TL;DR L’indice di criminalità 2022 appena presentato dal Sole24Ore conferma la qualità della provincia di Siena, il cui unico “neo” è il numero di reati connessi al mondo digitale. Facciamo una riflessione a tal proposito, soprattutto sui motivi per i quali, a mio modesto parere, il 5° posto non è da considerarsi un fattore negativo.
Nella classifica finale dell’Indice di Criminalità 2022 redatto dal Sole24Ore, la provincia di Siena si posiziona in un lusinghiero 86° posto su 106 (in vetta alla classifica, Milano, in ultima posizione troviamo Oristano). E’ in qualche modo l’ennesima conferma dell’ottima qualità della vita del nostro territorio, come peraltro confermato anche dall’omonima classifica –sempre a cura de Il Sole24Ore– che vede Siena al 15° posto tra le provincie italiane, prima nell’indicatore “Speranza di vita alla nascita” ma con un disastroso 99° posto per “Truffe e frodi informatiche“.
Prima di continuare, però, è necessario fare una precisazione: la classifica si basa sul numero di denunce per gli abitanti, e la provincia di Siena può vantare la “bellezza” di 717 denunce per trufe e frodi informatiche, al 5° posto in Italia, con una scalata di ben 4 posizioni rispetto al 2021, quando era al 9° posto.
Che i reati informatici siano in costante e forte aumento è evidente, in netta controtendenza rispetto ai reati tradizionali che, vuoi per il Covid che per altri motivi, sono in forte calo. In questo caso, essendo l’indicatore il numero di denunce, tenderei a pensare che il reale numero sia molto superiore, considerando sia quei reati che non vengono denunciati -per paura o vergogna– che quelli in cui le vittime sono del tutto ignare di quanto accaduto (penso ai furti di identità, ad esempio).
Non è sempre facile capire di essere stato vittima di un reato informatico, a meno che non sia il caso di un acquisto truffaldino, con la merce pagata ma mai ricevuta, o di altre situazioni in cui c’è una forte evidenza del danno (es. revenge porn). Ma, come dicevo, c’è tutto un nutrito sottobosco di reati meno evidenti, come appunto il furto d’identità, il furto di dati e informazioni, l’uso fraudolento di credenziali altrui… che difficilmente sono prontamente scoperti dal legittimo proprietario, quantomeno non fino a che non è troppo tardi.
Il dato relativo al numero delle denunce, quindi, è un indicatore sicuramente utile ma a mio parere non molto rappresentativo del numero dei reati informatici in un certo territorio, ammesso che si possa, parlando di reati connessi all’uso della Rete e quindi generalmente decontestualizzati dal territorio, considerarlo valido.
Non sono uno statistico né un matematico ma ritengo che il numero di denunce relative ai reati informatici non possa essere usato come elemento per dimostrare la “sicurezza”, o meno, di un territorio. Tutt’altro, credo sia un indicatore di altri elementi, come ad esempio la propensione all’uso della Rete per l’e-commerce (settore dove è facile incappare in truffe) o, e questo è un dato interessante, la consapevolezza degli utenti su un tema importante come la sicurezza informatica, per la quale il ruolo delle competenti forze dell’ordine è cruciale.
Per concludere, quindi, l’interpretazione corretta dei dati non è mai secondaria rispetto al dato stesso: a mio modesto parere, un alto rapporto di denunce è un elemento a suo modo positivo, non assolutamente negativo, che dovrebbe anche far riflettere chi di dovere nel riconoscere, al personale operativo delle forze dell’ordine preposte in questo ambito (come la Polizia Postale), l’importante ruolo che svolge nella società contemporanea, dove il digitale è un elemento indispensabile per moltissime attività economiche e del quotidiano.