Quando la verità (su Siena) può far male

Ho il privilegio di essere nato in una delle città più belle, ed uniche, del mondo, Siena. Unica non solo perché bellissima, artisticamente parlando, ma anche la sua società, così meravigliosamente unita e divisa, è capace di esprimersi in modi totalmente inaspettati ed inconsueti.

55.000 abitanti capaci di dividersi in 17 contrade ma uniti sotto la stessa bandiera, la balzana. Una città che è diventata grande, nel medioevo, grazie alla sua intraprendenza e volontà del popolo di autodeterminarsi: siamo stati tra i comuni trecenteschi a diventare Repubblica, con un territorio che si espandeva fino al mare.

Siena ha poi attraversato, praticamente indenne e conservando la sua principale fonte di ricchezza, la Banca Monte dei Paschi, i secoli fino ad arrivare ai giorni nostri, quando l’avidità di una classe politica incapace e delinquente ha depredato il forziere della città rubando soldi e futuro.

Quanto è accaduto è storia degli ultimi 20 anni, ben nota non solo ai senesi ma all’Italia intera, quando Siena è improvvisamente balzata agli onori delle cronache per ben poco onorevoli disastri e sconfitte. Come dice Montanari in un suo articolo odierno, a proposito dell’ultima bruciante sconfitta alla sfida per conquistare l’ambito marchio di Capitale della Cultura 2019:

…è stato troppo lungo il periodo in cui il destino della città si decideva nel chiuso delle stanze del Monte dei Paschi (quanti sindaci ha dato alla città?): ora che quell’epoca è finita per sempre, è necessario che siano le piazze e le sale pubbliche ad accogliere un dibattito che coinvolga tutti.

Già perché, percorrendo come gamberi la disastrosa cronistoria cittadina, la sconfitta di CEC2019 è forse l’epitaffio solenne ad un’era fatta di scandali, buchi di bilancio ed indagini ad “eccellenti insospettabili”: creare un Comitato di Candidatura privato, al quale il Comune di Siena partecipava ma di cui non era possibile, per i consiglieri, accedervi agli atti.

Scoprire solo a giochi fatti che sono stati spesi oltre 800.000 tra gadgets, eventi, presentazioni e costi del personale, per poi trovarsi a leggere, il giorno dopo l’infausto verdetto, un Bid Book decisamente imbarazzante (sempre per citare Montanari: “una città in mano ad un’oligarchia segreta e separata“), è l’esempio perfetto di come sono stati condotti i giochi in una città, abituata a vivere di rendita (culturale e finanziaria), in cerca di un metadone che rimandasse il momento della disintossicazione“, come dice ancora Montanari nel suo articolo.

L’invito conclusivo è diretto ai senesi, a prendere in mano le redini della città e reinventarsi, senza dover aspettare il “contentino” di 40 milioni di € dalla Regione che, secondo quanto si legge sugli organi di stampa (La Regione Toscana a fianco di Siena per la valorizzazione delle politiche culturali), dovrebbe arrivare a breve: dopo “Babbo Monte”, tocca a “Zio Enrico” ?

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