E’ nei piccoli centri rurali del nostro Paese, soprattutto al meridione, che si apprezza la vita di paese per ciò che realmente è. Il tempo, in questi piccoli borghi di una manciata di anime, aggrappati sulle pendici dell’appennino lucano, lontano dal caos delle metropoli, scorre lento e sornione. I giorni passano monotoni e lenti, in un persistente immobile trascorrere delle stagioni. A rompere la monotonia dei giorni provvede soprattutto il calendario religioso, con eventi mondani come la processione del venerdì santo, prima della domenica di pasqua. Da curioso ospite, non ho potuto riunciare ad immortalare in qualche semplice scatto la processione che si è svolta lungo le viuzze di questo piccolo borgo di 2000 abitanti che, come in una canzone di De Andrè, “vede la vergine in prima fila” insieme ad una rappresentazione del Cristo dentro un teca illuminata portati a spalla dai cittadini. Lungo tutto il percorso erano stati piazzati lumini votivi che, come potete vedere, hanno attratto la mia curiosità. Lumini che hanno trasformato il borgo in un enorme cimitero, a voler ricordare che “fate penitenza che la morte viene”, come ripeteva Brandano, al secolo Bartolomeo Garosi detto anche il “Pazzo di Cristo”, mentre con una tibia percuoteva il teschio con il quale richiamava i cristiani durante il suo vagabondare nel mondo del tredicesimo secolo.
Processione del Venerdì Santo a Spinoso
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