Lightbeam e Blacklight: far luce sul tracciamento dei siti web

C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce.”
Leonard Cohen

Uno degli aspetti meno noti della Rete è probabilmente la presenza dei trackers all’interno delle pagine web. Ne abbiamo parlato più volte, su questo blog, di come la nostra navigazione in Rete sia costantemente monitorata per raccogliere dati sulle nostre abitudini e preferenze. Dati che vengono rivenduti e utilizzati per il microtargeting a scopo pubblicitario (e non solo).

Sono moltissime le strategie usate oggigiorno per tracciarci sul Web. Si va dai semplici codici di monitoraggio (Google Analytics, Facebook Pixels…) a strategie più raffinate come il fingerprinting del browser (ne abbiamo parlato quando ho presentato EFF Panopticlick).

Estensione Lighbeam per Firefox

Se utilizzate Firefox, potete divertirvi a guardare le connessioni generate dal Vs browser quando navigare sul web usando l’estensione Lightbeam. Altrimenti potete usare Blacklight, real-time website Privacy Inspector, digitando nel box l’URL del sito web che volete verificare:

Blacklight privacy inspector

Spesso questi strumenti di tracking vengono installati sui siti web in modo del tutto inconsapevole, come ad esempio i sistemi di analisi del traffico (come Google Analytics, il più diffuso). In cambio della fornitura di statistiche dettagliate su chi visita il nostro sito web, Google raccoglie le informazioni e le sfrutta commercialmente. Dovremmo tutti chiederci come può, ad esempio, sapere se a visitare il nostro sito web sono più gli uomini o le donne, i giovani e/o gli anziani…

Per capire cos’è il tracking e perché viene usato in modo così massiccio e subdolo, dobbiamo immaginarlo come avere qualcuno che, dalle nostre spalle, guarda e memorizza qualsiasi sito web visitiamo, qualsiasi link clicchiamo, qualsiasi immagine osserviamo. Questo “qualcuno” potrebbe notare che visitiamo spesso le pagine sportive, quelle di un certo sport e una certa squadra. E immediatamente inizia a comparirci la pubblicità dei prodotti relativi a quella squadra. Magari, nel frattempo, abbiamo anche un qualche problemino di salute e cerchiamo in Rete informazioni su una certa patologia. Inizieranno probabilmente ad arrivarci proposte su assicurazioni sanitarie. Notano poi che leggiamo spesso quotidiani vicini a una certa ala politica, ed ecco che quando si stanno per avvicinare le elezioni inizia a comparirci la pubblicità del candidato di quello schieramento.

Si tratta ovviamente solo di alcuni esempi.

L’analisi dei nostri dati e abitudini non si ferma certo qui: se viene rilevato che chi segue una certa squadra, ha una certa patologia e legge quotidiani di una certa ala politica ha anche una predisposizione verso il gioco d’azzardo (ad esempio), ecco che compariranno pubblicità che ci invitano a giocare.

Una gigantesca operazione di dossieraggio costante e continuato su gran parte della popolazione mondiale, almeno quella che accede e usa il web, social networks compresi.

Il sistema funziona talmente bene che qualche volta riesce addirittura ad anticipare i nostri desideri (ne abbiamo parlato in “Il cellulare ci ascolta?“), manipolando il nostro comportamento.

Dall’altra parte, ovviamente, abbiamo venditori ansiosi di vendere i loro prodotti a chi ne ha potenzialmente bisogno, ed ecco che il cerchio si chiude. E quando dico “vendere prodotti“, parlo anche di politica e della necessità di “vendere una idea“.

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