Scandalo ! Scandalo ! Espulsioni nel M5S !

Non ho ancora votato, non so neppure se voterò.

Dal 2006, all’interno del Gruppo di Siena, tramutato poi in MoVimento Siena 5 Stelle, ne abbiamo avuti di “dissidenti” ma mai nessuno è stato cacciato. Non abbiamo mai applicato la censura, convinti che ognuno fosse responsabile delle proprie parole e che nessuno di noi avesse il diritto di tappargli la bocca.

Avremmo potuto farlo. Avremmo potuto cacciare, o invitare gentilmente “alla porta”, chi non era d’accordo con la nostra linea politica. Certe volte qualcuno ha anche superato il normale limite della dialettica… ma lo abbiamo mai fatto.

In molti se ne sono andati, è vero, ma molti altri sono arrivati. E’ il bello del MoVimento: niente tessere, niente gerarchie. Solo persone che ci credono e vogliono fare qualcosa per il loro Paese, la loro città, il loro comune.

Però… francamente non me la sento neppure di condannare né Grillo né chi voterà SI per l’espulsione. Sono scelte, ed ogni scelta comporta delle responsabilità. Tuttavia non ne facciamo un dramma: in ogni forza politica, democratica o meno (PD-L e PDL compresi), sono state “cacciate” le persone che non approvavano la linea politica o che si smarcavano dal coro. Mai, però, è stata consultata la “base”: nel M5S è successo anche questo. Eppure sembra che i media siano più interessati al gossip del M5S che alle travi che, proprio in questi giorni, si stanno insinuando prepotentemente tra le chiappe degli italiani grazie al nuovo che avanza, il rottamatore che nomina i rottamati, la discontinuità continuativa: Renzie.

Se il metodo di scelta del Presidente del Consiglio sono le “primarie” del PD, sinceramente la vicenda delle espulsioni dal M5S non mi sembra così preoccupante.

Anche se non la condivido.

Non la condivido perché sono sempre stato convinto che la selezione non debba avvenire per “cacciata” ma per elevazione del livello culturale di un gruppo: tanto più i suoi membri sono capaci, tanto più gli incapaci ed inadatti se ne andranno.

Questa è la sfida più difficile che ci aspetta: è la sfida della meritocrazia.

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