“Grillo ha perso !” si sente ripetere in continuazione, come una eco persistente che da giorni rimbalza sui media e sui social network.
Le elezioni, per quanto può sembrare strano ad un popolo di allenatori, ct, esperti di sci e tifosi, non sono una partita di calcio dove c’è chi vince e chi perde: c’è chi arriva primo, chi secondo e chi ultimo…ma nessuno perde !
Questa non vuole ovviamente essere una consolazione al risultato non proprio entusiasmante delle Europee, che comunque hanno confermato un 20% non proprio trascurabile, ma una riflessione su cosa significano le elezioni politiche e la relativa campagna elettorale.
Partiamo dalla campagna elettorale: lo scopo di questo periodo è cercare di convincere la maggior parte dei cittadini che la propria idea è la migliore, comunicando attraverso i volantini, la tv, i manifesti la propria visione politica e le prorie idee.
Si può fare campagne elettorali in tanti modi e l’ultima, se mi è permesso, è stata forse una delle più brutte della storia: il vero obiettivo, la nomina dei rappresentanti italiani nel Parlamento Europeo, è stato praticamente ignorato e tutto si è trasformato (è stato trasformato) in una sorta di referendum pro-contro Renzi o, a seconda dei punti di vista, pro-contro Grillo.
Alla fine anche il risultato probabilmente è da leggersi sotto questa chiave: il 40% di coloro che sono stati a votare (circa il 60% degli italiani) ha scelto Renzi (PD), il 20% Grillo (M5S) e le restanti forze politiche si sono spartite il resto dei voti.
Comunque, dopo la campagna elettorale, si arriva alla prova del voto, dove gli elettori decidono a chi dare la loro delega, o fiducia.
Vittoria ? Debacle ?
Alla luce del mio precedente ragionamento, sempicemente le idee e le proposte del MoVimento 5 Stelle (non di Grillo, attenzione !) non sono state ritenute valide dall’80% di coloro che si sono recati alle urne.
Giusto o sbagliato che sia, partendo dal presupposto che l’elettorato sia maturo e consapevole delle sue scelte, è semplicemente così.
Personalmente, infatti, non ci credo che gli italiani “si sono spaventati dai toni di Grillo“: siamo un popolo così infantile ? No, non voglio crederlo.
Io credo che, al di là di qualche errore di comunicazione che sicuramente è stato fatto (ma di cui, però, nessuna delle forze politiche ne è stata esente…), il problema non è il numero di voti “conquistati” ma il fatto che il messaggio politico del MoVimento 5 Stelle non è piaciuto o non è stato compreso.
Lo ammetto, le aspettative erano forti: dopo un anno in Parlamento, dove i nostri deputati hanno fatto tanto e sono riusciti, pur se all’opposizione, a fare comunque molto (rinuncia dei rimborsi elettorali, decurtazione delle stipendio per devolverli alle PMI…), credevo -speravo- che gli Italiani avessero comunque compreso cos’è il MoVimento 5 Stelle. O forse l’hanno compreso, ma non è piaciuto.
Ma, del resto, è anche vero che non siamo “venditori di pentole” e non bisogna vincere “a tutti i costi”. Forse, troppo abituati all’inciucio ed all’accordo, ci siamo dimenticati che in democrazia è normale avere una pluralità di forze politiche, con idee diverse, ed è anche normale che sia l’elettore a decidere a chi delegare l’onere di governo. E non necessariamente vince “il migliore”: vince colui che riesce a conquistare la fiducia della maggioranza degli elettori, anche usando mezzi non sempre eticamente corretti (ogni riferimento agli 80 euro è puramente casuale…).
Alla fine però, come ho già detto altre volte, ogni scelta comporta una responsabilità. Ed è giusto che gli elettori si assumano la responsabilità delle loro scelte, nel bene e nel male.