Lavoro o reddito ?

Lavoro ! Lavoro ! Lavoro !” è il mantra più in voga tra i politicanti italici e nostrani, che non perdono l’occasione per rimpinzarsi la bocca della parola più abusata del vocabolario italiano, addirittura inserita nell’art. 1 della Costituzione nazionale.

Davanti alla parola “Lavoro !” scatta facile l’applauso della platea e cenni di approvazione. Chi, esagerando, si vuole sbilanciare può accostare altre due paroline magiche: “Lavoro e dignità !” per le platee di sinistra, “Lavoro e libertà !” per le platee di destra. Applausi garantiti.

Ma, pensandoci bene (e qui inizia la mia riflessione), quello di cui ho bisogno è un lavoro ? O, forse, ho bisogno di un reddito che mi garantisca una esistenza dignitosa ?

A questo punto è scontato pensare: “ma se non lavori, come puoi assicurarti un reddito ?”. Vero, ma quanti sono i lavori che non garantiscono un reddito adeguato, dignitoso ? Ecco che, a fronte di questa domanda retorica, cade l’intero castello: la mia priorità non è il lavoro, è assicurarmi una esistenza dignitosa. Se poi questa mi viene concessa attraverso il lavoro, ottimo. Ma se ho un lavoro che non mi garantisce dignità (penso ai tanti precari sfruttati e sottopagati), è questo di cui ho bisogno ? Forse no.

Ma in un Paese che fonda l’intera sua esistenza sul lavoro (Art.1 – “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”), addirittura come un diritto (Art. 4 – “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.“), che però all’Art. 34 recita “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.“, come può sopportare l’esistenza di lavoratori sfruttati e sottopagati ?

Siamo arrivati ad un punto tale che l’importante non è avere un lavoro dignitoso, ma semplicemente un lavoro, perché continuamente subiamo il ricatto della disoccupazione, che porta spesso ad accettare qualsiasi offerta, anche a condizioni oltraggiose.

Ecco perché è importante il “Reddito di Cittadinanza«un reddito versato da una comunità politica a tutti i suoi membri su base individuale senza controllo delle risorse né esigenza di contropartite», che garantisce comunque una condizione minima di dignità attraverso l’erogazione di un reddito anche ai non occupati, spezzando questa spirale involutiva dell’abbassamento dei salari dovuto all’aumento della domanda e che porta ad accettare condizioni al limite della schiavitù.

Il reddito minimo garantito, ovviamente a certe condizioni (come il dover dimostrare la ricerca di un impiego e con durata massima prestabilita), metterebbe un freno alla corsa al ribasso dei salari, così come le prestazioni sottopagate perché “o accetti a questo prezzo o niente“. Risolverebbe anche l’abuso dello strumento della cassa integrazione, spesso utilizzato dalle aziende per liberarsi degli esuberi.

Con il reddito minimo garantito si eviterebbero anche situazioni limite come quella denunciata da Internazionale in un editoriale del 27 ottobre 2014: I prigionieri delle fabbriche.

Alla fine, pensandoci bene, quello di cui ognuno di noi ha bisogno è un REDDITO che permetta una vita dignitosa, non un lavoro, spesso precario, sottopagato e ben poco dignitoso.

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1 comment
  1. Giustissima riflessione, ognuno di noi ha bisogno di un reddito. Magari pensare ad una ridistribuzione dei redditi andandoli a cercare tra quelli che guadagnano così tanto che hanno il superfluo del superfluo e che se gli togliessi una parte il loro stile di vita non ne risentirebbe minimamente e nemmeno la loro sicurezza del futuro!

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