“Tecnicamente sono disarmata. Ma non si dovrebbero mai sottovalutare i danni che possono provocare le unghie, specialmente se il bersaglio è impreparato.”
Suzanne Collins
La Drone Race 2019 di Torino passerà probabilmente alla storia come la prima competizione italiana “hackerata“: durante una gara delle semifinali, i piloti hanno perso il controllo dei loro giocattoli volanti e sugli schermi sono comparsi messaggi del tipo “Il drone uccide smetti subito“.
Da un punto di vista squisitamente tecnico, i quadricotteri sono controllati via radio (sulle frequenze 2.4 o 5.8 GHz) ed è quindi sufficiente riuscire ad intercettare le comunicazioni tra il pilota e il drone per modificarne il comportamento. Soprattutto per i dispositivi più economici, dove non c’è particolare attenzione alla sicurezza della comunicazione, bastano davvero pochissimi euro di materiale (e un minimo di competenza tecnica) per realizzare strumenti in grado di prendere il controllo dei droni.
Niente di nuovo per chi pratica l’aeromodellismo da qualche anno: ricordo ancora mio padre andare al campo di volo con la scorta di quarzi di diversa frequenza per evitare le interferenze degli altri “piloti”, che spesso causavano la perdita di controllo e relativa (rovinosa) caduta a terra degli aeromodelli.
Le interferenze sulla RF non sono neanche una grande novità: non è un caso che gli stessi router WiFi che abbiamo in casa permettano di selezionare diversi “canali” (frequenze) per scegliere quella meno occupata ed avere prestazioni migliori.
Se l’attacco non ha fortunatamente avuto alcuna conseguenza grave se non un grande spavento del pubblico e degli organizzatori, ha rivelato come anche delle situazioni all’apparenza tranquille e “ludiche” possano trasformarsi in eventi drammatici (pensate a questi potenti droni con 4 affilate pale rotanti finire tra la folla….) perché non si è data adeguata attenzione alla sicurezza degli apparati. Un gioco che poteva finire in tragedia.
Se credete che sia una esagerazione, vi rammento il (fallito) attentato dell’agosto 2018 al Presidente Venezuelano Maduro, avvenuto proprio con l’uso di droni caricati con esplosivo.
Ha fatto inoltre particolare scalpore un video su Youtube che mostra l’uso di piccoli droni controllati da un sistema di AI per compiere terribili attacchi terroristici:
NOTA BENE: Quanto mostrato in questo video è semplicemente una possibile visione (distopica?) sull’uso di droni per scopi militari/terroristici.
Quindi, ricapitolando, quelli che oggi consideriamo solo degli innocui e divertenti giocattoli, acquistabili a poche decine di euro anche online, possono trasformarsi in qualunque momento in pericolosi strumenti che possono arrivare a ferire o anche uccidere persone.
Conseguenza della scarsa attenzione alla sicurezza (“ma cosa potrà mai succedere?”) è la costituzione di un esercito di strumenti potenzialmente pericolosi, diffusi ormai un po’ ovunque, ed usabili da chiunque ne abbia le conoscenze tecniche per farlo. Non servono grandi capitali per realizzare, ad esempio, un controller “casalingo” basato su un modulo nrf24 e un microcontrollore come Arduino o ESP8266: nRF24L01 multi-protocol RC transmitter.
È quindi importante sia lavorare sulla consapevolezza che sulle istituzioni perché si adoperino con l’emanazione di normative adeguate e relativi controlli. Prima che sia troppo tardi.