“When you go online you have certain expectations. You expect to be connected to whatever website you want. You expect that your cable or phone company isn’t messing with the data and is connecting you to all websites, applications and content you choose. You expect to be in control of your internet experience.”
da Net Neutrality – What you need to know how
Potrà sembrare banale ma, purtroppo, non lo è: Internet non è più quel luogo virtuale di libertà, praterie digitali sconfinate senza leggi e regolamenti, senza ostacoli o staccionate, quel “mondo piatto” come andava di moda chiamarlo 10 anni fa.
Molti di noi avranno sentito parlare della censura del Governo Cinese su alcuni siti internet non graditi all’establishment. Ma quella è una dittatura (mascherata da socialismo), non una democrazia. Eppure, soprattutto dopo il famoso 11 settembre 2001, in molti paesi cosiddetti democratici sono state attuate norme e regolamenti che limitano le nostre libertà digitali. Paesi anche europei, compreso il nostro bel paese:
Ma cosa significa esattamente “net neutrality” ? O, meglio, cosa significa una Rete non neutrale ? Una Rete, come dice il nome stesso, è una interconnessione tra oggetti. Nel caso della Rete (con la “r” maiuscola, sinonimo per Internet), tra host. Una rete che permette ad ogni host di connettersi con qualunque altro host pubblico in tutto il mondo. La differenza tra pubblico e privato è definita essenzialmente dal tipo di connessione ed indirizzo IP (Internet Protocol) usato dall’host: gli host pubblici, con IP pubblico, saranno contattabili dall’esterno. Gli altri, come ad esempio il notebook dal quale sto scrivendo, connesso alla WiFi di casa, ha un IP privato che si connette ad Internet attraverso un modem/router ADSL.
Tornando quindi alla definizione iniziale, avere una Rete neutrale significa “potersi connettere a qualunque host pubblico alle medesime condizioni di partenza“, senza firewall, filtri o altri limiti che possano, in certe situazioni, impedirmi una navigazione libera.
Alcuni Paesi, per motivi dettati soprattutto da scelte politiche interne, limitano o impediscono l’accesso ad alcuni siti di informazione o social networks. Questo porta ovviamente ad una limitazione della libertà dei cittadini di quei paesi, alzando vere e proprie frontiere virtuali, spesso mascherate con la necessità di proteggere la democrazia o combattere il terrorismo.
Talvolta però capita che la Net neutrality venga messa a rischio dalle stesse aziende che sono nate e prolificate sul Web, per rafforzare la loro posizione. Nel 2015, ad esempio, Facebook propose al governo indiano di offrire, attraverso la no-profit internet.org, la connessione dati gratuita a milioni di indiani. In realtà, però, era una connessione gratuita limitata a 38 siti web accuratamente scelti, tra cui ovviamente Facebook (Facebook offre internet gratis in India, Linkiesta). Fortunatamente (per l’India) il governo indiano declinò l’offerta.
E’ chiaro che la neutralità della Rete sarà il grande tema del futuro. Già dopo le ultime elezioni presidenziali americane si è iniziato a parlare seriamente del ruolo dei social network nel determinare l’elezione del presidente Trump (Russiagate, Facebook ammette: spazi pubblicitari a società russa nel 2016) e del ruolo che questi strumenti avranno nel plasmare le politiche nazionali nei prossimi anni, anche sotto il profilo economico (Why the net neutrality protest matters, The Guardian).
Facile quindi comprendere l’importanza della tematica, soprattutto in un contesto dove difficilmente c’è la piena consapevolezza da parte degli utenti. E dove, soprattutto, spesso i blocchi vengono imposti in maniera subdola e solamente grazie a campagne di monitoraggio come la Open Observatory of Network Interference, che costantemente effettua controlli e verifiche avvalendosi di TOR, è possibile avere un quadro abbastanza preciso della situazione censoria della Rete nel mondo.
Il progetto OONI, possibile grazie all’aiuto di volontari sparsi in giro per il mondo che hanno deciso di installare sui propri sistemi il tool ooniprobe, è un sistema di monitoraggio della rete dal basso per identificare blocchi verso siti o domini web confrontando il risultato di due connessioni: una diretta ed una, anonima, via TOR. Se il risultato differisce, nel senso che via TOR si raggiunge mentre per via diretta no, significa che c’è un blocco. Blocco o limitazione che può essere governativa o anche dell’ISP stesso, che magari ha deciso di attuare una politica di QoS per certi servizi a scapito di altri (Un approfondimento tecnico sul tema: QoS-Aware Net Neutrality, IEEE Xplore), come ad esempio in merito al traffico p2p dei torrent.
Concludendo, le implicazioni politiche ed economiche di una Rete non più neutrale sarebbero enormi: non solo questo spianerebbe la strada ai big della Rete (Google, Facebook, Amazon…) che già hanno un potere enorme ma, di fatto, bloccherebbe qualsiasi altro tipo di concorrenza. Ed in una società sempre più interconnessa, controllare la Rete significa anche poter influire in modo determinante sulle scelte politiche nazionali: non a caso, alcuni –come John Herrmann del New York Times– si stanno seriamente interrogando sul significato stesso di nazione, chiedendosi se Facebook non sia diventando uno stato virtuale sovranazionale.
“Al giorno d’oggi nessuno combatte veramente contro un altro. Oggi i gruppi dirigenti fanno innanzitutto guerra ai propri sottoposti, e il fine della guerra non è quello di conseguire o impedire conquiste territoriali, ma di mantenere intatta la struttura della società.”
Spianare la strada di Internet a questi giganti del web potrebbe essere fatale per la nostra società, democrazia, libertà.