“Sono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità.”
J.K. Rowling
Tutti noi ci siamo trovati a dover scrivere un curriculum vitae che ci permettesse di mostrare le nostre competenze e capacità a possibili datori di lavoro. E spesso abbiamo avuto la tentazione di inserire o di sovrastimare qualche competenza, nella speranza di guadagnare qualche punto agli occhi del selezionatore e conquistare il “posto”. Una pratica che, se troppo spudorata e se il selezionatore ha effettivo bisogno di quelle competenze, rischia di ritorcersi contro: spesso bastano poche domande mirate per capire immediatamente il livello di competenza in un certo settore/argomento.
Possiamo suddividere le nostre competenze in due macro-categorie: quelle acquisite in maniera autonoma (autodidatta) e quelle certificate da un soggetto terzo (come i titoli di studio o le certificazioni).
Con l’avvento della Rete e dell’e-learning, con tecnologie che permettono di imparare a distanza seguendo corsi, effettuando test e prove via browser, piano piano stiamo superando anche il “pezzo di carta” che, in qualche modo, dovrebbe certificare le competenze acquisite.
Interessante, a tal proposito, vedere “Open Badges“, un progetto avviato da Mozilla nel 2011 (La storia completa la trovate sul sito ufficiale) che permette di visualizzare, attraverso badges visuali, le competenze digitali acquisite attraverso corsi ed iniziative che gli enti e gli istituti aderenti decidono di attivare.
Al netto di alcune criticità, dettate più che altro dalla necessità di riuscire ad identificare con certezza lo studente, onere che gli istituti eroganti dovranno necessariamente attuare per dare credibilità ai badges rilasciati, l’iniziativa vuole guardare ad un futuro in cui anche l’istruzione è delocalizzata e focalizzata su competenze specifiche spendibili velocemente, in un mercato del lavoro sempre più fluido.
Del resto una delle criticità dei tanti servizi già esistenti, ad iniziare da LinkedIn, è proprio la possibilità di verificare le competenze che gli utenti specificano. LinkedIn, ad esempio, ha adottato un sistema di trust orizzontale, in cui gli altri utenti hanno la possibilità di certificare -o meno- le competenze indicate. Ed anche di lasciare feedback, se lo desiderano. Rimane tuttavia un trust orizzontale, mentre con il meccanismo degli OpenBadges, si apre la strada a trust verticalizzati che certamente aumentano, soprattutto nel caso di enti prestigiosi e riconosciuti, il valore delle competenze acquisite.
Del resto la sfida è tutta qui, ovvero quella di riuscire a trasportare la formazione sul web. Che sia immaginabile, tra 10-15 anni, una società in cui il titolo universitario della laurea possa essere semplicemente un contenitore di competenze acquisite ? E datori di lavoro che, invece di indicare il titolo di studio desiderato, semplicemente specificano di quali competenze reali hanno necessità ? Grazie alle moderne tecnologie, compreso l’onnipresente smartphone, è possibile superare alcune criticità della formazione a distanza. E chissà che anche grazie alla tecnologia blockchain, che può venire in aiuto anche in questo settore, non sia possibile avere dei “portafogli virtuali” di competenza acquisite da spendere professionalmente….
Il modo migliore per iniziare a sperimentare gli OpenBadges è prendere parte all’iniziativa, registrando il proprio backpack (“zainetto”) gratuitamente su https://badgr.io ed accettare la prima sfida, proposta da hacksaurus (!) per acquisire l’ambito Navigator Badge (toolness.github.io/hackasaurus-parable/navigator-badge), che certifica come io sappia “operate a Web browser with celerity“.
Giochi a parte, se aziende del calibro di IBM hanno deciso di puntare su questo strumento, vale sicuramente la pena capire di cosa si tratta. E vale la pena dare uno sguardo all’elenco del certificatori che hanno aderito all’iniziativa OpenBadges, disponibile qui: www.imsglobal.org/openbadges-certified-products
Buon divertimento !