“La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota
e poi si prendono ordini, in dittatura non dobbiamo sprecare
il nostro tempo andando a votare.”
Charles Bukowski
Chiunque abbia avuto a che fare con la burocrazia delle tornate elettorali conosce bene le difficoltà di superare lo “scoglio” delle sottoscrizioni necessarie alla presentazione di una lista.
Le firme di sottoscrizione
La normativa attualmente in vigore, la L. 53 del 21 marzo 1990 insieme al Decreto del Presidente della Repubblica n. 570 del 16 maggio 1960, stabiliscono i requisiti per le presentazioni delle liste alle Elezioni Amministrative comunali. Ad esempio, per la presentazione di una lista è necessario raccogliere un numero variabile di firme di sottoscrizione secondo il numero di abitanti:
a) da almeno 20 e da non più di 30 elettori nei comuni fino a 2.000 abitanti;
b) da almeno 60 e da non più di 90 elettori nei comuni con piu’ di 2.000 e fino a 5.000 abitanti;
c) da almeno 175 e da non più di 250 elettori nei comuni con piu’ di 5.000 e fino a 10.000 abitanti;
d) da almeno 350 e da non più di 500 elettori nei comuni con piu’ di 10.000 e fino a 40.000 abitanti;
e) da almeno 750 e da non più di 1.100 elettori nei comuni con piu’ di 40.000 e fino a 100.000 abitanti;
f) da almeno 1.000 e da non più di 1.500 elettori nei comuni con piu’ di 100.000 e fino a 500.000 abitanti;
g) da almeno 1.750 e da non più di 2.500 elettori nei comuni con piu’ di 500.000 e fino a 1.000.000 di abitanti;
h) da almeno 3.5000 e da non più di 5.000 elettori nei comuni con piu’ di 1.000.000 di abitanti.
Art. 12. L. 53/1990 “Testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle Amministrazioni comunali.”
tali firme devono essere raccolte su moduli cartacei appositamente predisposti (“Atto principale” e “Atti separati“) che devono essere obbligatoriamente “autenticati” da
i notai, i giudici di pace, i cancellieri e i collaboratori delle cancellerie delle corti di appello dei tribunali e delle preture, i segretari delle procure della Repubblica, i presidenti delle province, (i sindaci metropolitani, i sindaci, gli assessori comunali e provinciali, i componenti della conferenza metropolitana), i presidenti dei consigli comunali e provinciali, i presidenti e i vice presidenti dei consigli circoscrizionali, i segretari comunali e provinciali e i funzionari incaricati dal sindaco e dal presidente della provincia. Sono altresì competenti ad eseguire le autenticazioni di cui al presente comma i consiglieri provinciali (i consiglieri metropolitani) e i consiglieri comunali che comunichino la propria disponibilità’, rispettivamente, al presidente della provincia e al sindaco.
Art. 14. L. 53/1990 “Testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle Amministrazioni comunali.”
L'”autenticazione” consiste nel certificare che gli elettori che appongono le firme di sottoscrizione sono stati “identificati a norma dell’art. 21 comma 2, del DPR 445/2000“
Procedura analoga è necessaria anche per la raccolta delle sottoscrizioni per promuovere Referendum (500.000 firme di sottoscrizione) o Leggi di Iniziativa Popolare (50.000 firme di sottoscrizione).
Ci sono poi una serie di altri vincoli, come ad esempio le tempistiche di raccolta (“entro i 180 giorni antecedenti il termine fissato per la presentazione delle candidature”) e che ogni elettore può sottoscrivere una ed una sola lista.
Pertanto, oltre alle difficoltà legate alla raccolta delle firme in sé, che devono essere di cittadini elettori residenti nell’area di pertinenza (es. nel comune per elezioni comunali, regione per quelle regionali etc etc etc…), si aggiunge la necessità di trovare la disponibilità di un “autenticatore” tra le figure indicate. Ed è uno scoglio non banale da superare per i soggetti politici nuovi o per i comitati promotori di Referendum poco “popolari”.
La difficoltà, per molti gruppi, di trovare un “autenticatore” disposto ad assumersi la responsabilità di autenticare le sottoscrizioni è un ostacolo spesso difficile da superare, causando un vulnus importante in tutto il processo democratico, soprattutto quello che parte “dal basso“.
la legge 352/1970 impone –caso unico al mondo– la presenza di pubblici ufficiali al momento della raccolta delle firme, senza però obbligarli a mettersi a disposizione per la raccolta; accade così che gli amministratori locali autentichino solo le iniziative del proprio Partito, mentre gli altri autenticatori di Stato siano disponibili solo raramente, e comunque al costo di 20€/ora.
