L’incubo del parcheggio

L’automobile, croce e delizia dell’Italiano, immancabile strumento di mobilità presente in ogni famiglia italiana. Secondo i dati ACI, l’andamento del parco veicoli circolante, dopo una crescita pressoché costante, ha ormai raggiunto –complice la crisi economica– un livello stabile attorno ai 49 milioni di veicoli totali (Fonte: Annuario Statistico ACI).

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Dopo il Lussemburgo e Malta, siamo il Paese europeo con più autoveicoli (606) ogni 1000 abitanti ed anche i dati ufficiali ACI per categoria, confrontando il numero delle autovetture con quello dei motocicli (seconda categoria in ordine di grandezza per numero di veicoli circolanti), confermano la predilezione nazionale per le auto.

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Ovviamente anche la Toscana non ne fa eccezione, con 2.300.000 autovetture circolanti per i suoi 3.700.000 abitanti.

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Insomma, in giro ci sono veramente tantissime auto. Qualcuno dice anche “troppe” ma non è mio interesse scatenare una diatriba sulla questione: ciò che mi interessa evidenziare è il problema del consumo di suolo connesso alla necessità di realizzare aree dove questi milioni di veicoli possono sostare, i cosiddetti “parcheggi”.

Già, perché secondo l’Istat, per il 40% delle famiglie italiane che vivono in aree metropolitane, quello del parcheggio è il problema più sentito, tanto da essere una delle prime fonti di stress (ma anche di ispirazione per registi, come dimostra ad esempio l’originale cortometraggio “Sotto Casa” visibile anche su Youtube).

Del resto, la domanda di posti auto è in costante aumento e negli ultimi anni sono state molte le amministrazioni comunali che si sono adoperate con la realizzazione di parcheggi scambiatori nelle periferie con il potenziamento dei servizi di mobilità pubblica urbana per provare a risolvere l’annosa questione del “posto auto”, soprattutto nelle aree dove è impossibile realizzare nuovi parcheggi.

Il problema della mobilità urbana deve anche conciliarsi con la tendenza contemporanea della sostenibilità, come conferma il Dott. Romanazzo dell’ENEA, quando in una interessante intervista risponde:

“Si parla tanto di mobilità e trasporti sostenibili, ma che cosa significa in concreto? I requisiti fondamentali da soddisfare dovrebbero essere almeno 3: potersi muovere con tempi e costi ragionevoli; avere impatti limitati sull’ambiente urbano e sulla qualità dell’aria ed evitare i danni alla salute; limitare i consumi di fonti energetiche non rinnovabili. Si parla molto di interventi per una mobilità sostenibile, ma chi vive nelle aree metropolitane sperimenta quotidianamente un acuirsi dei problemi: aumento della congestione, inquinamento elevato, consumi di combustibile e costi crescenti che pesano sulle tasche dei cittadini. Credo che gli aspetti più critici della mobilità urbana siano sicuramente migliorabili ma non risolvibili in tempi brevi e questo non solo in Italia.”

Pertanto se da un lato abbiamo la necessità degli automobilisti di poter parcheggiare la propria vettura, dall’altro è necessario conciliare questa necessità con la tutela dell’ambiente, ad iniziare anche dal consumo di suolo provocato dalla realizzazione di parcheggi. Nelle città dalla particolare conformazione storica come Siena, inoltre, vi è anche il problema di garantire il posto auto ai residenti nel centro senza impattare eccessivamente sul decoro e la vivibilità: era il 1962 quando l’allora primo cittadino, Ugo Bartalini, vietò il transito e la sosta delle vetture nell’anello superiore di Piazza del Campo, oltre a limitare il transito dei bus turistici.

Siena, peraltro, fu una delle prime città ad introdurre la ZTL nel 1965 (quest’anno è stato celebrato il primo 50 esimo della ZTL senese) con tanto di protesta dei residenti che, narrano le cronache

“Le porte di molti negozi si chiusero, le auto percorsero in corteo le vie cittadine, occuparono Piazza del Campo, Piazza del Mercato; i clacson suonarono a distesa per ore e ore e il telefono del Comune squillò ininterrottamente, carico soprattutto di invettive e minacce. L’Ordine dei Medici, l’Automobile Club e il museo dell’Opera Metropolitana, insieme ad alcuni privati cittadini, promossero persino un ricorso gerarchico al ministro dei Lavori Pubblici contro l’ordinanza del sindaco, che dovette giustificare più volte il provvedimento emesso.” (Fonte: Quando in piazza del Campo c’erano le auto… – Il Cittadino OnLine)

