“Privacy non significa nascondere agli altri la mia vita privata.
Significa evitare che la vita privata degli altri irrompa nella mia.”
Jonathan Franzen
Vi è mai capitato di aggiungere una foto su un social network e di sentirsi chiedere, pochi istanti dopo, “E’ tizio caio questo in foto ?” (ora come ora mi viene in mente solo G+) ? O che lo stesso Facebook riconosca automaticamente il vostro volto in una fotografia appena caricata ?
Sappiate che ormai il riconoscimento facciale è realtà, con algoritmi capaci di riconoscervi in pochi attimi da un database di milioni di volti. Ha scatenato infatti gran clamore una nuova app russa, FindFace, che dopo aver indicizzato i volti dei milioni di utenti del popolare social network sovietico VK, è capace di identificare in tempo quasi reale le persone che inquadriamo con la fotocamera dello smartphone.
Quali possano essere gli scenari ancora non lo sappiamo ma certo la nostra privacy è a rischio. E non si tratta solo della semplice tracciatura dei luoghi che visitiamo da parte del nostro smartphone (GPS o meno, i ponti radio identificano comunque la nostra posizione con ragionevole precisione) ma di una vera e propria identificazione facciale in un certo luogo e in un dato momento. E non è fantascienza: a quanto pare, già nei primi negozi Amazon Go nel Regno Unito le telecamere adottano tale tecnica per identificare gli utenti, probabilmente per profilarne meglio le scelte e studiarne i comportamenti. Non è certo una tecnica nuova: da anni le telecamere nei supermercati e nei centri commerciali studiano il nostro comportamento in tali negozi, per migliorare le tecniche di vendita; quello che però spaventa è l’introduzione di tecniche di identificazione puntuale dei clienti !
Limitandoci agli usi leciti, nella migliore delle ipotesi tali tecniche potranno essere usate per presentarci, nei pannelli pubblicitari in giro nelle nostre città, spot mirati dei prodotti da noi ricercati (come avviene già oggi sul web).
Come per ogni tecnologia, sono scattate subito le contromisure. Ad esempio, gli Hypen Labs hanno sviluppato un pattern da stampare sui vestiti per confondere i software di riconoscimento facciale, come vedete nell’immagine di copertina. Oppure già ci sono alcuni stilisti capaci di realizzare acconciature che mascherano il pattern tipico del volto, confondendo tali sistemi.
E’ chiaro che in un mondo tecnologicamente sempre più invasivo, tutelare la propria privacy diventa sempre più un diritto inviolabile di ogni essere umano. E chi vi rinuncia deve essere consapevole, sempre.