A chi non è senese tutto quello che scriverò sarà di difficile comprensione. Difficilmente potrà comprendere come, in una città di 55.000 abitanti, fosse il cuore del terzo polo bancario italiano e la sede di una delle Fondazioni più “ricche” (economicamente parlando): il Monte dei Paschi di Siena e relativa Fondazione.
Prima di continuare, una doverosa premessa: mi perdoneranno gli “esperti” per le tante inesattezze che sto per scrivere. Sono tuttavia disponibile a rettifiche, correzioni ed integrazioni.
Continuiamo. Fino agli anni ’90, prima della Legge Amato, a Siena c’era solo “Babbo Monte”. Questa legge, voluta dal ministro Giuliano Amato sotto il sesto governo Andreotti,
“ha permesso alle banche italiane che erano istituti di credito di diritto pubblico di trasformarsi da una parte in società per azioni e dall’altra di generare delle fondazioni a cui sono state trasferite tutte quelle attività non tipiche dell’impresa.”
Premettendo che, prima di allora, la Banca MPS era una “banca senese”, nel senso che vi lavoravano senesi da generazioni, compreso il management, che era in gran parte senese. Da qui nacque la Banca MPS, società per azioni, e la Fondazione MPS, che deteneva la maggioranza azionaria della Banca MPS.
La politica cittadina, ma anche quella nazionale, certo non poteva restare a guardare e così, a fonte di uno Statuto della Fondazione MPS che prevedeva una Deputazione Generale nominata in maggioranza dal Sindaco del Comune di Siena, dal Presidente della Provincia di Siena e dalla Regione Toscana, manteneva ben saldo il controllo sul “tesoro senese”.
Da premettere che non vi è mai stato “vincolo di mandato” per i nominati, che rispondevano del loro operato solo a sé stessi. Ovviamente questo è vero fino ad un centro punto, ovvero fino al punto in cui la classe politica aveva la forza e l’autorità, a Siena come a Roma, per attuare pesanti “moral suasion” sulla Fondazione Stessa: sono ancora vive nella memoria collettiva senese le parole di Gabriello Mancini, risalenti al 2008, quando sbottò con “La Fondazione MPS non è un bancomat !“.
Come dargli torto ? A giudicare dalla lunga lista di soggetti che hanno ricevuto le preziose elargizioni della Fondazione MPS, le grasse casse della FMPS assomigliavano più ad una “carta di credito”: non è raro che associazioni ed enti, Comune di Siena compreso, avessero fatto affidamento a tal punto da tali elargizioni da considerarle quasi “voci di bilancio” assodate !
Si parla di contributi (economici) per praticamente qualunque cosa dello scibile umano, dalle pensiline del bus (a Chiusi) al Chianti Festival, passando per “correttivi di bilancio” degli Enti pubblici.
Tutta questa pioggia di soldi, insieme ai cospicui finanziamenti della Banca MPS (sponsorship) per le realtà sportive della città di Siena (Basket e Calcio), ha contribuito a mantenere la pax sociale in una città dalla tassazione importante: le pochissime voci dissenti, non allineate, erano prontamente sopite.
E tutti, ovviamente, continuavano a credere alla favola della Fondazione MPS come patrimonio della “città di Siena”: perché non farlo ? Alla fine bastava chiedere alle “persone giuste” ed i soldi, prima o poi, arrivavano !
Questa è la base del “Sistema Siena”, una organizzazione multilevel ben collaudata, dove la Banca aveva il difficile ruolo di fornire i denari necessari a mantenere in equilibrio questo delicato castello di carte in una città dove la meritocrazia non è mai esistita e dove, per fare carriera, dovevi essere figlio di… e con l’immancabile tessera di partito in tasca.
Ma quando i soldi ci sono, tanti, sempre disponibili e senza fine, le competenze non sono così importanti: in caso di problemi, si può sempre pagare per avere consulente esterni !
Poi arriva la crisi. Non quella europea, che ancora vorrebbero darci a bere. Arriva la crisi della Banca MPS, dovuta alla famosa acquisizione di Banca Antonveneta e ad un enorme peso dei “crediti deteriorati” (soldi prestati che non torneranno mai indietro). La vicenda è talmente nota che non è il caso di ripeterla. Questa crisi ovviamente viene mascherata il più possibile, con tanto di svendita del patrimonio della Fondazione MPS che passa dai 5-6 miliardi ai 700 milioni € in pochi anni, ripetendo il mantra della “senesità” e del “51%” (delle azioni).
Insostenibile.
I primi scricchiolii sono arrivati con il buco di 200 mln dell’Università di Siena, che provocò uno scossone non da poco in città. E poi, come un castello di carte, dopo la chiusura del rubinetto della Fondazione MPS, il “buco” del Comune di Siena (100 mln), la società di calcio e quella di basket, l’Enoteca Italiana (in una delle capitali del vino, tra Chianti e Brunello), Siena Biotech …e ancora non è finita…
Finito ovviamente anche il 51% di azioni MPS in mano alla Fondazione, che in poco tempo, tra aumenti di capitale vari, è arrivato al 2,5%.
Ovviamente c’è una parte della città che chiede chiarimenti. E giustizia. Ma se da una parte siamo tutti in attesa che la Magistratura faccia il suo compito (quando non è impedito da “difetti di notifica”, come per il processo su Ampugnano, o da altri inspiegabili rinvii), dall’altra è insopportabile continuare ad ascoltare un Sindaco che continua a ripetere “la Fondazione è un Ente di diritto privato” e “i deputati (nominati, nda) sono indipendenti e non rispondono al Sindaco“, evitando pertanto qualsiasi confronto. Anche lo stesso Clarich, attuale presidente della Fondazione MPS, ha declinato l’invito a venire in Consiglio Comunale per essere ascoltato in merito alla sua decisione di “non approfondire il passato“.
Per ultimo, come se non bastasse, la Banca MPS rischia di finire a breve in mani straniere, chiudendo definitivamente 500 anni di storia “senese”. La voracità dei partiti contemporanei che sono riusciti, in 20 anni, a distruggere un patrimonio enorme (circa 20 mld di €) accumulato in più di 500 anni.
La “favola”, per chi ci credeva, è ormai finita. Nel peggiore dei modi.