Certe volte penso che se ognuno di noi si soffermasse sulla lista degli ingredienti contenuti nei cibi che acquistiamo, i nostri carrelli sarebbero molto meno pieni di schifezze che ingurgitiamo a nostra insaputa.
Fermo restando che le grandi aziende alimentari spendono milioni di € per convincerci che i loro prodotti sono i più buoni, i più sani ed i più economici, la lista degli ingredienti –obbligatoria per legge– spesso e volentieri smentisce nei fatti le belle facce sorridenti delle pubblicità.
Parto subito con il dire che proprio qualche giorno fa ho scoperto che l’ordine nel quale vengono scritti gli ingredienti non è casuale, come pensavo, ma corrisponde alla quantità di quell’ingrediente nel prodotto: il primo sarà quello in percentuale più usato e giù, a scendere, fino al meno presente.
Via via negli anni si sono susseguite le campagne contro la provenienza di alcuni prodotti o sulla salubrità, o meno, di altri ingredienti, costringendo spesso le stesse aziende produttrici a cambiare la politica di produzione. Per ultimo, l’olio di palma, trovatasi al centro di una serie di scandali e boicottaggi derivanti essenzialmente da due fattori:
- la deforestazione provocata dalle coltivazioni di palma necessarie a soddisfare l’elevata domanda di questo ingrediente a basso costo (Global Palm Oil Demand Fueling Deforestation);
- alcune ricerche scientifiche che denunciano i rischi per la salute dovuti all’uso di questo olio, a causa dell’alta presenza di acidi grassi saturi (Olio di palma provoca danni alla salute. Ecco 10 motivi per cui andrebbe evitato);
Sembra incredibile come la maggiore attenzione sul lato salutistico (quello ambientale dovrebbe coinvolgere tutti noi indistintamente) sia data verso i bambini, per i quali gli effetti dannosi dei grassi saturi sono più evidenti (Olio di palma: non adatto ai più piccini, Altroconsumo, 11-05-2016). Ed è incredibile che, come ho avuto modo di verificare di persona, l’olio di palma sia tra i primi ingredienti della lista nei prodotti proprio per bambini (la foto di copertina l’ho scattata io stesso in un negozio di prodotti per l’infanzia).
Così mentre la Coop, adottando per prima il sacrosanto principio di precauzione, ritira dagli scaffali tutti i suoi prodotti contenenti olio di palma (POSIZIONE SULL’OLIO DI PALMA, Coop) e ne sospende la produzione, altri produttori di alimenti anche per bambini proseguono indifferenti.
Così si torna alla prima domanda, quella di leggere nelle etichette cosa diamo da mangiare ai nostri figli (ed anche cosa mangiamo noi stessi). Ed è stato sconvolgente, almeno per il sottoscritto, scoprire che l’olio di palma (insieme all’immancabile sciroppo di glucosio o zucchero) è praticamente ovunque, ad iniziare dal latte in polvere per i neonati.
Senza voler assumere posizioni oltranziste, è necessario fare una seria riflessione sulle conseguenze che una alimentazione così ricca di grassi saturi (Cooking with Oils – the Good, the Not so Good and Alternatives, Obesity Action Coalition) sin dai primi mesi di età possa avere nel medio e nel lungo periodo. L’obesità infantile, l’aumento del diabete e tanti altri squilibri ormonali possono dipendere da una alimentazione ricca di sostanze pericolose per la salute ? E, soprattutto, i professionisti dell’infanzia mettono in guardia i piccoli pazienti ed i loro genitori dei rischi di una dieta inadeguata ? Oppure le lobby del cibo, come già sottolineato, investono milioni di € per cercare di convincerci di quanto siano buoni e sani i loro prodotti, convincendo anche gli operatori del settore ?