Whatsapp è indubbiamente la “killer application” dell’ultimo periodo: tutti ne parlano, tutti (soprattutto i più giovani) la usano.
E non sorprende neppure più di tanto che Facebook abbia deciso di spendere 19 miliardi di dollari per acquistarla, considerando il rapido incremento di utenti che ha visto.
E, valutando anche la peculiarità dell’applicazione, Facebook si è garantito (di fatto), l’accesso a milioni di rubriche telefoniche personali o presunte tali (la privacy è ormai una chimera…).
Personalmente ho installato ed anche apprezzato la comodità di Whatsapp, che permette di avere un ibrido tra la chat e gli SMS, sfruttando il numero di telefono come identificativo univoco dell’utente.
Questa caratteristica è stata la sua fortuna: senza dover impazzire alla ricerca del nickname – percorrendo la strada della de-anonimizzazione delle nostre attività in rete (su IRC, ad esempio, puoi sceglierti il nickname e rimanere “anonimo”) – ma semplicemente sfruttando la medesima rubrica del nostro telefonino, potevi iniziare subito a chattare con tutti gli altri amici che avevano Whatsapp installato.
[alert style=”yellow”] Chiarimento per i profani: Whatsapp, come Telegram, richiede comunque la connessione alla rete Internet, via WiFi o 3G, per funzionare. [/alert]Ma complice un down di quasi 5 ore dei server durante la giornata di sabato 22 febbraio, in molti hanno iniziato a guardarsi attorno alla ricerca di alternative. Una di queste, decisamente interessante, è Telegram:
Telegram is like SMS, but more powerful. You can send messages, photos, videos and documents to people who are in your phone contacts (and have Telegram). You can also create groups for up to 200 people.
Praticamente come Whatsapp, se non che:
Unlike WhatsApp, Telegram is cloud-based and heavily encrypted. As a result, you can access your messages from several devices (including desktops!) and share an unlimited number of photos, videos and documents (doc, zip, mp3, etc)…
Al di là delle caratteristiche di privacy e cifratura, l’aspetto più interessante sono le API pubbliche che permetteranno la costruzione di nuovi servizi basati su questo protocollo: penso a sistemi di autenticazione OTP, interazione con siti web, publishing…
Già nella pagina relativa agli sviluppatori, si possono trovare alcune implementazioni decisamente interessanti, come una implementazione web-based (Webogram) e relativo Client per Google Chrome. Ci sono poi i client grafici per Windows e OS X …tutte cose molto comode che su Whatsapp mancano. Inoltre i codici sorgenti dell’applicazione per Android sono liberamente disponibili: mi piace l’idea che la sicurezza del sistema non sia data dalla segretezza ma dal protocollo.
Inoltre Telegram permette l’utilizzo da più dispositivi con il medesimo ID (numero di telefono), permettendone l’uso simultaneo sia da pagina web che da cellulare: una comodità di non poco conto !
Per la sicurezza non preoccupatevi: ad ogni login, Telegram vi invia un codice numerico di 5 cifre via SMS da inserire come validazione.
Per concludere, di Telegram apprezzo tantissimo le possibilità di espansione che offre e già la disponibilità di alcune implementazioni, come quella Web, decisamente comode anche per un uso più “professionale” (comunicazioni tra colleghi, ad esempio): non più un semplice “giochino” per adolescenti ma un progetto enterprise dalle potenzialità decisamente interessanti.
La vera sfida, a questo punto, è come rendere accattivante il prodotto: qui entra in gioco la filosofia “open” del sistema e la sua capacità di ammaliare la comunità internazionale.
Tutto sommato, sono convinto che il prodotto abbia veramente forti potenzialità, molte più di Whatsapp (che son curioso di vedere come evolverà a seguito dell’acquisizione da parte di Facebook).
Vedremo che succede.
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Alessandro Arrigoni liked this on Facebook.