Terremoto. Non vorrei parlare di politica ma…

In casi come questi non vorrei parlare di politica. Davanti a tragedie come quella accaduta ad Amatrice e nei paesi vicini, discutere di politica lo trovo triste ed anche un po’ squallido. Ma sento di doverlo fare, soprattutto per rispetto alle tante persone morte sotto le macerie e di tutti i sopravvissuti che hanno perso tutto.

E’ giusto parlare delle colpe della classe politica, anche se gli stessi politici vorrebbero che lo sguardo si distogliesse dalle loro responsabilità, derubricando l’evento nella categoria delle “disgrazie imprevedibili” di cui questo Paese è, purtroppo, ben fornito.

I terremoti, in un Paese ad alto rischio sismico come l’Italia, sono all’ordine del giorno. Non sappiamo quando e come un terremoto si verifica, ma sappiamo che prima o poi accadrà. Ed è in questo che la classe politica ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza a gestire un territorio devastato dall’abusivismo, dal cemento, a perenne rischio idrogeologico e sismico.

Vedere interi paesi sbriciolarsi davanti ad una scossa del 6° grado della scala Richter, equivalenti a circa 1 milione di tonnellate di TNT (di questa intensità, secondo Wikipedia, si verificano circa 120 terremoti l’anno), lascia sgomenti: il Giappone, ad esempio, da anni costruisce abitazioni in grado di resistere anche a scosse più importanti ! Ed è incredibile pensare che proprio in Italia, proprio nel Meridione, i Borboni promossero il primo regolamento antisismico d’Europa, dopo il terribile terremoto della Calabria meridionale del 1783.

Ad oggi ci troviamo con centri abitati totalmente fuori norma, spesso giustificati con la mancanza di fondi adeguati, il pregio storico-artistico delle strutture, l’età dei palazzi. Anche le scuole senesi, come ha rivelato una risposta ad una mia interrogazione sul tema, non sono tutte a norma antisismica: sono quasi tutte costruzioni ante anni ’80, quando non erano in obbligo le norme antisismiche, e negli anni nessuno si è preoccupato di investire in questo settore. Il risultato di questa non-volontà di agire si traduce, poi, in eventi catastrofici di questo tipo.

Pertanto è impossibile non volgere lo sguardo verso la classe Politica, inefficente, inadeguata, incapace di rispondere adeguatamente alle esigenze del territorio e dei suoi cittadini. E non è populismo, soprattutto davanti a questi tragici effetti, a 7 anni dal terribile terremoto a L’Aquila e a 36 anni dal Terremoto dell’Irpinia, che provocò oltre 2900 morti, i cui effetti sono ancora ben visibili e presenti i molti borghi del Sud italia.

Anche oggi, sulla stampa regionale, è il turno dell’inchiesta sugli edifici a rischio: almeno 650 edifici pubblici, nella sola Toscana, rischiano di venire giù alla prima scossa importante di terremoto. La causa principale ? Mancanza di fondi per la messa in sicurezza. E poi la carenza dei controlli da parte degli uffici preposti per le nuove edificazioni, spesso a campione, che purtroppo delineano ancora una volta l’inadeguatezza della pubblica amministrazione sull’annoso tema della prevenzione.

Adesso, ancora una volta, il copione si ripete: grande mobilitazione della macchina della Protezione Civile, messaggi di cordoglio dei Capi di Stato e della classe Politica, visite e passerelle nei luoghi del disastro, promesse di fondi ed interventi immediati, dossier e reportages. E tra qualche mese, tutto dimenticato. Come per l’Irpinia, come per L’Aquila, come per l’Emilia Romagna e il Friuli.

Nella foto: la piazza centrale del paese di Alianello (MT), abbandonato negli anni ’80 a seguito del Terremoto dell’Irpinia, ancora oggi disabitato.

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