Una cosa divertente dove non andrò mai più: il mercatino di Natale

“Ho smesso di credere a Babbo Natale quando avevo sei anni.
Mamma mi portò a vederlo ai grandi magazzini e lui mi chiese l’autografo.”
Shirley Temple

Lo dico subito, senza mezzi termini: i mercatini di Natale proprio non mi piacciono.

Sono passati svariati anni da quando vidi per la prima volta quelli “originali”, dopo una interminabile coda sulla Modena-Bolzano nel week end dell’Immacolata. Da allora, quello che sembrava essere un brand esclusivo dei romantici paesini alpini come Bressanone, Merano, Vipiteno e Bolzano, si è diffuso a macchia d’olio in tutta la Penisola, spesso con risultati devastanti.

Dopo l’ennesima passeggiata al Mercatino di Natale allestito nel centro storico di Montepulciano, avendo già visto –quest’anno– anche quello di Siena e di Gubbio, praticamente tutte fotocopie (più o meno belle, più o meno ampie) degli “originali”, mi chiedo dove e per quanto possa continuare questa attrattiva.

Lo dico in tutta franchezza, un po’ perché credo non abbia molto senso avere dei “finti villaggi natalizi” infarciti di ghirlande e lucine, con tanto di neve finta, in luoghi dove nevica forse una volta all’anno e solo per pochi cm. Inoltre, non trovo affatto romantico bere un caldo (e caro) vin brulé con 15°C e le sneakers ai piedi, mentre migliaia di persone ti spintonano da ogni parte cercando di accaparrarsi l’ultimo inutile e inquinante ninnolo rigorosamente Made in China.

L’unico fattore positivo di questi eventi, tra accecanti lucine e paccottiglia varia, è la presenza dei prodotti tipici e artigianali delle piccole aziende locali. Aziende che meriterebbero molta più visibilità e anche qualche agevolazione, visto che il costo per occupare queste “casette” è spesso tutt’altro che trascurabile e, dovendo comunque rientrarvi, il costo della merce non sempre è appetibile: alla fine della fiera, come sempre, a guadagnarci maggiormente sono coloro che possono permettersi margini più alti.

A pensarci bene, c’è proprio bisogno di tutto questo?

Sempre più convinto che no, non ce n’è affatto bisogno. Che, anzi, tutto questo ennesimo vortice iper-consumista danneggia proprio il senso stesso della tradizione natalizia, alla faccia di chi si strappa le vesti “in difesa della tradizione”.

Se appartenete alla generazione X, come il sottoscritto, forse ricorderete la trepidazione con cui, da piccoli, aspettavamo il giorno di Natale convinti che l’omone con il vestito rosso passasse a lasciarci il regalo. Babbo Natale esisteva nei racconti dei nostri genitori, dei nostri nonni e in qualche programma tv. Tanto da lasciare spazio all’immaginazione e alla bellezza dell’attesa (anche se, all’epoca, attendere non era proprio tanto bello!).

Oggi mio figlio vede babbi Natale ovunque, dalla porta del supermercato a chiedere l’elemosina all’evento del centro commerciale con l’omone spaparanzato sulla poltrona glitterata, abbagliato dai flash dei genitori.

S’è perso tutto, anche la magia del Natale. E il mercatino di Natale, ennesima “bischerata” commerciale tanto per cercare di smuovere l’economia stagnante, potrà anche dare una boccata d’ossigeno a qualcuno ma certo non ci salverà dall‘affogare nella marea di spazzatura che invade ogni angolo del nostro Pianeta.

P.S. Donare è bello, soprattutto quando lo si fa con il cuore. Il miglior regalo, secondo me? I prodotti alimentari, tipici, di qualità. Fanno bene a chi li produce, a chi li vende, a chi li compra e anche a chi li riceve.

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