine di modelli esistenti, oltre ai tantissimi gusti e varietà presenti sul mercato (addirittura, esistono capsule per il brodo !), non accenna a diminuire. Ma è impossibile non riflettere sulla decisione di Amburgo e sulle possibili conseguenze: sicuramente, come è già accaduto in passato, l’industria saprà reagire per poter rimanere sul mercato, offrendo capsule più sostenibili sotto il profilo ambientale (come peraltro già alcune aziende hanno iniziato a fare) che, man mano che prenderanno piede, vedranno il loro costo abbassarsi fino ad equivalere (e soppiantare) le analoghe “cugine” inquinanti.
Non rimane pertanto che attendere l’evoluzione del mercato, impegnandosi però a scegliere le alternative ecosostenibili, così da accelerare il processo di conversione dei cicli produttivi dell’industria del caffè (e non solo !): siamo noi consumatori gli stakeholders del mercato !
Ed ora, concediamoci una bella pausa caffè...