Il paesaggio brullo, lunare, desolato dell’entroterra lucano certo non lasciava sospettare che proprio qui, nel sottosuolo, si trovassero importanti giacimenti petroliferi. Ne avevo sentito parlare di questa famosa “Tempa Rossa”, vicino all’abitato di Gorgoglione, nel mezzo alla Basilicata. Fino a quando non venne scoperto il petrolio in questa zona, negli anni ’60, queste argillose colline erano meta di pastori e di vaccari, che vi conducevano al pascolo i propri animali: chi lo avrebbe mai detto che stavano passeggiando su milioni e milioni di € di riserve petrolifere ?
Arrivò poi l’era delle esplorazioni petrolifere e la Val d’Agri, partendo da Tramutola, venne sforacchiata in lungo ed in largo fino ad arrivare ad avere il COVA (Centro Oli Val d’Agri) che produce oltre 81.000 barili di petrolio al giorno, corrispondenti ad oltre il 70% della produzione nazionale di “oro nero”: un affare molto ghiotto, con bassissime royalties (7-8%) da corrispondere alla Regione Basilicata “per il disturbo” e ben poca popolazione, avvilita dalla miseria e dalla disoccupazione, a dar fastidio.
Da anni, ormai, la fiamma del COVA riempie il panorama della Val d’Agri, insieme alle luci dei 27 pozzi petroliferi nella valle, monopolio indiscusso dell’ENI.
Ma nel mondo delle multinazionali tutti voglio avere il loro spazio, così la Total e la Shell iniziarono le loro esplorazioni petrolifere nelle aree circostanti. Ed il progetto del Centro Olii “Tempa Rossa”, giacimento petrolifero nella vicina Val di Sauro
A regime l’impianto – tra i più evoluti nel settore petrolifero – avrà una capacità produttiva giornaliera di circa 50.000 barili di petrolio, 230.000 m³ di gas naturale, 240 tonnellate di GPL e 80 tonnellate di zolfo.Progetto Tempa Rossa, Sito web Total
Come si legge nella scheda, si attendeva l’autorizzazione per altri “due pozzi”: da qui nasce tutto lo scandalo che ha coinvolto il Ministro allo Sviluppo Economico Federica Guidi ed il suo compagno, Gianluca Gemelli, titolare della società I.T.S e della Ponterosso Engeneering.
L’inchiesta però si sviluppa anche su un altro filone, quello più interessante, concernente “attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti” e lo “sforamento” dei limiti delle emissioni in atmosfera del Centro Olii, che proprio nella giornata di ieri ha portato agli arresti domiciliari 5 funzionari ed un addetto del COVA e il divieto di dimora a Potenza per il Dirigente dell’Ufficio Ambiente della Regione Basilicata
In parole povere, le indagini si stanno indirizzando verso lo smaltimento delle acque di strato e di processo (della lavorazione del petrolio), contenenti ingenti quantità di metalli pesanti e minerali radioattivi (è la stessa ENI che conferma, in un documento, la presenza di ferro, magnesio, bario, cadmio, solfati, cloruri, idrocarburi, benzene, etelibenzene, toluene). Invece di essere qualificate come “rifiuti pericolosi” e quindi essere smaltiti in modo consono alle norme di legge, venivano classificati come “non pericolosi” e spediti in vari centri di smaltimenti, tra cui il Tecnoparco di Pisticci o il Pozzo di Costa Molina 2, nel vicino comune di Montemurro. “Dal «Local Report 2013» di Eni risulta che le acque di produzione (acque di strato e acque di processo) smaltite presso il pozzo Costa Molina 2 sarebbero pari a 2.500 metri cubi al giorno, per un totale annuo di 90 milioni di metri cubi” e che “per questo motivo vi è attività investigativa della Direzione distrettuale antimafia di Potenza sulle due polle d’acqua anomale di contrada La Rossa (Montemurro), affioranti a 2,3 km dal pozzo Costa Molina 2, mai segnalate prima in appennino meridionale, e con caratteristiche fisico-chimiche affini a quelle delle acque di scarto petrolifero” (Fonte: Resoconto stenografico Senato – Sen. Bartolomeo Pepe).
Questa operazione, come dichiara il Procuratore Franco Roberti, avrebbe fatto risparmiare ben 60 milioni di € l’anno. Le acque “inquinate” avrebbero pertanto contaminato le falde acquifere e, conseguentemente, il sottostante Lago di Pietra del Pertusillo, dove già in passato si erano verificate strane morie di pesci. Ci tengo a ricordare che l’acqua di questo lago viene potabilizzata e fornita alla Puglia ed alla Basilicata.
L’attività del COVA, a seguito dell’inchiesta, è stata sospesa e la Procura ha disposto il sequestro di alcune vasche della linea 560 e dell’impianto di trattamento e smaltimento presso il Tecnoparco di Pisticci, oltre al Pozzo di Costa Molina 2.
Da come si apprende dalla stampa, sono stati eseguiti nelle province di Potenza, Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta, a dimostrazione che la vicenda è molto più grande di quello che sembra e coinvolge non solo la Basilicata ma l’Italia intera. Soprattutto, si confermano gli intrecci politico-affaristici che stanno dietro lo sfruttamento del più grande giacimento italiano, in spregio alle norme ambientali ed alla protezione dell’ambiente e dei cittadini, come la stessa Ministra Guidi conferma alla stampa, dichiarando testualmente
Chi se ne frega se tutto questo significa inquinare una valle o distruggere, anche turisticamente, un territorio dove insiste un Parco Naturale di rilevanza nazionale ! Da anni la popolazione della Val d’Agri segnala emissioni odorose, fiammate anomale e un aumento delle neoplasie, inascoltati.
I soldi in ballo sono tantissimi. Miliardi di euro che solamente in piccola parte ricadono sui comuni dove sono presenti i pozzi. Viggiano, l’amministrazione comunale dove è il COVA ed anche i pozzi, riceve ogni anni circa 20 milioni di € di royalties. Eppure, passeggiando per il paese di 3329 abitanti, non si ha l’impressione che i suoi cittadini possano beneficiare di oltre 6000€ cadauno derivanti dallo sfruttamento del sottosuolo. E lo stesso vale per tutti gli altri comuni della Valle che beneficiano di questi milioni: nel periodo 1997-2010 gli incassi complessivi hanno raggiunto i 636 milioni di Euro.
La Regione Basilicata ha un Piano Operativo Regionale per sfruttare questi soldi ma il POR della Val d’Agri, articolato in quattro “missioni” ed al quale è stato assegnato un budget complessivo di 349 milioni di Euro, sembrerebbe fermo al 2013: basta fare una passeggiata nei centri storici dei borghi della valle per vedere cartelli di cantiere su opere incompiute un po’ ovunque. Cantieri con la data di ultimazione dei lavori già scaduta, abbandonati spesso da anni, per i quali sono stati investite cifre importanti.
In questo scenario, oltre allo sfruttamento del petrolio ed agli intrecci economici con la politica regionale e nazionale, anche gli amministratori locali non sembrano affatto brillare per lungimiranza e capacità gestionale. Almeno non per la popolazione.