A pensarci adesso, viene da sorridere: a chi verrebbe mai in mente, ad esempio, di riaprire l’intero centro storico al traffico veicolare come era prima del 1965 ? Eppure solo 50 anni chiudere la città al traffico veicolare venne considerata una pazzia. “Pazzia” che altre metropoli europee hanno adottato da anni, potenziando la mobilità pubblica urbana tanto da rendere praticamente inutile l’utilizzo del mezzo privato per la routine quotidiana (penso a Berlino o Londra): in ogni caso, servizi di car-sharing o di car-pooling suppliscono efficacemente alle eventuali necessità straordinarie.

Eppure in Italia si continua a costruire, e chiedere, parcheggi e posti auto. Sono pochi, pochissimi, coloro che lamentano una scarsa efficienza del servizio pubblico e ne richiedono un servizio migliore. Egoisticamente, riteniamo insopportabile l’idea di rinunciare al diritto alla nostra mobilità privata, che a caro prezzo (acquisto dell’auto, bollo, assicurazione, carburante…) ci permette di spostarsi come, dove e quando vogliamo.

Solamente nelle aree metropolitane, dove effettivamente vi è una pesante mancanza di posti auto disponibili, i cittadini stanno dirottando le loro abitudini verso alternative più pratiche, come i motocicli, ciclomotori e biciclette. E anche, dove funziona, sul servizio pubblico. Paradossalmente, infatti, il problema non è la mancanza di posti auto ma la mancanza di posti auto congeniali alle nostre necessità: nelle periferie delle grandi città, congestionate dal traffico, vi è una sovrabbondanza di parcheggi che nessuno userà mai ! Certo, è un esempio tautologico e sciocco (se vogliamo) ma rende perfettamente l’idea del problema: mancanza di spazi adeguati nelle aree densamente abitate. Ma se un’area è densamente abitata, come è possibile ricavarne nuovi spazi adeguati ? Essi, ammesso che fosse possibile, sarebbero immediatamente saturati da tutti coloro che oggi si trovano a dover parcheggiare a qualche centinaio di metri, senza contare ovviamente a coloro che acquisterebbero un nuovo veicolo perché saprebbero dove parcheggiarlo. E nessuno vuole parcheggiare lontano da casa !

Raggiungere il pareggio tra spazi disponibili e veicoli sarebbe possibile solo regolamentandone le quote di acquisto ma questa sì che sarebbe una pratica immediatamente condannabile come “limitazione della libertà individuale”. Pertanto l’unico deterrente ad una proliferazione incontrollata dei veicoli è, strano a dirsi, proprio le difficoltà nella gestione degli stessi: non vi è, ad oggi in Italia, alcun tipo di incremento di tasse per chi possiede più di un veicolo ed il costo degli stessi è totalmente lineare.

Come conciliare pertanto le esigenze di spazi adeguati al numero di auto circolanti ? 

L’unica soluzione sostenibile che mi viene in mente è il potenziamento dei servizi pubblici di mobilità urbana, creando un reale vantaggio sia economico che di tempo agli utenti degli stessi (è chiaro che non posso pagare per un servizio che non mi offre un vantaggio tangibile !), come ad esempio corsie preferenziali, incentivi economici, sgravi fiscali. Realizzare strade sicure ed adeguate alla mobilità dolce, come già suggerito in un mio recente post sul Bike Sharing a Siena, e potenziare il trasporto locale su rotaia, dove possibile (mi viene in mente la Val d’Arbia e la Val d’Elsa).

Nel mentre, però, è possibile attivarsi subito per adeguare il servizio di “navetta” tra i parcheggi scambiatori con prezzi ed orari pratici e sostenibili, così da limitare il numero di autoveicoli circolanti nell’area urbana, oltre a favorire l’uso dei moderni mezzi a due ruote, meno inquinanti e meno ingombranti, regolamentandone adeguatamente il transito e la sosta così da creare un reale vantaggio agli utenti senza danneggiare la vivibilità del centro storico.

Certo, la soluzione del problema non è facile. Ma sicuramente consumare suolo per far posteggiare le auto non è una pratica da incentivare.

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