“L’uomo duttile e ben adattato alla nostra società è colui che, eliminata ogni traccia d’osso,
salta nel tritacarne tecnologico mentre intona un motivetto da classifica”
Marshal McLuhan
“Benvenuti alla filiale retail di Castiglion delle Stiviere”. Inizia così un video amatoriale che in questi giorni sta facendo il giro della rete, insieme all’altro, Bankarius Karma. Tranquilli, quelli di Banca Intesa non sono improvvisamente impazziti: a quanto pare, sono stati semplicemente invitati da qualche genio della comunicazione dei piani alti a fare “un video per raccontare il bello della vostra filiale!“…”Non cerchiamo il nuovo Fellini, mixate allegria e coinvolgete i colleghi!“…”Proietteremo i video più emozionanti durante gli incontri banca Intesa a settembre-ottobre!“. Senza riflettere sul fatto che chi si occupa di soldi e finanza spesso non sa una beata mazza di comunicazione, rischiando di esordire in video decisamente imbarazzanti e trash. E che tali video sarebbero potuti velocemente diventate virali, saltando di telefonino in telefonino per finire poi su Facebook per il puro piacere di ricevere qualche like.
Non erano video che sarebbero dovuti finire sul web. E sarà curioso, a questo punto, capire come ci sono finiti. Ma come ormai sappiamo, anche quelle produzioni amatoriali che desideriamo mantenere riservate (penso alle tante immagini o video hot girati per gioco e finiti poi a rimbalzare nel 4 angoli del pianeta Terra, alcuni dei quali avuto conseguenze tragiche) rischiano di diventare di pubblico dominio. O pubblico ludibrio, come sta accadendo a questi video.
La tecnologia in questi ultimi 20 anni è evoluta talmente tanto e talmente veloce che ancora la nostra mentalità non si è adattata a questo nuovo contesto virtuale, continuando talvolta a relegarlo a semplice giochino o passatempo, quando in realtà la rete è configurabile come una vera e propria piazza virtuale popolata da persone reali. Sul mondo virtuale sembrano però venir meno tutte quelle consuetudini comportamentali che, in un contesto reale, impediscono di superare un certo limite. E così, calato il velo dell’ipocrisia, si scatena un vero e proprio tritacarne social che si autoalimenta nei commenti, anche molto pesanti, dei vari leoni da tastiera/haters che sfruttano ogni occasione per vomitare la loro frustrazione sui malcapitati di turno.
Chiunque, sia chiaro, può finire in questo tritacarne. Per mille motivi, che possono essere un video ridicolo e grottesco o un tweet inopportuno. Un tritacarne velocissimo a masticare il malcapitato di turno, distruggendolo, umiliandolo, additandolo nella moderna gogna del medioevo 2.0 fatta di video virali, condivisioni, retweet e messaggini Whatsapp. Una tristissima gara al ribasso dove si rincorrono idioti digitali per i quali l’unico scopo della loro misera vita sembra quello di divertirsi sugli errori altrui.
Senza mai riflettere sulle conseguenze dei loro gesti e su come possano impattare nella vita dei malcapitati di turno.
Che poi è esattamente lo specchio della società 2.0, dove il massimo insulto è toglierti l’amicizia e il massimo sgarbo è non mettere il like.