Associazione Luca Coscioni
In conseguenza di ciò, negli ultimi anni gli unici referendum nazionali che abbiano superato il vaglio della Cassazione sono stati quelli promossi dal Partito Democratico, dalla Lega e dalla CGIL, organizzazioni che hanno la disponibilità gratuita di un esercito di autenticatori su tutto il territorio nazionale. Tutte le altre campagne referendarie promosse negli ultimi otto anni da gruppi di cittadini e movimenti, sebbene popolari, sono fallite proprio per gli ostacoli posti alla raccolta firme, inclusi quelli sugli obblighi di vidima e certificazione.
Debbo riconoscere, anche per completezza di informazione, che nelle ultime settimane sono stati fatti alcuni passi in avanti sulla questione: la platea dei soggetti che possono autenticare le firme si è allargata prima agli avvocati e poi ai cittadini promotori dei Referendum, con alcuni emendamenti approvati alla Camera.
Queste iniziative dimostrano che sul tema c’è molto interesse e mi chiedo se non sia il caso di fare davvero un importante passo in avanti, adottando le soluzioni che la tecnologia odierna mette a disposizione.
La tecnologia ci può aiutare
Se certe procedure potevano anche essere giustificate negli anni di promulgazione delle normative succitate, ormai la tecnologia ha fatto passi da gigante anche sotto il profilo degli strumenti telematici a disposizione dei cittadini.
Strumenti messi in atto anche dall’AgID -Agenzia Digitale Italiana-, come SPID -Sistema Pubblico Identità Digitale- , potrebbero efficacemente sopperire alla necessità di autenticare l’elettore che sottoscrive una iniziativa di legge o una lista elettorale.
“Un cambio di passo non da poco perché una sola username e password consentiranno di accedere a tutta la PA”
Il Sole 24 Ore su SPID
Detta in poche parole, sarebbe possibile espletare le necessità normative sulla raccolta delle sottoscrizioni attraverso l’uso di un portale nazionale ad-hoc dove il cittadino elettore, dopo essersi autenticato in maniera sicura con SPID, procede ad effettuare la sua “sottoscrizione” semplicemente con un click. Senza dover ricorrere a moduli, timbri, carta e, soprattutto, autenticatori. Risolvendo, in un solo colpo, tutta una serie di problematiche tra cui:
- la data di sottoscrizione nel periodo corretto;
- la certificazione in tempo reale ed immediato dell’unicità della sottoscrizione;
- l’autenticazione dell’identità dell’elettore;
- la certificazione che l’elettore è iscritto nelle liste elettorali;
L’Unione Europea lo ha già fatto !
Se credete che l’idea sia balzana, sappiate che l’Unione Europea ha già da tempo adottato una soluzione analoga (in realtà ancora più semplice) per le iniziative legislative popolari, attraverso il “sistema ECI”, basato su OCS:
In the context of European Citizens’ Initiatives (ECI), the Online Collection software (OCS) is a tool for online data collection. OCS enables citizens to support a given initiative and organizers to manage its operations. The tool also streamlines both data collection and its verification by the National Authorities.
About ECI Online Collection Software (OCS)
E’ già peraltro in atto un progetto di integrazione dello strumento eID con SPID (se la questione vi stuzzica la curiosità, ne stiamo parlando sul forum dell’AgID).
Ed in Italia ?
Il Partito Pirata italiano ha lanciato l’iniziativa #NeedforSPID da da pochi giorni, attraverso una lettera aperta al Min. Fraccaro dove è allegata la proposta di legge per l’adozione dello strumento SPID per autenticare gli elettori e permettergli di effettuare la sottoscrizione.
L’iniziativa, meritevole di attenzione e di supporto, si inserisce nella lunga scia della necessità di aggiornare tutta la farraginosa burocrazia italiana alle possibilità offerte dai moderni strumenti digitali. Un percorso lungo che faticosamente cerca di andare avanti tra l’ostilità delle lobbies di potere e la mancanza di fondi.
Tuttavia iniziative di questo tipo, che mirano ad ampliare la platea dei diritti fondamentali del cittadino costituzionalmente garantiti, dovrebbero avere la priorità: con le nuove tecnologie informatiche è finalmente possibile abbattere tutta una serie di anacronistiche barriere burocratiche che limitano la partecipazione popolare.
Uniamoci quindi nella battaglia per #NeedforSPID
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