I mondiali di Atletica a Mosca e la legge “anti gay” di Putin

Proprio in questi giorni si stanno svolgendo, a Mosca, i mondiali 2013 di Atletica Leggera. Da ex-atleta ed attuale podista, mi piace guadare le sfide tra gli atleti migliori del mondo che si contendono il podio nelle varie discipline dell’atletica leggera.

Questa occasione di sano sport, dove gli atleti competono senza che dagli spalti vi siano sommosse popolari, violenze o polizia ovunque a sedare gli animi dei troppi “scalmanati” (l’allusione al Calcio non è affatto casuale…), è però offuscata da una legge promulgata dallo stesso presidente russo Vladimir Putini: la cosiddetta legge “anti-gay”.

La comunità internazionale per i diritti dell’uomo si è già mobilitata con petizioni e raccolta di firme per cercare di spingere l’ONU al rispetto dei diritti umani. La legge, che “si prefigge di punire gli atti di “propaganda omosessuale”, gli stranieri rischiano una multa fino a 2.300 euro, la detenzione in carcere fino a 15 giorni e l’espulsione dalla Russia. Pene diverse sono previste per i cittadini russi.”, pone una evidente condizione persecutoria nei confronti della comunità omosessuale russa, proprio mentre negli altri paesi occidentali si cercano di attuare forme maggiori di tutela per impedire forme di discriminazione nei confronti dei gay.

Anche in Italia, a pochi giorni dalla tragica morte di un 14enne romano perché veniva “preso in giro” ed isolato dai suoi amici, si torna a parlare della cosiddetta legge contro l’Omofobia.

Il problema, purtroppo, non sono le leggi ma il livello e la sensibilità culturale di un intero Paese che non riesce, ancora nel 2013, a superare l’arcaica concezione patriarcale della “famiglia” e capire che la felicità non è questione di “regole”, “religione” o di “normalità”.

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