Mi ha fatto riflettere una signora che ho incontrato al supermercato vicino casa, che dopo una breve e cordiale preambolo, mi ha descritto come “la vedo, sa, che legge sempre tutte le etichette…“.
Si, sono uno che legge le etichette di quello che compra e, soprattutto, di quello che mangia.
Lo faccio essenzialmente da quando mi sono reso conto di alcune assurdità, tra cui la prepotente e praticamente ubiqua presenza di “zucchero”, sotto svariate forme, nei cibi che mangiamo. Addirittura ho trovato “glucosio” tra gli ingredienti di spiedini di maiale con verdure pronti per la griglia !
Se non vi sembra strano, forse non sapete che secondo alcune importanti ed accreditate ricerche scientifiche, lo “zucchero” (che poi sarebbe il saccarosio) da dipendenza, come una droga:
The researchers conclude that mild addiction is natural in that very sweet foods can lead to dependency under some conditions. Sugar triggers the release of dopamine and opioids. Dopamine tends to initiate food seeking, while opioids can prolong the meal. “We think that is a key to the addiction process,” Hoebel says. “The brain is getting addicted to its own opioids as it would to morphine or heroin. Drugs give a bigger effect, but it is essentially the same process.”
Oltre a questo, lo “zucchero” ha effetti dannosi anche per l’organismo, segnalati anche dalla stessa World Health Organization.
C’è poi l’annosa questione dei conservanti e coloranti, chiamati “Additivi Alimentari“, alcuni anche pericolosi e cancerogeni, spesso nascosti sotto forma delle sigle “Exxx”. Ad esempio, in praticamente tutti gli affettati è presente il “Nitrito di Sodio“, o E250, che “nell’ambiente acido dello stomaco reagisce con le ammine secondarie presenti negli alimenti e forma N-nitrosammine (cancerogene).“
Certo non voglio apparire, perché non lo sono, un salutista intransigente e radicale. Tuttavia da qualche anno, con mia moglie, dopo aver letto alcuni libri e sperimentato su noi stessi quanto l’alimentazione influisce non solo sullo stato di salute ma anche sulla qualità della vita, abbiamo deciso di stare più attenti a ciò che mangiamo, evitando quelle che comunemente si definiscono “schifezze”, come ad esempio le “merendine” o le “bibite gassate”.
Non nego che, con moderazione, una bella bistecca o salsiccia alla brace ha il suo perché ed è sempre un gran piacere gustarsela. Lo stesso dicasi per una bella fetta di salame o prosciutto crudo, salumi tradizionali della cucina toscana e italiana.
Prima di aver visto un video su Youtube, mangiavo anche i wustel. Se ne siete ghiotti, valutate se guardarlo oppure no: potreste cambiare repentinamente idea !
Per quanto riguarda la frutta e la verdura, le mie regole sono: che sia di stagione e di provenienza italiana, privilegiando comunque i prodotti locali magari acquistati direttamente dal produttore.
Due parole anche sui cibi italiani per antonomasia: il pane e la pasta.
Vi siete mai chiesti con quali farine vengono prodotti il pane e la pasta che mangiate ? Da dove vengono ? Siamo spesso portati a pensare che, visto che in Italia siamo grandi produttori di grano, la farina sia comunque “nazionale”. Lo credevo anche io, peccato che, come da alcune denunce degli agricoltori e produttori riportate a mezzo stampa, molti produttori utilizzano “un buon 30% di grano duro d’importazione estera (proveniente in gran parte da Canada e Ucraina)“. E si parla di marchi noti: immaginate cosa succede per i brand sconosciuti o degli hard discount ! Purtroppo la legge non impone sempre la tracciabilità delle materie prime, così che spesso ci “fidiamo” ed ingurgitiamo di tutto.
Un discorso a parte merita poi un alimento di cui siamo, in casa mia, molto golosi: la cioccolata. Non intendo, ovviamente, quelle schifezze surrogate e piene di zucchero e burro come gli snack ma della cioccolata vera, sempre più rara, sempre più cara. Avete mai letto le percentuali di “pasta di cacao” presenti nelle tavolette che acquistate, convinti che sia “cioccolato” ? Bene, sotto il 75% non lo considero neppure tale, essendo talmente zeppo di burro, farine e zucchero da essere più lo schifo del piacere. Pertanto, se mi devo concedere un piacere, che almeno sia tale !
Oltre alla questione della salubrità degli alimenti, anche per motivi etici, sto attento anche alla loro provenienza: preferisco sempre acquistare prodotti italiani e comunque diffido, ad esempio, della “‘nduja calabrese” se prodotta nello stabilimento di Modena. Se disponibili, scelgo prodotti toscani o senesi, così da limitare l’impatto del trasporto, ed evito prodotti esteri. Scelgo anche i prodotti con minore imballaggio perché odio lo spreco delle materie prime come la carta e la plastica.
Insomma, cerco nel mio piccolo di applicare la filosofia del Consumatore Critico, consapevole che anche la scelta di un prodotto rispetto ad un’altro è comunque un “atto politico” perché comunque contribuisce ad influenzare il mercato verso un percorso preciso.
Certo, non voglio asserire che il mio modo di vivere sia il “migliore” o il “più giusto” (rispetto a cosa, poi ?) ma forse, dopo queste mie poche righe, verrà anche a voi la curiosità di vedere cosa date da mangiare ai vostri figli o a voi stessi…
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