Sanità senese tra “grulli” e “scaramellate”

scaramelli_facebookImpossibile non commentare, anche brevemente, le ultime uscite dell’ex sindaco di Chiusi, Stefano Scaramelli, fresco di elezione in consiglio regionale toscano e Presidente della Commissione Sanità. Scaramelli, eletto con 15.000 preferenze dopo una campagna elettorale ben poco originale all’insegna della rottamazione, da buon renziano, dopo la pessima figura dovuta allo scippo della sede della ASL Toscana Sud, il recentissimo regalo di capodanno del governatore Rossi, ha risposto alle violente reazioni senesi con affermazioni pesanti direttamente dalla sua Pagina Facebook.

Senza alcun pudore, ricordando che anche Chiusi ha beneficiato dei cospicui contributi elargiti generosamente dalla Fondazione MPS (uno per tutti, la pensilina davanti alla stazione dal 1 mln di € fortemente voluta da Ceccobao), ha tuonato: “…ma dove erano tutti questi fenomeni che ora alzano la voce quando a #‎Siena‬, pur lasciandoci una‪#‎sede‬, hanno portato via una Banca e una Fondazione?” dimenticando non solo che il suo partito, il PD, è il primo e maggiore responsabile sia dell’esiziale acquisizione di Antonveneta che di tutti i disastri compiuti prima (Banca 121, ad esempio…) e dopo, ma che lui stesso non risulta aver elucubrato chissà cosa, se non un postumo comunicato di congratulazioni alla neo-eletta Mansi alla presidenza della Fondazione MPS che, nota di colore, aveva preso una fulminea residenza proprio a Chiusi, “[…] una scelta che conferma la centralità della nostra cittadina, snodo ideale tra le città che la vedranno impegnata nei prossimi mesi, cioè Roma e Siena […]“.

Cmq sui temi‪#‎sanitari‬ noi non si molla, su quelli certo che faremo le barricate!” continua nel suo post il consigliere Scaramelli, come se fosse tra le fila dell’opposizione. Forse dimentica, Scaramelli, che a firmare il decreto è stato proprio il presidente Rossi, esponente del Partito Democratico, il suo stesso partito.

Cosa dobbiamo aspettarci, le barricate al circolo Arci ?

Schermata-2Bischerate a parte, già da mesi girava voce che Siena fosse ben presto privata della sede dell’ASL di Area Vasta. Tanto che alcune forze politiche senesi, tra cui il MoVimento 5 Stelle, avevano rivolto nella seduta consiliare del 27 Novembre 2015 tre interrogazioni urgenti al Sindaco di Siena che, pur ritenute ammissibili, erano rimaste senza risposta a causa di una melina durata tutto il tempo disponibile.

Come già alcuni esperti commentatori si erano sbrigati a sottolineare, in caso di spostamento Siena sarebbe stata l’unico caso in cui la sede della ASL sarebbe diversa rispetto alla sede Universitaria (nelle altre due Aree Vaste le rispettive sedi sono Pisa e Firenze), oltre a rappresentare un evidente sbilanciamento sotto il profilo territoriale (Siena è equidistante tra Grosseto ed Arezzo). E non ci rassicurano affatto le promesse di mantenimento dei servizi alla popolazione, per un policlinico che nel 2004 il Corriere della Sera inserì tra i 12 migliori in Italia ma che oggi vede un lento ed inesorabile declino sia dell’organizzazione che nella qualità, salvaguardata solamente dalla buona volontà di gran parte del personale che vi lavora.

Per Siena, inoltre, è l’ennesimo attacco alla sua dignità, in un ottica di progressivo spogliamento della città dai suoi centri di controllo e di potere, conseguenza della fine dell’era senese della Banca MPS e della sua potente galassia. Ed il PD, che peraltro annovera tra le sue fila anche il consigliere regionale Bezzini, ex presidente della Provincia senese, ne è ovviamente il fautore. Evidente quindi la debolezza di Siena a livello politico decisionale e non saranno certo le barricate di messer Scaramelli, eletto Cittadino dell’Anno dal recente sondaggio del Corriere di Siena, a cambiarne le sorti.

L’unica speranza, per un capoluogo di 55.000 abitanti ed una provincia di oltre 270.000 residenti, sede di tre importanti siti UNESCO e di inestimabili ricchezze sotto il profilo storico, culturale e paesaggistico, è un cambio di classe dirigente. Il resto sono chiacchere al vento e barricate tra sodali di partito.

 

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