Quando la chat crea “il mostro”

Chiedeteci cosa ci ha rovinati, non potete rispondere. Aprite un social a caso,
leggete il primo post. Ecco, ora lo sapete.
Maicol Pusceddu

Seconda settimana di un caldo Luglio 2019, Siena. Un messaggio comincia a rimbalzare per le chat di WhatsApp. E’ un messaggio di allerta, di fare attenzione ad “un uomo, che forse qualcuno di voi ha visto o che comunque ne ha sentito parlare. Di seguito avete anche la foto, questa persona può risultarvi, uno “strano” qualsiasi, purtroppo come ci è giunta voce dal montone è dal nicchio, è stato allontanato perché risulta essere un pedofilo, ed infastidisce i bambini.

Il messaggio continua, con dettagli inquietanti come “Mi è giunta personalmente voce, che per le prove del palio da piazza ha anche seguito fino alla pania una bambina di 10 anni.” e “Vi ripeto, non è una persona innocua. Ci tengo a precisarlo, perché molti lo definiscono come “uno strullo”, i poliziotti stessi domenica ci hanno detto che è un caso psichiatrico.

Le foto, allegate al messaggio, mostrano una persona di mezza età come tante altre. Ritratto mentre beve, al bar, con un fazzoletto di contrada al collo, probabilmente a sua insaputa. E’ una persona vista, in giro, e c’è chi –sempre nelle chat– non trattiene moti di violenza “se lo vedo, questo pedofilo, lo tonfo!“.

Anche se la pagina ufficiale della Questura di Siena non fa alcuna menzione del fatto, facendo quindi sospettare che possa trattarsi di una esagerazione se non proprio di una montatura, il messaggio inizia a rimbalzare tra gli smartphone della città: la preoccupazione è comprensibile, sopratutto in un periodo di feste e sagre come questo, con tanta gente (e bambini) a giro per le Contrade e per la città.

Il tam tam arriva ovviamente anche alle forze dell’ordine che, prontamente, si attivano. A quanto risulta dagli articoli dei quotidiani locali, la Questura ha riconosciuto il soggetto come malato psichiatrico, seguito da tempo e già attenzionato dalle forze dell’ordine. Un soggetto che, sempre secondo quanto riportato, non ha mai avuto gli atteggiamenti “sospetti” indicati nel messaggio. Risulta inoltre che è stato emanato un provvedimento di ASO -Accertamento Sanitario Obbligatorio- per aiutarlo nel suo disagio.

Anche se quanto accaduto ha avuto un lieto fine, complice anche la pronta reazione degli organi di informazione locale nel provvedere alla corretta informazione sul fatto, quanto accaduto deve farci riflettere.

Nell’era dei social, è sin troppo facile lasciarsi andare a comportamenti potenzialmente pericolosi (come inoltrare un messaggio contenente informazioni non veritiere) sulla scia emotiva di tristissimi fatti di cronaca. Messaggio a cui, peraltro, erano allegate anche delle foto del soggetto in questione (!), che sono finite in migliaia di smartphone e che hanno leso la reputazione di questa persona, mettendone addirittura a rischio la stessa incolumità fisica.

Se rileggiamo il messaggio oggi, ci rendiamo conto di come contenga tutta una serie di elementi strutturati ad arte per fare leva sulle emozioni. I “bambini“, le “forze dell’ordine“, il “sospetto pedofilo“. Sembra di rivedere la trama del film “Il Sospetto”, di Thomas Vinterberg (se non lo avete visto, guardatelo).

L’autore del messaggio sembrerebbe essere una ragazza (“io personalmente, ed anche altre di queste citte vi possiamo garantire, che nelle ultime sere, non ci è facile essere tranquille quando andiamo sole a casa.“) e mi chiedo, francamente, se questo testo è stato divulgato senza la consapevolezza delle conseguenze che avrebbe potuto avere.

Attenzione, perché questo fatto dimostra ancora una volta quanto è facile e veloce, oggigiorno, finire in una shitstorm di boffoniana memoria.

E’ di fondamentale importanza attivare sempre il senso critico, senza lasciarsi andare alle emozioni, quando si riceve messaggi di questo tipo. Chiedersi sempre cosa potrebbe accadere se quanto scritto non fosse vero, se la persona non fosse in realtà un “sospetto pedofilo” ma semplicemente un malato con problemi psichiatrici. O semplicemente, e mi torna a mente quanto accaduto a Tiziana Cantone, la ragazza 30enne di Napoli che si è suicidata dopo la diffusione di un suo video intimo, se quanto abbiamo ricevuto è una faccenda personale che non deve essere divulgata.

Perché nel tritacarne mediatico possiamo finirci tutti, in qualsiasi momento, per qualsiasi motivo: meglio evitare che accada, non credete?

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